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    Sospetti, veleni e fallimenti: Al-Khelaifi, lo sceicco che non vince mai

    Sospetti, veleni e fallimenti: Al-Khelaifi, lo sceicco che non vince mai

    • Furio Zara

    Raccontiamola così: c’era una volta uno sceicco ricchissimo che un giorno decise di comprare una squadra di calcio, puntò il dito sul mappamondo e il dito finì su Parigi. Si chiamava Nasser Al-Khelaifi ed era presidente del fondo sovrano del Qatar Investment Authority, il che significa che se al mondo c’era un Paperon de Paperoni, beh, quello era lui. Il suo patrimonio era stato stimato attorno ai 60 miliardi di dollari. Divenne presidente del PSG nel 2011 e il giorno della presentazione disse: «Porterò il Psg ad essere il più forte club della Francia e del mondo». Sono passati sette anni e Nasser Al-Khelaifi ha mantenuto la promessa solo per metà. Il PSG da allora ha quattro titoli di Ligue 1, ma appena ha messo il naso fuori dal confine francese ha preso delle bastonate epocali.


    E la Champions League, che doveva diventare terra di conquista, si è rivelato invece il palcoscenico dei tanti fallimenti che si sono succeduti negli anni. Eppure lo sceicco non si è mai perso d’animo e quando c’è stato da mettere mano al portafoglio l’ha fatto sempre: 200 milioni di euro spesi il primo anno, poi un centinaio a stagione fino all’anno scorso, quando ha fatto il botto: 418 milioni, compresi i 222 per la stella brasiliana Neymar e per l’affare più oneroso di tutti i tempi. Nasser Al-Khelaifi - ex tennista, al massimo alla posizione 995 del ranking ATP - ha speso come nessun altro al mondo. E’ stato fatto un calcolo che supera il miliardo di euro (siamo attorno a 1.115 milioni) speso per comprare fuoriclasse o presunti tali (con un bilancio in perdita di circa 800 milioni). Ha portato a Parigi campioni come fossero soldatini da mettere in fila sul comodino di un bambino viziato. Ibrahimovic, Lavezzi, Thiago Silva, Lucas, Di Maria, Pastore, Marquinhos, Verratti, Cavani, Draxler, Neymar, Mbappé. Vengono le vertigini se si pensa a quanta potenza di fuoco ha avuto a disposizione in questi anni. Viene da restare a bocca aperta se si pensa agli ingaggi che annualmente lo sceicco scuce: 12 milioni per Thiago Silva, 10 per Di Maria e Cavani. Nessuno grida allo scandalo, l’UEFA assicura che sta vigilando, il fair play finanziario viene allegramente superato; ma il PSG ha speso in questi sei anni come nessun’altra squadra ha mai fatto nella storia del calcio. Eppure il fair play finanziario permetterebbe al PSG di spendere cifre così elevate solo a fronte del pareggio in bilancio. E che problema c’è? Al pareggio in bilancio provvede il Qatar Tourism Authority e tanti altri sponsor che riempiono a suon di euro la voce «altri ricavi». Del resto, se sei Paperon de Paperoni, questi non sono problemi.

    L’avventura dello sceicco a Parigi è circondata da ombre, sospetti, veleni. Si comprato mezza Parigi, e già questo non piace ai parigini. Però fa comodo a tutti, come dimostrano i ripetuti incontri con Sarkozy e Hollande. Come dimostra l’assegnazione dei Mondiali 2022 al Qatar nonostante le organizzazioni internazionali abbiano più volte segnalato le centinaia di morti tra gli operai immigrati costretti a lavorare con paghe da fame e senza standard minimi di sicurezza. Come dimostra anche il fatto che il conseguente caso politico ha stoppato le carriere di Blatter e Platini, «macchiando» appena la figura dello sceicco. Tranquilli, se l’è cavata con 60 milioni di euro di multa. Non è finita: lo sceicco è stato accusato di finanziare l’Isis per l’equazione secondo cui - visto come è stato provato che il Qatar è tra i sostenitori economici del Daesh - allora anche il fondo sovrano che governa il Paese lo è. Tornando in ambito calcistico, Nasser Al Khelaifi deve fare i conti con la realtà. I soldi non danno prestigio. E men che meno sono la password per vincere automaticamente tutto. In Champions League il PSG non si è mai avvicinato alla coppa dalle grandi orecchie, diciamo che in questi anni non è mai arrivato nemmeno in semifinale. Se oggi brucia l’eliminazione ad opera del Real Madrid, l’anno scorso la beffa fu persino più atroce, con l’eliminazione rimediata contro il Barcellona dopo aver vinto l’andata 4-0. Lo sceicco ha cambiato tanti allenatori: Ancelotti, Blanc, l’ultimo è Emery, ma probabilmente partirà anche lui. Ne arriverà un altro, al posto suo. Arriveranno altri campioni. E chissà se basterà per vincere la Champions. 
     


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