Stramaccioni: 'All'Udinese progetto biennale'
Il tecnico dell'Udinese Stramaccioni si è concesso in una lunga intervista a Il Messagero Veneto. Ecco le sue parole:
CONTRATTO - “Ho letto alcune inesattezze nel corso delle scorse settimane. Io ho firmato un accordo biennale con l’Udinese. Si tratta di un accordo con una clausola risolutiva in uscita da parte mia, con un premio a favore del club nel caso arrivasse un’offerta per il sottoscritto. Questo è il meccanismo, ma io non ho la minima intenzione di cambiare aria. Voglio restare qui per aprire un ciclo”.
GAVETTA - “C’è stata meritocrazia? Sento spesso questa parola quando qualcuno vuole gettare un’ombra su di me. Non mi sento un miracolato del calcio, uno che è stato proiettato in serie A dal nulla. Alleno dal 1998, questo è il mio 18esimo anno di panchina e questo è un tipo di lavoro basato su un rapporto privato. Cioè, puoi essere il più simpatico e il più mediatico del mondo, ma se non produci dei risultati, se non vedono qualcosa in te, i club non ti scelgono. Quando la scorsa primavera l’Udinese mi ha chiamato ha valutato evidentemente le 55 gare che ho fatto alla guida dell’Inter e ha deciso di affidarmi un progetto. E io sono qui per questo”.
VOCI DI SILURAMENTO - “Fastidio? Diciamo che ci stanno nell’ottica delle tre sconfitte consecutive. Si tratta di un costume del calcio italiano, basato molto sulle sensazioni, sui risultati più che sui progetti. E da questo punto di vista devo riconoscere che la vicinanza di Gianpaolo Pozzo in quei momenti difficili è stata per me la conferma della bontà della mia scelta: sono in un club che non si fa condizionare e che non trascura i rapporti umani. Il presidente mi ha trattato come un figlio, mi ha incoraggiato”.
CLASSIFICA - “Quando ho firmato la società è stata chiara. Questo sarebbe stato un anno di costruzione nell’ambito di un piano per lo meno biennale. Detto questo, devo dire che ora siamo a pochi punti da squadre come Inter e Milan con una gara, quella di Parma, da recuperare. Ma devo anche aggiungere che sono il primo a dire che certe prestazioni non mi hanno soddisfatto, che le carte in tavola sono cambiate con la cessione di Muriel che doveva essere al centro del nostro progetto di crescita e che, invece, ci ha salutato a metà anno”.
IL GIOCO LATITA - “Capisco il tifoso che non vede l’Udinese comportarsi sul campo con il piglio degli anni migliori. Come ho detto io stesso sono rimasto deluso da alcune prestazioni, da alcune partite perché io sono un allenatore che ha cercato di ottenere dei risultati attraverso il gioco. So che qui c’è una lunga tradizione calcistica, che il pubblico ha potuto apprezzare delle squadre di grande caratura nel corso degli ultimi anni e a mia scusante posso soltanto dire che spesso siamo stati “presi in mezzo”: da una parte c’è la necessità di ottenere dei punti, dall’altra l’obbligo di trovare degli equilibri tattici e così la qualità del gioco a volte va a farsi benedire. Sono il primo a saperlo”.
DELUSIONI - “Ci sono, ma non vorrei fare dei nomi, questo non è il palcoscenico giusto. So tuttavia che l’Udinese avrebbe dovuto avere di più in certi ruoli. E penso soprattutto a quelli “di costruzione”. Questione di caratteristiche tecniche e anche di personalità. Ma non c’è nessun bocciato. Al limite qualche rimandato”.
ZERO RIGORI A FAVORE - “Siamo un po’ sfortunati con gli episodi. Il poco peso delle provinciali? Fa parte anche questo del nostro calcio. Ma ricordo che anche con l’Inter ho avuto qualche problemino con le decisioni arbitrali. Quest’anno, comunque, siamo arrivati al top: almeno la metà dei rigori reclamati erano davvero dei falli. E siamo ancora a zero dopo 26 partite”.
DIFETTI DEL FRIULI - “I pregi li ho sempre sottolineati: qui si vive anche il calcio senza isterismi. L’altra faccia della medaglia? Piove un po’ troppo. Ma almeno in centro ci sono i portici. E mancano i treni diretti per Roma. Ma così resto di più qui: mi trovo bene”.
DIFETTI DI STRAMA - “Sono uno che dice le cose in faccia a tutti. Ai miei giocatori, ai tifosi, anche alla stampa. Sono fatto così: ci metto la faccia e non amo nascondermi. A volte è un difetto, altre può essere un pregio: non riesco a dire “è stata una buona partita” quando so che quella era una prestazione inguardabile”.
FINALE DI STAGIONE - “Voglio arrivare prima possibile ai 38 punti per poi dare spazio davvero a tutti a quelli che si propongono in allenamento alle idee che mi verranno durante le sedute di lavoro settimanale. Cercare di fare un finale su Milan e Inter? Un errore. Non dobbiamo guardare le nostre avversarie, anche se sono club di grande tradizione e blasone. Dobbiamo giocare partita per partita cercando di dare il nostro meglio: la prossima è con la Fiorentina, un’avversaria in salute. Un club che mi ha cercato? Vuol dire che il nostro lavoro viene apprezzato. Il resto lo lasciamo stare”