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    Sky sfida Mediaset: pronti canali gratis e in chiaro, Berlusconi conta su Renzi

    Sky sfida Mediaset: pronti canali gratis e in chiaro, Berlusconi conta su Renzi

    La pax televisiva sta per saltare. In questi anni la tregua era stata prima firmata da Rai e Mediaset. Poi con gli anni si è aggiunta Sky. Ma nel 2015 tutto cambierà. Anzi, tutto sarà rivoluzionato. Anche con il possibile “trasferimento” in “chiaro” dell’emittente, ora a pagamento, di Murdoch. Gli uomini del magnate australiano, infatti, hanno iniziato a valutare rischi e opportunità di una trasformazione completa di Sky Italia. Non una decisione per il momento ma un’opzione concreta. Che nella sostanza prevederebbe una graduale “gratuità” per una parte dei suoi canali. Seguendo di fatto le orme di Cielo e aumentando probabilmente la presenza anche sul digitale terrestre. 

    Il quartier generale della pay-tv di certo vuole lanciare il guanto di sfida all’ex amico Silvio Berlusconi. Contemplando anche l’idea di competere sul suo stesso terreno. Contendendo spazi, audience e quote pubblicitarie. E quindi riaprendo una battaglia che sembrava ormai finita. La guerra è tra Murdoch e Berlusconi, ma inevitabilmente coinvolgerà anche la Rai. Certo, si tratta ancora di un’ipotesi e non ancora di una scelta. Eppure, le valutazioni della principale pay-tv italiana non sarebbero un fulmine a ciel sereno. Il mercato televisivo sta diventando sempre più complicato. La sua saturazione «tecnologica» è per tutti un dato di fatto. Aggravato negli ultimi anni dalla crisi economica e dalla flessione senza precedenti della raccolta pubblicitaria. 

    Tutti i soggetti in competizione sono quindi alla ricerca di nuovi orizzonti. Anche perchè per il prossimo anno tutti dovranno fare i conti con un nuovo «competitor», Netflix. Il campione della tv su internet è già sbarcato in Germania e in Francia. E ora si prepara a «invadere» anche il nostro Paese. Con un’offerta sconfinata sui film e con canone piuttosto basso. Ecco, la società americana con la sua possibilità di fare vedere i programmi su tv o tablet sta diventando il vero incubo della tv «tradizionale». Anzi, molti lo considerano il grimaldello per far saltare l’attuale assetto televisivo e trasformarlo in toto. Con nuovi soggetti e nuovi protagonisti. 

    Senza contare che i risultati economici di Mediaset, Rai e Sky negli ultimi anni sono stati pesantemente condizionati dalla crisi economica. Il Gruppo dell’ex Cavaliere, ad esempio, soffre ormai da tempo di una strutturale problematicità. L’ultimo bilancio è stato chiuso con un netto calo dei ricavi e ancora una volta non è stato distribuito il dividendo. La pubblicità non da segni di risveglio e l’ultimo dato certificato, quello del 2013, ha registrato una contrazione di oltre 230 milioni rispetto all’anno precedente. E le previsioni per il 2014 certo non sono ottimistiche. 

    Non a caso negli ultimi mesi proprio Berlusconi ha ricominciato ad occuparsi del suo core business a tempo pieno. «La politica — ripete a tutti — in questo momento è la cosa meno importante. Almeno per quanto riguarda Forza Italia. Io devo pensare ad altro». E l’«altro» è appunto il futuro delle sue aziende. Dal punto di vista della «successione imprenditoriale» ma anche degli obiettivi strategici. «Non siamo messi bene — si è lasciato andare qualche giorno fa Fedele Confalonieri con un ex parlamentare di centrodestra nella saletta vip di un aeroporto — i conti continuano a peggiorare. Dobbiamo inventarci qualcosa, proprio come fece Silvio negli anni `80». 

    L’ex Cavaliere dunque sembra preso proprio dalla battaglia che si preannuncia con Sky. «Dobbiamo prepararci», è il suo refrain. E questo impegno, in realtà, ha anche un riflesso indiretto sulla politica. L’intero vertice del suo gruppo, dalla figlia Marina a Confalonieri a Doris, gli ripete che in questa fase la tattica migliore consiste nel «rimanere attaccati al governo Renzi». L’ex Cavaliere è ormai convinto che non è più nelle sue forze aprire contemporaneamente due fronti bellici: con lo Squalo australiano e con il presidente del consiglio. «L’esito — ripete ai suoi fedelissimi — sarebbe disastroso». E in più è convinto che finchè Forza Italia non aprirà le ostilità contro l’esecutivo «almeno Palazzo Chigi non farà leggi contro di noi. Da Renzi non mi aspetto aiuti ma nemmeno svantaggi». Spera quindi in una sorta di imparzialità. E anche nell’uso della cosiddetta Golden power, la ex golden share. Per bloccare eventuali scalate ostili da parte di soggetti esterni all’Unione europea. Sebbene l’uso della golden power per le tv non sembra assolutamente praticabile: non rientra proprio nel novero dei casi in cui è utilizzabile questo strumento. 

    Ma le sofferenze riguardano anche Sky e Rai. I tagli al «superfluo» cui sono state obbligate molte famiglie italiane si sono fatti sentire. La rete a pagamento ad esempio ha visto un decremento di quasi 200 mila abbonati negli ultimi due anni. L’ultimo bilancio si è chiuso con un meno 2,2 miliardi nei ricavi e un rosso di 8 milioni. Anche la tv pubblica ha visto flettere gli incassi pubblicitari senza una adeguata compensazione del canone e della lotta alla sua evasione. Il guanto di sfida, però, l’ha lanciato per primo il gruppo dell’ex Cavaliere. L’atto che ha dato il via alla nuova guerra dell’etere è stata l’assegnazione dei diritti tv del calcio. In particolare per la Champions League nel triennio 2015-2018. Una riserva di caccia da sempre nel carnet di Sky e che appunto dal prossimo anno passerà ai canali berlusconiani. 

    L’emittente di Murdoch, allora, non intende rimanere a guardare. Il «passaggio» in chiaro, anche se la scelta non è ancora definitiva, è la prima opzione. Proprio per sfidare il Cavaliere nel suo «territorio storico». Contendergli lo share e soprattutto la raccolta pubblicitaria. Negli studi fatti nel quartier generale è previsto un graduale e progressivo «trasloco» a cominciare dai canali all news. Lo scontro dunque è aperto. Sebbene siano previste delle subordinate. Che riguardano il destino di un’altra pay-tv: la berlusconiana Premium. Che vive una fase di incertezza ancora più pesante rispetto alle «sorelle » in chiaro. Non è riuscita a sfondare il muro della concorrenza di Sky in modo significativo. Basti pensare che i canali Sky coprono una quota di questo mercato pari al 77,8% e Mediaset arriva al 19,1%. Le strategie della tv di Murdoch, quindi, potrebbero ad esempio cambiare se da parte di Berlusconi ci fosse un passo indietro proprio su Premium. Lasciandogli il monopolio di fatto delle reti a pagamento. 

    Ma anche la Rai sta mettendo in moto delle contromisure. La possibile riorganizzazione, infatti, dovrebbe proprio rispondere all’esigenza di affrontare le nuove sfide di un mercato in completa evoluzione. E soprattutto dovrebbe mettere in campo una nuova strategia per combattere l’evasione del canone. La guerra delle tv, dunque, è solo l’inizio. Ma il 2015 sarà l’anno delle prime battaglie. 

    di Claudio Tito - La Repubblica
     

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