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    Spezia, Pio Esposito a CM: "Ho sempre tifato Juve Stabia, i miei amici non la conoscevano neanche"

    Spezia, Pio Esposito a CM: "Ho sempre tifato Juve Stabia, i miei amici non la conoscevano neanche"

    • Francesco Guerrieri
    Avete presente l’esultanza di Pio Esposito? Quando segna con lo Spezia mostra a tutti i muscoli delle braccia, proprio come Braccio di Ferro. La pipa in bocca ancora non l’ha mai messa, ma i suoi festeggiamenti sono ispirati ad altro: "Dopo gli allenamenti mi fermo sempre in palestra per un lavoro extra - racconta nella nostra intervista - quando qualche compagno passa mi prende in giro dicendo che sto diventando sempre più muscoloso. Da lì ho deciso di festeggiare così i gol". Quest’anno quei bicipiti li ha già fatti vedere 5 volte, 5 reti in 10 partite; niente male come numeri, considerando che è un 2005 alla sua seconda stagione in Serie B. Il cartellino è dell'Inter che in estate l'ha (ri)girato in prestito allo Spezia, oggi alle 15 affronterà la Juve Stabia a Castellamare. E per Pio scatta la nostalgia di casa. Occhio, non fatevi ingannare dal fatto che l'accento del sud è completamente sparito: "A casa parliamo solo in dialetto" svela Esposito junior facendosi una risata.

    Francesco Pio o solo Pio?
    "Il nome completo è Francesco Pio, ma io mi sono sempre fatto chiamare Pio perché è più originale. Fin da piccolo, dai tempi della scuola: di Francesco ce n'erano tanti dappertutto".

    Da cosa nasce il nome Pio?
    "In onore di Padre Pio. I miei genitori sono molto credenti, e i nomi dei nonni maschili erano stati già presi dai miei fratelli: Sebastiano, che è all'Empoli, e Salvatore che gioca con me nello Spezia".

    Oggi c'è Juve Stabia-Spezia, per te è una sorta di derby.
    "Sarà una partita speciale perché sono da sempre tifosissimo della Juve Stabia, è sempre stata la mia unica squadra".

    Davvero?
    "Certo. I miei amici da piccoli tifavano per Juve, Inter, Milan... e io per la Juve Stabia. Una squadra che loro neanche conoscevano".

    In questi giorni prima della partita hai sentito qualcuno dei tuoi amici di Castellamare?
    "Sì, in tanti mi hanno scritto per chiedermi se lascio loro la maglia".

    Dal sud al nord, attraversando tutta l'Italia.
    "Quando avevo 6 anni ci siamo trasferiti tutti a Brescia, ma ogni estate ero giù dai miei parenti. Ricordo il campetto del mio rione Cicerone e le intere giornate passate lì insieme ai miei fratelli e con gli amici. In quel posto ho tirato i primi calci e ho imparato a giocare a pallone, per me è casa".

    Recentemente insieme ai tuoi fratelli hai ristrutturato quel campetto.
    "E' stata una promessa che avevamo fatto, un gesto di riconoscenza verso quel posto che ci aveva dato tutto. E' stato lasciato in abbandono per vent'anni e così l'erba del sintetico aveva lasciato posto all'asfalto, le reti e le recinsioni erano rotte...".

    Prima ancora avete salvato a vostre spese la squadra nella quale siete cresciuti.
    "Un'altra azione che ci siamo sentiti di fare per ringraziare chi ci ha lanciato, la Voluntas Brescia e il talent scout Roberto Clerici: fu lui a prenderci dal Club Napoli col quale giocavamo a Castellamare, ci ha fatto fare dei provini e ci ha fatto trasferire a Brescia".

    Un salto nel vuoto.
    "Abbiamo puntato tutto sul calcio, e insieme a noi i nostri genitori che hanno fatto molti sacrifici. Mia mamma aveva qualche dubbio sul trasferimento a Brescia, ma mio padre ha insistito e alla fine ha avuto ragione lui".

    L'INTERVISTA COMPLETA 

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