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Spalletti: 'Sono un rabdomante in cerca di talenti. Da Casadei e Calafiori a Kayode, ecco chi è da Nazionale'
Il ct della Nazionale Luciano Spalletti ha concesso un’intervista a Rai 2, nell’ambito dello speciale “Un anno di sport”: "Il mio ruolo ha connotati del rabdomante: il mio dovere è guardare, osservare, scoprire tutto ciò che può fare esultare la gente". Il selezionatore azzurro ha poi specificato i calciatori che sta seguendo con particolare attenzione in vista del 2024 appena iniziato: "Sono venuti fuori Kayode, Ranieri, Koleosho, Casadei che avevamo nel mirino da un po’. Bove è oramai una certezza, mi è piaciuto nell'ultimo periodo l'atteggiamento di Lucca, e poi Prati, Calafiori che è una certezza a sinistra e al centro, ed è pronto per la Nazionale".
SCUDETTO ED EUROPEO - Nella porzione conclusiva del 2023 è arrivata la qualificazione al prossimo Europeo e Spalletti ha provato a paragonare il raggiungimento di questo risultato con lo scudetto ottenuto alla guida del Napoli: "E' stato un memorabile viaggio collettivo su binari del sogno e della follia: sembrava impossibile anche nei sogni. La qualificazione europea è invece la voce che sale dal fondo del pozzo in cui eravamo caduti e che urla al mondo che ci siamo anche noi e siamo più vivi che mai. Ci permette di andare in Germania a difendere il titolo vinto nel 2021, ma c'è ancora tanto lavoro da fare. Lo spirito del 2006? Ricordo tutto di quel Mondiale: il blocco creato da Lippi, al quale mi accomuna solo, al momento, l'essere come lui toscano, la sequenza dei cinque rigoristi sicuri di segnare in finale. Ogni contrasto dietro il quale c'era tutto il muscolo della squadra. La finale poi non l'ho vista: l'ho vissuta con i miei due figli, allora di 14 e 11 anni, urlando a ogni rotolata del pallone e finendo in un grande abbraccio collettivo".
CHE PRESIDENTI - Non poteva mancare un raffronto tra i suoi ultimi presidenti, De Laurentiis da una parte e Gravina dall’altra: "Sono come giorno e notte: uno è imprenditore l'altro da sempre uomo di calcio, è giusto ci siano approcci diversi. E' innegabile che siano entrambi presidenti vincenti, stanno facendo cose importanti per il nostro calcio. La cosa che mi è piaciuta di più di Gravina è avermi messo da sempre a mio agio, dimostrandomi stima e mettendo al centro valori del calcio italiano e dei giovani".
NO ALLA SUPERLEGA - Infine, sempre alla Rai, il ct Luciano Spalletti ha parlato così del nostro calcio, di cui la Nazionale è lo specchio: "Dovrebbe essere la copertina del catalogo del calcio che produciamo. In tanti paesi hanno investito nei club ma senza i risultati della nazionale non hanno attirato attenzione mondiale. E' interesse di tutti valorizzare la Nazionale per vendere al meglio il nostro calcio. Superlega? Stiamo perdendo i buoni odori e sapori di un tempo, quelli della terra, della tradizione, della gente in festa attorno a una bandiera, dello stupore di Davide che batte Golia. E' come se il domani fosse tutto da inventare e scritto dalle regole dei potenti. Qualcuno vuole imporre quale sia l'unico calcio da guardare, non hanno caputo che finché ci sarà un pallone e spazio per due porte la gente continerà a scegliere il calcio che più la appassiona".
SCUDETTO ED EUROPEO - Nella porzione conclusiva del 2023 è arrivata la qualificazione al prossimo Europeo e Spalletti ha provato a paragonare il raggiungimento di questo risultato con lo scudetto ottenuto alla guida del Napoli: "E' stato un memorabile viaggio collettivo su binari del sogno e della follia: sembrava impossibile anche nei sogni. La qualificazione europea è invece la voce che sale dal fondo del pozzo in cui eravamo caduti e che urla al mondo che ci siamo anche noi e siamo più vivi che mai. Ci permette di andare in Germania a difendere il titolo vinto nel 2021, ma c'è ancora tanto lavoro da fare. Lo spirito del 2006? Ricordo tutto di quel Mondiale: il blocco creato da Lippi, al quale mi accomuna solo, al momento, l'essere come lui toscano, la sequenza dei cinque rigoristi sicuri di segnare in finale. Ogni contrasto dietro il quale c'era tutto il muscolo della squadra. La finale poi non l'ho vista: l'ho vissuta con i miei due figli, allora di 14 e 11 anni, urlando a ogni rotolata del pallone e finendo in un grande abbraccio collettivo".
CHE PRESIDENTI - Non poteva mancare un raffronto tra i suoi ultimi presidenti, De Laurentiis da una parte e Gravina dall’altra: "Sono come giorno e notte: uno è imprenditore l'altro da sempre uomo di calcio, è giusto ci siano approcci diversi. E' innegabile che siano entrambi presidenti vincenti, stanno facendo cose importanti per il nostro calcio. La cosa che mi è piaciuta di più di Gravina è avermi messo da sempre a mio agio, dimostrandomi stima e mettendo al centro valori del calcio italiano e dei giovani".
NO ALLA SUPERLEGA - Infine, sempre alla Rai, il ct Luciano Spalletti ha parlato così del nostro calcio, di cui la Nazionale è lo specchio: "Dovrebbe essere la copertina del catalogo del calcio che produciamo. In tanti paesi hanno investito nei club ma senza i risultati della nazionale non hanno attirato attenzione mondiale. E' interesse di tutti valorizzare la Nazionale per vendere al meglio il nostro calcio. Superlega? Stiamo perdendo i buoni odori e sapori di un tempo, quelli della terra, della tradizione, della gente in festa attorno a una bandiera, dello stupore di Davide che batte Golia. E' come se il domani fosse tutto da inventare e scritto dalle regole dei potenti. Qualcuno vuole imporre quale sia l'unico calcio da guardare, non hanno caputo che finché ci sarà un pallone e spazio per due porte la gente continerà a scegliere il calcio che più la appassiona".