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    Stadio di Milano: La Maura è un bluff, l’obiettivo è abbattere San Siro

    Stadio di Milano: La Maura è un bluff, l’obiettivo è abbattere San Siro

    • Gianni Visnadi
      Gianni Visnadi
    E se la questione stadio nell’area dell’ippodromo La Maura fosse solo un grande bluff? Onestamente, chi può pensare che il Consiglio Comunale dirà mai sì a una cementificazione all’interno del Parco Sud? Il business plan senza le opere accessorie non sta in piedi: perché l’operazione sia vantaggiosa, a chi la fa non bastano skybox, poltroncine in pelle e riscaldate e ristorazione stellata. Fosse così, ristrutturavano San Siro senza bisogno di picconare la storia e tutti sarebbero stati contenti. E invece, perché l’operazione sia redditizia, servono migliaia di metri cubi di cemento, che nulla hanno a che spartire con il football: centro commerciale, centro uffici, magari hotel di lusso. E un’operazione del genere all’interno di un polmone verde, fortunatamente non passerà mai.

    C’erano una volta Sesto San Giovanni e l’ex area Falck, sembrava bastasse cambiare metropolitana per andarci e costruire lì il nuovo stadio. Poi si è capito che i terreni non sono così facilmente a portata di club, costano di più e valgono di meno, che anche lì servono autorizzazioni, che il piano infrastrutturale richiederebbe maggiori oneri per gl’investitori. E di Sesto infatti non si parla più. E San Donato? E Rozzano? Avanti c’è posto, o meglio c’è il bluff, lì è talmente chiaro che nessuno ha approfondito. Chi ha voglia, vada a rileggersi cosa scrivevamo più di un anno fa.

    I politici milanesi (Sala) e lombardi (Fontana) sembrano felici delle foto opportunity che offrono i blitz di Gerry Cardinale, che ha deciso di spendersi in prima persona per testimoniare la volontà di costruire del Milan e soprattutto della sua proprietà, quale che sia. Sala però sa meglio di tutti, che il sì a La Maura non arriverà mai. Lo lascia intendere, ma non lo dice apertamente, almeno non lo dice in pubblico. Sala è stato, è abile manager, prima che sindaco. Sa come si trattano gli affari, anche quelli privati. È ingenuo pensare che non l’abbia spiegato a Cardinale.

    Nel frattempo, di San Siro non si parla più. Chiediamoci perché. Come non si parla più del fantomatico Piano B dell’Inter, uscito di notte da un cassetto di Viale della Liberazione, per un progetto da realizzare non si sa bene con quali soldi. Uno stadio dopo l’altro, che tanto parlarne e spararne non costa nulla. E invece è proprio della destinazione d’uso di San Siro che nel frattempo sarebbe necessario parlare, del rischio di avere fra qualche anno una cattedrale in rovina là dove c’era la storia e in più un grave danno alle casse comunali. Sala non può permetterselo. E invece, anche lì: silenzio assoluto.

    Vuoi vedere che dietro il fumo alzato dall’ipotesi La Maura si nasconde l’intento comune, dei club e di Sala, o magari solo di Sala e Cardinale, a patto che RedBird riesca a trovare altri fondi, per dribblare i vincoli e procedere col vecchio progetto del nuovo San Siro? Lì, nella sostanza, era quasi tutto approvato, restavano solo da rispettare alcuni tempi tecnici e alzare la capienza dell’impianto a 70 mila posti (fatta dal Consiglio Comunale nella speranza di calmierare i biglietti, ma altresì logica per l’attuale media di presenze allo stadio). Poi è arrivato Sgarbi e tutto sembra essersi fermato. Fino a quando?


    @GianniVisnadi
     

     

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