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Speziamania: le Aquile come McQueen-Papillon, sono ancora vive
C’è la rinascita di Nzola, il rientro di Erlic e la consequenziale crescita di Nikolaou, il riposizionamento nel loro alveo naturale delle due mezze ali, e soprattutto la ‘cazzimma’ e la compattezza di un gruppo, Motta compreso, che a Firenze aveva toccando il fondo. Il calcio senza voglia di lottare, di sporcarsi e di sbucciarsi, è un altro sport, più simile a quello che si vede alla playstation. Una compattezza che ha coinvolto il pubblico con quello striscione, prima del match, che ha detto molto se non tutto: “Con Thiago fino alla fine… Forza ragazzi !”. Un pubblico che ha sofferto insieme alla squadra come sempre è stato a queste latitudini per un successo che è ossigeno puro. Ora sei le gare da qui a Natale, tutte decisive, perché chi lotta per un qualsiasi obiettivo, ha l’obbligo di considerarle tali. Ma sarà ancor decisiva la convinzione dei giocatori senza la quale di solito anche i grandi giocatori spariscono.
Dunque quel ‘Siamo ancora vive’, parafrasando il McQueen-Papillon, è un grido di battaglia che le Aquile hanno lanciato a tutto il campionato e su cui costruire una seconda salvezza che sarebbe ancor più miracolosa della precedente, stante le innumerevoli disavventure che hanno contraddistinto e tuttora contraddistinguono questa stagione. E come declamava il buon Riccardo Borghetti nel suo primo storico inno di metà anni ’80: si può fare.