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Speziamania: Maggiore, quando finisce un amore.
Il ‘gran rifiuto’, che ricorda solo per assonanza quello di 700 anni fa di Papa Celestino V e che il sommo Poeta relega tra gli ‘ignavi’ del terzo Canto dell’Inferno, di non scendere in campo senza la fascia da capitano (ora sul braccio di Gyasi), una decisione che se anche fosse del tuo entourage dopo un’animata discussione con la società ma che evidentemente hai avvallato pur essendo ‘vittima’, ma consapevole, di questo teatrino da calcio moderno, interrompe in modo brusco un amore incondizionato. Il nervosismo che traspare sul tuo volto mentre siedi in tribuna accanto a Provedel, quest’ultimo probabilmente domattina a Formello per chiudere la sua di telenovela, fa capire come e quanto tu ci tenga a quella maglia e nessuno te lo potrà mai negare, ma essendo un professionista hai voluto in maniera legittima guardarti attorno solo che non avevi preventivato di essere sedotto ed abbandonato, nel tuo caso dal Toro. Ma bisogna essere professionisti a tutto tondo e non a corrente alternata, nella buona e nella cattiva sorte come si suol dire. Per dirla alla spezzina: l’hai fatta ‘fèa dar bòlaco’ ed ora sembri in un vicolo cieco.
La prima uscita ufficiale dell’era Gotti ci consegna un bicchiere sicuramente mezzo pieno. Al netto del valore dell’avversario, delle assenze, dei nuovi arrivi e del trambusto creatosi inevitabilmente nello spogliatoio per il caso-Maggiore, lo Spezia è apparso discretamente in palla, geometrico, in cui si è rivisto (finalmente!) anche un po’ di gioco verticale, quello che ti porta… in porta; tanto che riappare, e dalla porta principale, Mbala Nzola, quello vero. E’ presto per dire se saranno tutto rose e fiori, perché bisogna ancora metabolizzare ancora la stagione scorsa del giocatore franco-angolano, ma i presupposti ci sono tutti. Insomma le premesse sono dunque buone e tra sette giorni esatti si capirà già molto di più, contro un Empoli per il quale non tragga in inganno il ko con la Spal: guardarsi gli highlights prego.