Il modello è l’art bonus, il meccanismo introdotto due anni fa per spingere i privati a sostenere il nostro patrimonio culturale in cambio di uno sconto sulle tasse. E questa volta viene applicato non ai monumenti o ai teatri, ma agli impianti sportivi pubblici. In un Paese, l’Italia, dove lo sport si guarda ma non si fa, visto che il 60% non pratica alcuna attività. Stesso livello della Romania, per dire. Come si legge sul Corriere della Sera, lo 'sport bonus' è contenuto nel disegno di legge di Bilancio approvato dal consiglio dei ministri. Funziona così: chi donerà almeno 20 mila euro per la ristrutturazione di un impianto sportivo pubblico, anche se dato in concessione a un privato, avrà un credito d’imposta, cioè uno sconto sulle tasse da pagare l’anno successivo. Il tetto massimo dello sconto, per i mecenati dello sport che doneranno per il recupero di palestre, piscine o campi sportivi, è fissato a 10 mila euro. La misura è sperimentale, per il momento prevista per un solo anno con una dotazione di 10 milioni di euro. Ed è rivolta alle persone fisiche ma soprattutto alle aziende che avranno uno strumento concreto, oltre che un vantaggio fiscale, per dare gambe a quella responsabilità sociale di impresa che, proprio come lo sport, a volte è pratica più a parole che nei fatti. Non è l’unica novità contenuta nell’ultima bozza della manovra.