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Siviglia-Barcellona e Villarreal-Alaves rinviate per il caos Sudamerica, è bufera. In Italia tutto tace, Juve ed Inter nei guai
E' guerra aperta tra la Liga e i vertici della Federcalcio spagnola per il rientro dei calciatori sudamericani impegnati con le rispettive nazionali nelle qualificazioni ai Mondiali. Le tre partite stabilite in calendario per recuperare la finestra del marzo scorso - cancellata per Covid - impedirà alle squadre interessate di riavere i propri giocatori in tempo utile per il prossimo turno di campionato. Da qui la decisione in giornata del Consejo Superior de Deportes - un organo tecnicamente indipendente - di accogliere la richiesta di Siviglia e Barcellona di far slittare la sfida prevista inizialmente per le 21 di sabato 11 settembre. Una situazione analoga a quella di Villarreal ed Alaves, che non scenderanno in campo alle 18.30 di sabato.
BOTTA E RISPOSTA - Gli atleti delle quattro squadre coinvolte impossibilitati a ripresentarsi in tempo utile nei rispettivi ritiri sono ben 6: il difensore uruguaiano del Barça Araujo, gli argentini del Siviglia Montiel, Acuna e Papu Gomez e i connazionali Rulli e Foyth, che militano nel Sottomarino Giallo. Tutto finito qui? Manco per idea, perché la Federazione spagnola ha prontamente manifestato la sua contrarietà allo spostamento delle due gari, parlando apertamente di competizione falsata dalla decisione del CSD e di sostegno alla causa da parte di Fifa e Uefa. Il botta e risposta è proseguito nel corso della serata, con la Liga presieduta dal controverso Javier Tebas che ha rivendicato la legittimità del pronunciamento del Consejo Superior de Deportes e il fatto di aver accettato, subito dopo la lunga sosta per il Covid nella primavera del 2020, di portare a termine una stagione calcistica con un calendario compresso e intasatissimo di impegni, alcuni dei quali addirittura con un riposo inferiore ai tre giorni tra un match e l'altro. Da qui lo stupore per la decisione della Federazione di chiedere che Siviglia-Barcellona e Villarreal-Alaves vengano regolarmente disputate nonostante diversi calciatori avranno meno di 48 ore di "stacco" dopo un tour de force di tre gare in 10 giorni e uno volo transoceanico sulle spalle.
E IN ITALIA? - Una polemica vibrante che sembra al momento una faccenda meramente spagnola. La Premier League aveva deciso di disincentivare i viaggi verso il Sudamerica dei calciatori in forza ai club inglesi, richiamando la "minaccia" dei 10 giorni di quarantena obbligatoria da trascorrere in un albergo designato dallo stato, in ossequio alle norme nazionali anti-Covid: un'indicazione recepita dal Brasile, non dall'Argentina e da giocatori come Lo Celso e l'ex atalantino Romero, che rischiano sanzioni economiche da parte del Tottenham al loro rientro per aver respinto l'invito a rimanere a Londra e che dovranno sottoporsi a tutte le procedure previste dal protocollo sanitario. Sorprendente invece che in Italia, in vista di un week-end di Serie A con due big match come Milan-Lazio e Napoli-Juventus e un'ulteriore squadra come l'Inter infarcita di sudamericani, non ci sia stata una levata di scudi sul tema. Tolte le parole del presidente della FIGC Gravina nelle scorse settimane, sul tema non è più intervenuto nessuno, con Allegri e Simone Inzaghi su tutti costretti a fare la conta dei giocatori a disposizione.
BOTTA E RISPOSTA - Gli atleti delle quattro squadre coinvolte impossibilitati a ripresentarsi in tempo utile nei rispettivi ritiri sono ben 6: il difensore uruguaiano del Barça Araujo, gli argentini del Siviglia Montiel, Acuna e Papu Gomez e i connazionali Rulli e Foyth, che militano nel Sottomarino Giallo. Tutto finito qui? Manco per idea, perché la Federazione spagnola ha prontamente manifestato la sua contrarietà allo spostamento delle due gari, parlando apertamente di competizione falsata dalla decisione del CSD e di sostegno alla causa da parte di Fifa e Uefa. Il botta e risposta è proseguito nel corso della serata, con la Liga presieduta dal controverso Javier Tebas che ha rivendicato la legittimità del pronunciamento del Consejo Superior de Deportes e il fatto di aver accettato, subito dopo la lunga sosta per il Covid nella primavera del 2020, di portare a termine una stagione calcistica con un calendario compresso e intasatissimo di impegni, alcuni dei quali addirittura con un riposo inferiore ai tre giorni tra un match e l'altro. Da qui lo stupore per la decisione della Federazione di chiedere che Siviglia-Barcellona e Villarreal-Alaves vengano regolarmente disputate nonostante diversi calciatori avranno meno di 48 ore di "stacco" dopo un tour de force di tre gare in 10 giorni e uno volo transoceanico sulle spalle.
E IN ITALIA? - Una polemica vibrante che sembra al momento una faccenda meramente spagnola. La Premier League aveva deciso di disincentivare i viaggi verso il Sudamerica dei calciatori in forza ai club inglesi, richiamando la "minaccia" dei 10 giorni di quarantena obbligatoria da trascorrere in un albergo designato dallo stato, in ossequio alle norme nazionali anti-Covid: un'indicazione recepita dal Brasile, non dall'Argentina e da giocatori come Lo Celso e l'ex atalantino Romero, che rischiano sanzioni economiche da parte del Tottenham al loro rientro per aver respinto l'invito a rimanere a Londra e che dovranno sottoporsi a tutte le procedure previste dal protocollo sanitario. Sorprendente invece che in Italia, in vista di un week-end di Serie A con due big match come Milan-Lazio e Napoli-Juventus e un'ulteriore squadra come l'Inter infarcita di sudamericani, non ci sia stata una levata di scudi sul tema. Tolte le parole del presidente della FIGC Gravina nelle scorse settimane, sul tema non è più intervenuto nessuno, con Allegri e Simone Inzaghi su tutti costretti a fare la conta dei giocatori a disposizione.