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    Sarri: 'Diritti tv anti-democratici, non toccate l'articolo 18'

    Sarri: 'Diritti tv anti-democratici, non toccate l'articolo 18'

    L'allenatore dell'Empoli, Maurizio Sarri ha dichiarato in un'intervista a La Repubblica: "Sa cosa mi dà fastidio? Le etichette: l'ex impiegato di banca che fuma troppo e ha 33 schemi su palla inattiva. Sono stufo". Partito dalla 2ª categoria, Sarri ha debuttato in A a 55 anni. È il tecnico meno pagato, ha fatto penare Roma e Milan. Con un calcio piacevole, ricco nell'impasto, lineare nell'esecuzione. Contro il Palermo, la prima vittoria. 

    Sarri, le tolga lei le etichette. Le sigarette, intanto.
    "Non le conto. In panchina non si può, ma a Empoli, senza barriere, qualche tifoso che mi fa fare un tiro c'è sempre. E poi mi cacciano così spesso che non devo resistere a lungo...".

    Il suo passato in banca.
    "Mi occupavo per il Montepaschi di transazioni fra grandi istituti: 15 anni fa. Ho lavorato a Londra, in Germania, Svizzera e Lussemburgo. Poi ho scelto come unico mestiere quello che avrei fatto gratis. Ho giocato, alleno da una vita, non sono qui per caso. Mi chiamano ancora l'ex impiegato. Come fosse una colpa aver fatto altro".

    Chi sa solo di calcio, non sa niente di calcio, per Mou.
    "L'esperienza in banca è un valore aggiunto: ho appreso il valore dell'organizzazione e della capacità decisionale".

    Come nascono i suoi schemi?
    "Vedo una squadra e penso a dove colpirla. Ma non sono 33, e poi li fanno tutti. In ritiro con l'Empoli ne abbiamo studiato uno al giorno. Al sabato ne scegliamo 4 o 5".

    Ogni schema ha il nome di uno dello staff.
    "Se gli avversari li imparano, cambio i nomi, più che gli schemi. Fatica? Faticoso è alzarsi alle 6 per andare in fabbrica. Qui serve solo armonia di movimenti e di tempi".

    La fatica era dei suoi genitori.
    "Amerigo nell'edilizia, Clementina in una ditta di cornici. Mio padre, da ciclista, ha vinto 37 corse fra i dilettanti. Un paio di stagioni fra i prò e ha smesso. Sono nato a Napoli, lavorava lì, ma siamo di Figline Valdarno. Non mi sento toscano: lo sono. Siamo schietti, polemici, ma veri".

    Cosa pensa dell'articolo 18?
    "È un totem, il simbolo delle lotte dei nostri genitori e dei nostri nonni. Facciano le riforme che vogliono, ma l'articolo 18 non va toccato, per ciò che rappresenta".

    Lei vestiva sempre di nero. Al Pescara ordinava ai giocatori di annerire con lo spray le scarpette sgargianti.
    "Scaramanzia. Alla Sansovino avevo una divisa da riposo tutta nera e vincevo. Ho smesso quando non funzionava più".

    Come si arriva dalla 2ª categoria alla A?
    "Per meriti e grazie alle società che credono in te. Nelle categorie inferiori conosco tanti che potrebbero stare al posto mio, se godessero di attenzione mediatica".

    Empoli è la sua isola felice.
    "Un allenatore che indovina la piazza ideale ha un gran fiuto o un gran culo. A Empoli sappiamo che la crescita di un giovane passa anche dai suoi errori. Il pubblico ha sposato l'idea: nutre un feroce senso d'appartenenza per il vivaio. Altrove c'è il complesso dell'errore: sbagli una palla e non giochi più. Noi rischiamo la B, ma lottiamo. Due mesi fa ci davano per spacciati".

    Qual è il male del calcio italiano, per lei?
    "L'assenza di democrazia nella distribuzione degli introiti tv. In Italia pesano troppo. Se cambio canale, il confronto con l'estero è impietoso: come passare dai paesi civilizzati al terzo mondo".

    Tre doti di un buon allenatore.
    "La personalità. La facilità di parola. E la conoscenza, che rende credibile le prime due. Io studio anche 13 ore al giorno".

    Contro la Roma si è lamentato della sudditanza.
    "Sugli arbitri c'è una pressione mediatica forte. Credo alla buona fede, ma è umano farsi condizionare. Però la nostra collera deve finire dieci minuti dopo la partita. In certe piazze non si può. Io a Empoli sono fortunato".

    Ha mai allenato un calciatore gay?
    "Non che io sappia. Fare coming out o restare riservati sui propri gusti sessuali sono due scelte diverse ma entrambe libere, personali e da rispettare".

    Cosa legge?
    "Charles Bukowski, grande passione. Grazie a lui ho scoperto John Fante. Ora Mario Vargas Llosa, con colpevole ritardo".

    E cosa consiglia ai giocatori?
    "A Tonelli, la biografia di Djokovic, per capire che un professionista cura i dettagli, dieta inclusa".

    Negli spogliatoi dell'Empoli a fine gara arrivano le pizze.
    "Non è una mia idea, ma del medico. Dice che è ideale. Mi fido di lui. E ai ragazzi piace".

    Il tecnico del Borussia, Klopp, ha confessato di guardare film porno.
    "Se gli piacciono, continui pure ". 

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