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    Speziamania: l'autogol di Thiago

    Speziamania: l'autogol di Thiago

    • Gianni Salis
    Siamo questi? Sì. L’abbiamo scritto più volte e non da ora. Il ‘soldato Thiago’ messo all’angolo da una prestazione disarmante ed imbarazzante, l’ha riconosciuto apertamente come quei bambini presi con le dita ancora nella marmellata. Ed ora? Il guaio è che resteremo questi a lungo, almeno fino a che il Tas si esprimerà sul blocco di 4 sessioni del mercato. Mica noccioline. Ma non solo. Il guaio è che spiattellando questa lapalissiana verità caro ‘soldato Thiago’ hai anche ammesso le colpe del club e tue. Perché se da un lato e a monte c’è una composizione del gruppo alquanta deficitaria deflagrata come un’esplosione nella gara contro le ‘riserve’ del Lecce, dall’altro c’è quasi l’inconscia ammissione di non poter incidere come allenatore e di innescare un benché minimo sussulto nel gruppo a disposizione. Un ammissione dunque dei propri limiti che, al netto della teoria fatta di tesi da 110 e lode, si scontra col duro pane quotidiano della cruda realtà di dover modellare e costruire una stagione per davvero, con giocatori fatti di carne, pelle ed ossa ed alcuni anche con caratteri spigolosi. E non difendere a spada tratta i propri giocatori, pur con i limiti che sono lampanti, non ti fa onore.

     
    Caro ‘soldato Thiago’ sappiamo bene qual è stata la nostra dimensione e la conoscevi anche tu quando hai accettato di allenare in questa realtà, vivendo noi da sempre sui campi polverosi di C e poi per un decennio in B, ma ciò non significa non voler migliorarsi ed aspirare a raggiungere il cielo con un dito come è avvenuto il 20 agosto del 2020. E ritoccarlo quel cielo il 15 maggio di quest’anno. Lì il Gruppo, con la ‘G’ maiuscola, lo creò l’allenatore di allora che ripartì, se vogliamo anche con un pizzico di fortuna grazie ad una refola di vento in un lontano pomeriggio pescarese, proprio da una feroce contestazione ai cancelli del Picco. Dunque caro ‘soldato Thiago’ ecco che per fare gli allenatori bisogna essere capaci anche di urlare, sbraitare anche quando si va a dormire, insomma bisogna averlo nel proprio Dna. Riscontriamo invece che spesso non sentiamo nemmeno un tuo sbadiglio, e non solo al Picco ma anche a Follo e ciò nonostante tu sia stato, giustamente, sostenuto finora proprio perché consci della genesi di questa travagliata stagione e della nostra realtà di provinciale che deve sopravvivere in A, con una società alle spalle che su diversi aspetti per altro appare zoppicante. Sì, ripetiamo, la nostra dimensione e realtà la conosciamo a mena dito e per questa che soffriamo da più di mezzo secolo, ma usarla come paravento e giustificazione per un atteggiamento poco combattivo e prestazioni imbarazzanti è un autogol madornale.

     
    Noi ci auguriamo vivamente che la tua collaborazione in riva al Golfo dei Poeti possa proseguire proficuamente per tutti gli anni del contratto ed oltre, ma se queste sono le premesse in tutta onestà ci è difficile pensarlo. Domenica con l’Empoli avrai occasione di confutare sul campo tutto quanto. Ne saremmo lieti. 
     

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