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Sogno e incubo, il Leicester di Ranieri: come una scommessa 5000-1 divenne un'impresa leggendaria
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Un anno di purgatorio in Championship, la promozione, il ritorno in Premier League e un’annata che si prospetta complessa per il Leicester della neo guida tecnica Ruud Van Nistelrooy. Sarà una lotta lunga una stagione per le Foxes, costrette a battagliare nei bassifondi della classifica inglese per mantenere la categoria e rimanere nell’élite del calcio d’Oltremanica. Eppure c’era un tempo, non molti anni fa, dove il Leicester era sì un piccolo club salvatosi per il rotto delle cuffie l’anno prima, ma che grazie a determinazione, lavoro e quel pizzico di inconsapevolezza scrisse una delle pagine più belle della storia del nostro amato sport.
È la storia del Leicester di Sir Claudio Ranieri campione d'Inghilterra 2015-16, il primo e unico titolo di Premier League vinto nell'intera storia delle Foxes. Questo è il racconto di un sogno divenuto realtà per un paese di poco più di 350.000 persone.
LA SALVEZZA DELL’ANNO PRIMA – Per dare il via al nostro racconto, bisogna fare un passo indietro alla stagione 2014-15. E’ il 21 marzo 2015 e le Foxes – neopromosse in Premier dopo 10 anni di purgatorio in Championship - si trovano in ultima posizione: 29 giornate e 19 punti, frutto di soli 4 successi ed appena 7 pareggi. Una situazione disperata per gli uomini guidati da Nigel Pearson, a – 7 dalla salvezza con sole 9 partite da disputare. Una missione impossibile? Non esattamente: West Ham, West Bromwich Albion, Swansea, Burnley, Newcastle, Southampton e QPR, con in mezzo il pareggio decisivo contro il Sunderland e l’unico neo di un ko casalingo arrivato contro il Chelsea. Il Leicester scrisse una piccola pagina della propria storia, salvandosi con una giornata d’anticipo e piazzandosi 14°, la miglior posizione centrata dal 2001 ad allora. Un capitolo importante venne scritto in quella stagione, ma quei ragazzi ancora non sapevano cosa il destino aveva in serbo per loro.
L’ARRIVO DI RANIERI E IL MERCATO – E’ il luglio 2015, quando il Leicester annunciò ufficialmente l’arrivo di Claudio Ranieri, reduce dalla deludente esperienza alla guida della Nazionale greca, tecnico di fama e caratura internazionale. L’obiettivo primario è chiaro: centrare una salvezza tranquilla. Niente di più, niente di meno. Un traguardo da raggiungere il prima possibile e per il quale il presidente Vichai Srivaddhanaprabha decide di investire, apportando i dovuti accorgimenti alla rosa: via Cambiasso – che andrà a terminare la carriera all’Olympiacos – per fine contratto, cedute le punte Wood e Nugent e dentro un mix di giocatori d’esperienza e di manovra e di giovani promettenti, ma ancora sconosciuti. Arrivano così il terzino sinistro Christian Fuchs, il centrale Robert Huth, il mediano N’Golo Kanté, l’esterno Demarai Gray e la punta Shinji Okazaki, per un totale di poco più di 27 milioni di sterline spesi.
LA SQUADRA – Il team inizia così a prendere forma, una squadra che – per i futuri seguaci delle gesta delle Foxes – diventerà quasi una filastrocca da recitare a memoria: in porta il confermatissimo figlio d’arte Kasper Schmeichel, a destra Danny Simpson, a sinistra Fuchs, al centro il neo arrivato Huth e il capitano Wes Morgan. Il centrocampo è composto da una diga in mediana di sostanza e qualità, formata da Kanté e da Danny Drinkwater. Sulle fasce, Marc Albrighton da una parte e Riyad Mahrez a dare estro e fantasia alle trame di gioco con la sua eleganza. In attacco? Okazaki affianca il bomber di provincia, l’uomo con la storia difficile, ma con un minimo comune denominatore in ogni categoria: gol a raffica. Trattasi di Jamie Vardy. Questi 11 saranno i fedelissimi di Ranieri che abilmente premierà anche altri membri della sua rosa, nel corso della stagione, come Wasilewski, King, Schlupp, Gray, Dier, Ulloa, ognuno protagonista, a modo suo, di questa fantastica storia.
UN INIZIO… SORPRENDENTE – L’8 agosto arriva e il Leicester si affaccia al palcoscenico della Premier come una delle pretendenti alla retrocessione. Non di certo per la vittoria finale, che i bookmakers ritengono tanto improbabile da quotarla 5000-1. Una quota pazzesca sul quale un certo John Pryke scelse di scommettere 20 sterline, con la possibilità di vincerne 100mila (circa 129.000 euro). Ma a questa storia arriveremo passo dopo passo. L’avvio di stagione della squadra di Ranieri è inaspettatamente di altissimo livello: il Leicester conquista 12 punti (3 vittorie e altrettanti pareggi) nelle prime sei giornate, piazzandosi insieme a Crystal Palace e Swansea tra le sorprese del campionato, alle spalle solamente di Manchester City, Arsenal e Manchester United. Ci penseranno poi proprio i Gunners – unica squadra ad aver battuto il Leicester sia all’andata che al ritorno in Premier – a riportare le Foxes sulla terra ferma, con un sonoro 2-5 casalingo di fronte ai 32.000 del King Power Stadium. Poco male, l’obiettivo è la salvezza d’altronde. Sì, ovviamente, ma che qualcosa di magico si poteva scrivere in quella stagione lo si poteva almeno cominciare a sospettare.
IT’S 11, IT’S HEAVEN – In quello primo scorcio di campionato, a partire dal pareggio in casa del Bournemouth, un certo ragazzo di Sheffield di nome Jamie e di cognome Vardy, che sino a qualche anno prima alternava gli allenamenti al lavoro di metalmeccanico in qualche fabbrica, un bad boy che indossò anche una cavigliera elettronica in passato (a causa di una condanna per una colluttazione avvenuta in un pub) decise di iniziare a segnare. A raffica. E a non fermarsi più.
- Bournemouth, calcio di rigore realizzato;
- Aston Villa, tap-in ravvicinato in scivolata;
- Stoke City, difesa del pallone sino all’interno dell’area e conclusione in scivolata ad anticipare il portiere avversario;
- Arsenal, doppietta anche grazie a un tiro di giro dall’area piccola;
- Norwich, rigore trasformato centralmente;
- Southampton, altra doppietta tra cui una splendida incornata di testa;
- Crystal Palace, scavetto al portiere e palla scaraventata in rete;
- West Bromwich, in contropiede, in velocità su assist di Drinkwater;
- Watford, altro calcio di rigore;
- Newcastle, dribbling secco dalla destra e conclusione sul primo palo.
- E, infine, Manchester United: palla geniale di Fuchs in profondità a tagliare la difesa dei Red Devils, stop e destro a incrociare. 11 partite consecutive a segno in Premier League, Vardy superò il primato che apparteneva a uno storico centravanti come Ruud Van Nistelrooy, scrivendo la storia del calcio inglese. It’s 11, it’s heaven, ma il vero paradiso doveva ancora arrivare.
IL SOGNO PRENDE FORMA – Il periodo di forma di Vardy coincise con una striscia clamorosa di risultati utili per Ranieri e i suoi ragazzi che dal 3 ottobre, data in cui sconfissero 1-2 il Norwich a domicilio, al boxing day del 26 dicembre (in cui arrivò un ko per 1-0 contro il Liverpool ad Anfield) non seppero conoscere il significato della parola sconfitta, registrando una streak di 10 risultati – di cui 8 vittorie - positivi consecutivi, che portarono il Leicester a prendersi clamorosamente la vetta della classifica della Premier a fine anno. L’entusiasmo delle volpi d’Inghilterra unito alla saggezza e all’esperienza di un tecnico come Claudio Ranieri furono il mix vincente che, sino a quel momento, riuscirono a dare forma a qualcosa di impensabile, qualcosa su cui nessuno (non proprio nessuno, in realtà) avrebbe scommesso una lira, o meglio, una sterlina. Complice anche una flessione da parte di Manchester City e United, il Leicester, risultato dopo risultato, punto dopo punto, continuò a costruire una cavalcata che, con il passare delle settimane, stava sempre più prendendo il gusto di un’impresa straordinaria.
L’IMPRESA STA NASCENDO – Arriva l’anno nuovo e l'undici di Leicester seppe resistere al ritorno del Manchester City nelle settimane seguenti, estromettendolo definitivamente dai giochi a inizio febbraio, dopo il 3-1 inflitto – arrivato 4 giorni dopo il successo per 2-0 contro il Liverpool, una sfida decisa da una magia di Vardy su palla a spiovere lanciata da Mahrez - nello scontro diretto all'Etihad Stadium, grazie a una fantastica doppietta siglata da Robert Huth. Ma come ogni favola che si rispetti, è impossibile che almeno un passo falso non ci sia. Venne l’Arsenal nel turno seguente: Vardy portò in vantaggio i suoi a fine primo tempo su rigore, ma nella ripresa Theo Walcott siglò la rete del pareggio. Finita così? Non proprio: all’ultimo pallone dell’incontro, Danny Welbeck trovò il gol vittoria che permise ai Gunners di assottigliare lo svantaggio dalle Foxes a soli due punti. Da quel momento in poi, tuttavia, gli dèi del calcio presero una decisione definitiva e sostennero la cavalcata trionfale degli uomini di Sir Claudio. Dal ko in casa dell’Arsenal, il Leicester non perse più una partita e le rivali cominciarono a sottrarsi punti a vicenda. I londinesi persero terreno, lasciando al solo Tottenham di Mauricio Pochettino il ruolo di inseguitrice numero uno. La Premier League, il campionato più seguito al mondo, aveva catalizzato l’attenzione dell’intero globo grazie alla favola Leicester che stava mantenendo la vetta del torneo nazionale più importante del pianeta Terra.
“DILLY DING DILLY DONG” – Foxes che, intanto, mattoncino dopo mattoncino, con una serie di ben 5 vittorie per 1-0 nelle sei giornate tra la 27a e la 32a, si presero a fine aprile una storica quanto meritata e matematica qualificazione diretta all’edizione successiva della Champions League. Un traguardo storico per un club che doveva lottare per sopravvivere, per non retrocedere. Un obiettivo conquistato che mandò in visibilio Ranieri in una conferenza stampa destinata a passare negli annali: “E’ fantastico e inoltre, hey amico, siamo in Champions League! Dilly ding dilly dong! Tu ti dimentichi – riferendosi a un giornalista, ndr -, tu parli di bla bla bla, ma noi siamo in Champions League! Dai amico. È fantastico, strepitoso. Complimenti a tutti, al proprietario, ai tifosi, ai giocatori, allo staff, a tutti… E’ un grande risultato, incredibile. E ora andiamo avanti per provare a vincere il titolo. Sissignore, rimane solo quello, solo quello”.
CHELSEA-TOTTENHAM – Nell’euforia di quel di Leicester - irriducibilmente mai domo, come dimostrò quel pareggio al 95’ siglato dal dischetto da Leonardo Ulloa con il West Ham al 34° turno - intanto gli Spurs, grazie alle reti di colui che sarà il capocannoniere del campionato, con 25 reti, Harry Kane, accorciarono fino a portarsi a –5 dalla vetta. Il contemporaneo pareggio casalingo contro il West Bromwich Albion unito al 4-0 del Leicester sullo Swansea portò il divario a 7 punti, con sole tre giornate di disputare. Ranieri aveva fissato ormai l’obiettivo, aveva portato l’asticella al massimo realizzabile: la vittoria della Premier League. Il primo match point arrivò il 1° maggio 2016 nel Theatre of Dreams, all’Old Trafford, contro il Manchester United. Martial portò in vantaggio i suoi, prima che il capitano Wes Morgan non fissò il risultato sull’1-1. Le Foxes difesero un pari che, comunque, avvicinava di un ulteriore piccolo passo verso la conquista di uno storico trionfo. Ma per incidere i propri nomi nella leggenda, c’era bisogno soltanto di un episodio: che il Tottenham, 24 ore dopo, non riuscisse a sconfiggere il Chelsea.
Il Leicester si riunì a casa Vardy, pronti ad assistere alla sfida che avrebbe potuto decidere le sorti di quella stagione. La prima frazione fu un dominio degli Spurs: prima il solito Kane, poi Heung-Min Son portarono le squadre al riposo sul risultato di 0-2. La speranza di festeggiare il titolo già quella sera sembrava scomparire, prima che una luce si accese all’improvviso. 58’, mischia in area risolta da Cahill. I Blues accorciano. La paura inizia a infondersi sui volti e nei pensieri dei giocatori del Tottenham, che dovevano a tutti i costi difendere quel successo per provare a lottare ancora per il titolo. Ma l’abbiamo detto, gli dèi del calcio avevano altro in programma: Hazard con un passaggio-tunnel serve Diego Costa che difende palla e chiude l’uno-due del belga. Tiro a giro di prima intenzione e palla nel sette. Il resto è storia: Chelsea-Tottenham 2-2, il Leicester era appena diventato campione d’Inghilterra. Ranieri aveva appena vinto il primo campionato della sua allora trentennale avventura da allenatore. In un King Power Stadium soldout, le interpretazioni di “Nessun dorma” e “Con te partirò” di Andrea Bocelli fecero da sottofondo alla festa delle Foxes, con capitan Wes Morgan che alzò al cielo la prima Premier League della storia del Leicester.
DA ALLORA A OGGI – Il Leicester non riuscì mai a più ripetere (e nemmeno ad andarci vicino) a un’impresa di tale portata, ma si aprì comunque un ciclo che vide le Foxes arrivare ai quarti di finale di Champions League l’anno successivo e a vincere la prima FA Cup della loro storia nel 2020-21 e il Community Shield nell’annata seguente. Arrivarono due quinti posti, una qualificazione in Champions sfiorata, un sedicesimo di finale di Europa League e una semifinale di Conference, dove il club inglese venne eliminato dalla Roma, futura vincitrice della prima edizione della nuova competizione continentale. E quella squadra che entrò nella leggenda? Morgan si ritirò nel 2021; Schmeichel passò prima al Nizza, poi all’Anderlecht e al Celtic, Mahrez divenne uno dei pilastri del Manchester City di Guardiola; Drinkwater si ritirò dopo un’esperienza negativa al Chelsea e una serie di prestiti che non rinvigorì la sua carriera; Kanté sarà campione d’Europa con i Blues e vincerà un Mondiale con la Francia; e Vardy? Beh, Jamie rimarrà, nella buona (la FA Cup e il Community Shield vinti) e nella cattiva sorte (la retrocessione del 2022-23), legato al Leicester. Ora è il leader e il capitano della formazione neopromossa e allenata da Van Nistelrooy, l’uomo a cui Vardy sottrasse il record di partite consecutive andando a segno in Premier. Un cerchio che si chiude. Ah, ricordate l’uomo che decise di scommettere 20 sterline sulla vittoria in campionato delle Foxes? Beh, si ‘accontentò’ di 29.000 sterline a dieci giornate dalla fine della stagione (si parla di circa 37.500 euro). Non male. Storia di un’impresa, storia di una favola, storia di un sogno.