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Skriniar: 'In Italia solo l'Inter, ma il rinnovo non è cosa fatta. Vediamo...'
In tutto lo scorso torneo ha fatto solo 40 falli, praticamente uno a partita. E con solo due ammonizioni. Ci spieghi il suo modo di giocare.
"Non sapevo di questa statistica. Ma è molto semplice: non commettere fallo è un aiuto per la mia squadra, che può ribaltare l’azione. Entro duro ma pulito. Se fossi falloso, non farei bene il mio lavoro. E frenerei il gioco della mia squadra".
Lo sa che ora i tifosi le chiedono di più? Lo sa che in giro ci sono aspettative da scudetto?
"Siamo l’Inter, che per definizione è un club che deve essere sempre al vertice. Già così siamo più forti della scorsa stagione. L’obiettivo è restare in alto e fare grandi risultati in Champions".
Ha detto Champions: meglio o peggio affrontare subito grandi squadre?
"Per me sarà la prima volta nella competizione. E dunque non ho dubbi: non cambia nulla l’avversario, anche contro Real Madrid e Barcellona possiamo fare grandi cose. L’Inter è un top club, vogliamo superare il girone".
Mou la voleva allo United, il suo agente ha detto che su di lei c’erano i 5 migliori club d’Europa. Ha mai creduto di andar via?
"Non è male leggere o sentirsi dire che il tuo modo di giocare piace alle grandi squadre. Ma non ho mai pensato di andar via. Ho sempre detto: vediamo cosa decide l’Inter, per me va bene".
A che punto siamo col rinnovo?
"Non è ancora fatto, il mio agente e la società stanno parlando, vediamo cosa succede".
Se la sente di dire: mai alla Juve né al Milan?
"(Ride) Va bene: in Italia giocherò solo nell’Inter".
Che cosa ha di diverso Spalletti dagli altri allenatori avuti?
"Con Giampaolo ho imparato a fare il difensore. Con Spalletti lavoro più sui dettagli. Faccio un esempio: lui insiste molto sulla postura del corpo. E quando passo la palla devo stare attento al piede preferito del mio compagno, non posso metterla sul destro a un mancino, sennò il mister...".
Ha un passato da centrocampista. Si divertiva di più prima?
"Diciamo che era più... rilassante. Prima sapevo che sbagliando avevo comunque 4 difensori dietro per salvarmi. Ora ho più responsabilità, dietro di me c’è solo il portiere. Ma il passato mi aiuta perché anche da difensore so rischiare, non è un problema per me, a volte più che un appoggio laterale preferisco un passaggio complicato che può portare vantaggi alla mia squadra".
Lei si è operato agli occhi a giugno. Dicono i tifosi dell’Inter: chissà come giocherà quest’anno che ci vede meglio...
"Ora vedo ancora più chiaro. Prima faticavo a leggere una cosa da lontano, ora va molto meglio, è tutto risolto, anche se in campo non mi ha mai dato fastidi eccessivi".
Le piace leggere?
"Non ho molto tempo libero. E quel poco che ho lo sfrutto per fare il turista. Adoro girare con la mia fidanzata, andiamo spesso in Svizzera. Anche se il posto che mi è piaciuto di più è Venezia: ci sono stato 5 mesi fa, appena potrò ci tornerò".
Che rapporto ha con i social?
"Ho un account Instagram, ma non sono come alcuni miei compagni che postano di tutto a tutte le ore. Ogni tanto metto qualcosa, specie dopo le partite, ma mi fermo qui".
E quando esce da Appiano, la sua testa pensa ancora al calcio?
"Sì, mi tengo sempre aggiornato. Ma non sono di quelli che si mettono a casa con la X-Box a giocare a calcio, guardo anche altro. Anche perché altrimenti la fidanzata si incavola... Però quando gioca lo Zilina (la sua ex squadra, ndr) oppure quando c’è la Champions, non c’è storia: a casa si vede calcio".
Si è mai arrabbiato per una pagella di un quotidiano?
"Qui con i compagni spesso ne parliamo, quando facciamo colazione il giorno dopo la partita. Ma poi penso: a qualcuno sono piaciuto, ad altri no, cosa posso farci? Tutto sommato preferisco pensare a quello che dicono di me i miei compagni e il mio allenatore, è il loro parere che mi interessa".
Capitolo Var: le piace? O snatura il gioco, come dicono molti?
"Sono favorevole. Per il tifoso non è bello stare lì ad aspettare 5 minuti una decisione. Ma le situazioni sono più chiare, s’è visto anche al Mondiale".
Se non un calciatore, cosa le sarebbe piaciuto essere?
"Non so rispondere, perché fin da bambino sognavo questa carriera. Vedevo mio papà e mio fratello giocare, adoro il calcio. E le dico di più: quando smetterò vorrò fare l’allenatore, o con i ragazzi o a livello più alto".
Ricorda il giorno del suo primo contratto?
"Avevo 16 anni, guadagnavo 100 euro al mese. Mi comprai un orologio...no, non un Rolex, non ricordo neppure quale fosse, ma valeva 300 euro".
È vero che noi italiani siamo eccessivi con il calcio?
"Beh, un po’ pazzi siete, sì. Ma lo sapevo già prima di arrivare in A. E poi a me piace così: è fantastico entrare a San Siro e vedere 70 mila tifosi in festa".
Qual è l’attaccante più difficile che ha marcato?
"Ne dico due: Higuain e Simeone. Il primo non pressa, corre poco, ma quando arriva vicino alla porta è pericoloso, non puoi mai distrarti. Il Cholito invece è uno che ti mette pressione tutta la partita, è faticoso".
Studia i suoi avversari?
"Prima lo facevo, mi documentavo prima di un match. Ora preferisco concentrarmi su di me, sui miei errori. Rivedo le mie partite e mi correggo".
Che capitano è Icardi?
"Prima delle amichevoli ha parlato alla squadra chiedendo il massimo come fosse campionato. Non è un modo di dire: è un capitano vero".
Se le dico Cristiano Ronaldo, che cosa risponde?
"Uno dei più forti al mondo, forse un po’ più veloce di me... Ma noi siamo l’Inter, un giocatore da solo non è niente contro una squadra. E poi io sono felice: voglio giocare e confrontarmi contro i migliori".
E ora forse arriva Modric...
"Questo non lo so".