Spalletti, tra l'esigenza di fare risultato e l'alibi Totti: può lasciare la Roma
Federico Zanon
Un'altra dichiarazione che mette pepe sul suo futuro, altre parole da interpretare, in un momento della stagione estremamente delicato. La Roma ha entrambi i piedi negli ottavi di Europa League, ha vinto 10 delle ultime 11 partite, è seconda in classifica, è in semifinale di Coppa Italia eppure i risultati di campo non hanno la priorità, non hanno l'attenzione che si meritano. Nell'ambiente giallorosso conta, più di tutto, il futuro di Spalletti, intrecciato a quello di Totti. Con l'allenatore che non perde occasione per alimentare il dibattito. L'ultima puntata della telenovela è datata 19 febbraio, nel post partita della sfida vinta in scioltezza con il Torino. Il tecnico arrivato dalla Russia con furore ha cambiato strategia, è passato da "se non vinco non resto" dei giorni scorsi a "il mio futuro legato a quello di Totti" di ieri. Insomma, la conferma del numero 10, con il quale la scorsa stagione c'è stato più di un battibecco, è diventata improvvisamente il paletto per mettere la firma su un nuovo contratto. Possibile, ma poco credibile. L'addio al calcio del simbolo di Roma sembra essere l'alibi perfetto per giustificare un eventuale fallimento. Spalletti sa che nella Capitale solo se alzi un trofeo importante sei rispettato, solo se 'vinci qualcosa' sei immortale e intoccabile. E ieri non ha perso l'occasione per ricordarlo: "Io dopo tre secondi posti al primo anno, appena sono arrivato quinto sono dovuto andar via. Cosa c'entra con il mio contratto? Quelli importanti sono quelli dei calciatori". Dichiarare pubblicamente che i contratti dei giocatori, con quello di Totti in testa, hanno la priorità, vuol dire cercarsi una scappatoia. Che potrebbe portarlo lontano da Roma, magari a Torino, sulla panchina della Juventus.