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  • Sicilia, terra di Calcio – Messina, la favola Mutti e l'era Franza: la missione Sciotto riparte da quel 2005

    Sicilia, terra di Calcio – Messina, la favola Mutti e l'era Franza: la missione Sciotto riparte da quel 2005

    • Gabriele Stragapede
    Sabbinirica. Non è un semplice saluto, è molto di più. È un benvenuto, un congedo e ha anche il significato di “Ca lu Signuri t’abbinidici” (Che Dio ti benedica). Si tratta del saluto più solenne e rispettoso del dialetto siciliano, che si trova in tantissime opere narrative ma anche nell’uso popolare ed epistolare. Per questo, salutiamo anche noi solennemente l’isola siciliana: Sabbinirica Sicilia.

    “Beddra, comu Diu la vosi, fatta pì li sposi, la punta di lu Faru/Terra, terra di passaggiu che cecca curaggiu pe’ ‘rresuscitari”

    (Tony Canto - 1908)

    C’era un tempo nel quale l’universo calcio della Sicilia solcava i più importanti palcoscenici del nostro campionato. Catania, Messina, Palermo (e non solo) hanno regalato alla nostra Serie A – specialmente tra la metà degli anni ‘00 e i primi anni ‘10 di questo secolo – un romanticismo e un’emozione difficilmente pareggiabile. Il movimento del calcio siciliano si è rinnovato, si è espanso, ha vissuto anni di gloria e ora sta costruendo nuove basi sul quale ricostruire un futuro altrettanto brillante e luminoso. Noi, qui a Calciomercato.com, attraverso cenni storici, voci, racconti, fatti di campo e non, vogliamo accompagnarvi in un viaggio alla riscoperta di questo calcio indimenticabile, portando alla luce tutto ciò che è stato, che è e che sarà il panorama calcistico siciliano. Abbiamo raccontato quanto accaduto a Palermo e Catania. Ora, passiamo a osservare quanto successo nella città di Messina, artefice di un altro straordinario capitolo del calcio in Sicilia. Prima, perdonateci come sempre, un piccolo passo indietro. Serve il passato per comprendere il presente e aver visione sul futuro.

    LA TERRA DELLA FALCE – Non c’è siciliano che non tenga alla propria terra. Vi sfido a trovarne uno. Un attaccamento viscerale, stretto, indissolubile per una terra fondata sul lavoro e sul sacrificio della propria gente, sin dall’antichità. I primi ritrovamenti archeologici attestano la presenza di un villaggio dell'età del bronzo dotato di un approdo naturale e abitato da alcune popolazioni. Sullo stesso sito, a partire dal XII secolo a.C., si stanziarono i Siculi, giunti in Sicilia dal resto della penisola italica; furono questi ultimi a nominare questo luogo Zancle, con il significato di "falce", in riferimento alla forma del braccio sabbioso di San Raineri, che chiude il grande porto naturale. Il nuovo insediamento ellenico venne fondato intorno al 730 a.C., si trattava di una tra le prime colonie greche della Sicilia. Inizialmente la colonia conservò il nome, in lingua sicula, di Zancle per poi mutare in Messene intorno al 450 a.C. La terra di Messene venne poi conquistata dai Romani, dai Bizantini e dagli Arabi, arrivando al periodo di massimo splendore sotto il regno di Ruggero II. Per lunghi secoli, fu la città siciliana più ricca, in alternanza specialmente a Palermo. Ma questa “terra di passaggio che cerca coraggio” dimostrerà infinitamente di averne nel corso della storia. Ci conoscete ormai, il passaggio storico era inevitabile. Andiamo avanti con i secoli, anche perché è chiaro che l’universo di nostro interesse si racchiude nel nostro amato sport, il calcio. E la città di Messina ha regalato momenti di spettacolo a tutta l’isola.

    IL CALCIO A MESSINA: I PRIMI ANNI – Per arrivare a descrivere quanto accade oggigiorno in quel di Messina, c’è bisogno di fare qualche passo indietro, spiegando e descrivendo la storia della società sin dai suoi albori. Un flashback che ci aiuterà a comprendere l’attualità del movimento calcistico giallorosso. Ci vorrà soltanto un attimo. Il salto nel passato ci porta direttamente al 1° dicembre 1900, giorno in cui alcuni soci inglesi (com’era di comune prassi all’epoca, dato il forte legame del calcio con la terra d’Oltremanica) insieme ai messinesi Marangolo e Giulio Arena Ainis fondarono il Messina Football Club, la cui prima partita, tanto per cominciare, fu un derby contro l’allora neonato Palermo (perso per 3-2). Ci rifaremo col tempo. In quegli anni, come testimoniato da alcuni fascicoli trascritti a mano e trasmessi sino ai nostri giorni, i colori sociali del club erano il bianco e il blu – con il secondo che muterà in nero dopo il 1910 -. Siamo alle origini, all’era primordiale del calcio in quel di Messina, un’era che ben presto non ebbe più futuro a causa non solo dello scoppio della prima guerra mondiale ma anche (e soprattutto) del terribile terremoto del 1908 che sconvolse la città messinese. Metà della popolazione perse la vita quel giorno, tra cui numerosi giocatori dell’allora neonata società.

    “Dove sull'acque viola
    era Messina, tra fili spezzati
    e macerie tu vai lungo binari
    e scambi col tuo berretto di gallo
    isolano. Il terremoto ribolle
    da due giorni, è dicembre d'uragani
    e mare avvelenato”.


    (Salvatore Quasimodo, Al Padre)

    LA RINASCITA – Tra fili spezzati e macerie, Messina risorse dalle proprie ceneri. La storia calcistica riprese nel 1919, con la fondazione dell’Unione Sportiva Messinese, alla quale si deve la prima divisa biancoscudata della città: le casacche erano state donate al presidente Allegra ed erano, alla fin fine, delle giacche da marinaio di colore bianco, sulle quale venne poi applicato un colletto nero e lo stemma della città (contrassegnato dal classico sfondo rosso e dalla croce dorata). Tra scioglimenti, fusioni e tentativi di interrompere lo strapotere regionale del Palermo, gli anni trascorsero sino a quel 1928.

    Sicilia, terra di Calcio – Messina, la favola Mutti e l'era Franza: la missione Sciotto riparte da quel 2005

    L’ARRIVO DELLA TRADIZIONE GIALLOROSSA – 1928, dunque. Nasce l’Associazione Calcio Messina, in seguito a una lunga crisi dirigenziale dell’US Messinese. È l’anno in cui il giallo e il rosso fecero capolino definitivo e tali cromie s’intrecciarono indissolubilmente alla storia della società siciliana. I colori tradizionali della città di Messina si rifanno, infatti, allo stemma della città – poc’anzi descritta – e alla storica bandiera della Sicilia, esistente sin dal 1282, dopo che venne realizzata dalla Confederazione delle Città della Sicilia, a seguito della rivolta del Vespro. I colori (rosso e giallo, per l’appunto) rappresentano il Comune di Palermo – il rosso – e il paese di Corleone – il giallo - che a quel tempo era la grande capitale agricola nel cuore della Sicilia. Essendo le prime due città a fondare la Confederazione contro gli Angioini, si decise di adottare queste due tonalità. Da quel giorno, la città si fuse con il giallo e il rosso, non abbandonandoli più. Messina, porta della Sicilia, fu difesa dagli attacchi dell’esercito angioino, inviato dal papa per vendicare la rivoluzione attuata contro il re Pietro I di Trinacria, incoronato dallo stesso pontefice. I 5 mesi d’assedio non bastarono e da quel giorno la bandiera giallo e rossa sventolò sulle antiche mura di Messina. Digressione storica (necessaria) a parte, l’AC Messina riuscì addirittura a conquistare la Serie B, mantenuta per sei stagioni, prima che il secondo conflitto mondiale fece scomparire nuovamente la società dal panorama calcistico, una spiacevole ricorrenza di questa nostra avventura.

    IL PRIMO STADIO E IL SAPORE DI A – La promozione nel campionato cadetto fece sorgere l’esigenza di costruire un nuovo impianto in quel di Messina. L'enorme numero di tifosi accorsi nella vecchia struttura dell'Enzo Geraci (uno spazio che sostituì sia lo spiazzo di San Raineri sia il campo di Piano Moselle), presso la Cittadella, aveva ormai fatto capire quanto il vecchio stadio fosse obsoleto e insufficiente alle nuove esigenze. L'area individuata fu quella del rione Gazzi, dove appunto sorse il nuovo stadio, il comunale Giovanni Celeste, inaugurato nel 1932. Il nuovo impianto fece le fortune della neonata Associazione Calcio Riunite Messina, nata nel 1947 a seguito della spinta da parte dell’opinione pubblica per la creazione di un’unica realtà calcistica cittadina di alto livello. Gli ambiziosi progetti spinsero verso la fusione dell’AC Messina e dell’Unione Sportiva Giostra. Il progetto ebbe reale applicazione solo con la fine dell’annata ‘49-50’, stagione in cui il Messina tornò in Serie B, mantenendo la categoria consecutivamente sino al 1963, anno in cui centrò la prima storica promozione in massima serie.

    Sicilia, terra di Calcio – Messina, la favola Mutti e l'era Franza: la missione Sciotto riparte da quel 2005

    (Foto del sito ufficiale dell'ACR Messina)

    GLI ANNI BUI - Il picco massimo raggiunto all’inizio degli anni ‘60 fu solo l’avvio di un processo di lento ma inesorabile declino, che portarono i giallorossi sino alla retrocessione in Serie D nel ‘73, la prima esperienza dilettantistica nella storia. Furono anni difficili per il Messina, che si alternò inesorabilmente tra il professionismo e la D, senza alcuno spiraglio né possibilità concrete di sognare un nuovo approdo nelle massime categorie. Anche solo la Serie B, sembra essere un lontano ricordo. Ma è l’approdo del nuovo presidente Salvatore Massimino a cambiare il destino del Messina. Sotto la guida di Franco Scoglio e grazie alla presenza in campo di Salvatore “Totò” Schillaci, nel 1985-86, i siciliani riuscirono a centrare la promozione in Serie B, a 18 anni dall’ultima apparizione. Fu un’annata memorabile che coincise con una clamorosa vittoria per 1-0 in Coppa Italia contro la Roma vice campione d’Europa che permise ai siciliani di arrivare sino agli ottavi di finale, il miglior risultato di sempre nella loro storia. Seguirono anni di stabilità e di avvicendamenti, tra campo e panchina, di profili che hanno segnato un’intera generazione di appassionati. A Scoglio successe Zdenek Zeman, ceduto Schillaci alla Juventus, arrivò il giovane Igor Protti. Ma i sogni di promozione tanto paventati dalla famiglia Massimino si infransero con la dura realtà. Gli avvi di campionato, regolarmente positivi, erano una pura illusione di quanto poi in campo si raccolse.

    NON VOGLIO TORNARE NEGLI ANNI ‘90 - All’inizio degli anni ‘90, sotto la guida tecnica di Giuseppe Materazzi, la proprietà puntellò la rosa con elementi di esperienza della categoria. L’obiettivo dichiarato era la Serie A. Ma i problemi insorsero. In seguito ad alcune dinamiche dirigenziali, il 1º marzo 1991 Maria Leone, moglie del presidente Salvatore Massimino, estromise ufficialmente il proprio marito dalla carica, divenendo la prima donna a divenire presidente della società messinese. Questo cambio dirigenziale coincise con un netto crollo della squadra che si salvò soltanto all'ultima giornata, chiudendo al nono posto di una classifica cortissima. Nella stagione successiva, le redini dirigenziali furono prese dai figli di Salvatore Massimino, i quali annunciarono – nuovamente - di puntare alla promozione ed intrapresero una dispendiosa campagna acquisti. Nonostante i buoni propositi, il Messina ebbe un pessimo avvio di stagione (solo 3 pareggi nelle prime 7 partite). Un altrettanto negativo finale (3 pareggi e 4 sconfitte nelle ultime 7 partite) sancì la clamorosa retrocessione del Messina nell’allora Serie C1. Nel 1993, l'ingente mole di debiti accumulati e le inadempienze societarie nei confronti di COVISOC e Lega, portarono alla definitiva estromissione dell'A.C.R. Messina dai campionati professionistici: la squadra fu retrocessa in Eccellenza, e nel 1998 fallì definitivamente. La scena messinese venne occupata dall’AS Messina (scomparso anch’esso dai radar del calcio) e dall’US Peloro che cambiò nome in Football Club Messina Peloro, divenendo la squadra principe della città.

    Sicilia, terra di Calcio – Messina, la favola Mutti e l'era Franza: la missione Sciotto riparte da quel 2005

    DALL’ECCELLENZA ALL’ECCELLENZA – La squadra ripartì addirittura dall’eccellenza siciliana, cominciando a scalare – lentamente ma costantemente – la piramide del calcio italiano. Al termine della stagione 1997-1998, il Messina ottenne la promozione in Serie C2. L’anno seguente, perse la finale dei play-off allo Stadio Via del Mare di Lecce contro il Benevento. Il Messina fu promosso in Serie C1 soltanto nel 2000. In C1, il neopromosso Messina partì con ambizioni di alta classifica ma solo un cambio di allenatore (dopo una difficile partenza) portò a un netto cambio di marcia, culminato con il raggiungimento del Palermo in vetta alla classifica a tre giornate dalla fine. Classificatosi 2°, fu comunque promosso attraverso i play off, grazie al successo contro i rivali del Catania nello spareggio per la promozione in cadetteria dopo nove stagioni. Nel campionato 2003-2004, il Messina, allenato da Patania, dopo sette giornate si trovò all'ultimo posto in classifica. In seguito a questa striscia negativa di risultati, venne chiamato in panchina Bortolo Mutti, che riuscì a scalare la classifica, fino ad arrivare in zona promozione. Il 5 giugno 2004, penultima giornata di campionato, il Messina conquistò la Serie A, a distanza di 39 anni dall'ultima apparizione, vincendo al Celeste per tre reti a zero contro il Como già retrocesso. Importante contributo alla causa fu dato da Arturo Di Napoli ed Alessandro Parisi, autori rispettivamente di 19 e 14 reti in campionato. Era il 2004, anno in cui il Messina – ben 13 anni dopo l’avvio dei lavori di costruzione - inaugurò il nuovo impianto casalingo: lo stadio San Filippo - Franco Scoglio.

    Sicilia, terra di Calcio – Messina, la favola Mutti e l'era Franza: la missione Sciotto riparte da quel 2005

    MAKING HISTORY – Ma torniamo a noi. Nuovamente in massima serie, dunque. Il Messina si presentò ai nastri di partenza della nuova stagione con una squadra composta da molti degli artefici della promozione, tra cui Parisi, Di Napoli, Storari e Sullo. I nuovi acquisti sono Zampagna (ritornato in giallorosso dopo un anno in Umbria perché riscattato alle buste a scapito della Ternana), il giapponese Yanagisawa presentato in grande stile all'Hotel Timeo di Taormina nell'estate del 2004, il brasiliano Rafael, Donati in prestito dal Milan, Zanchi, in prestito dalla Juventus, Nicola Amoruso, il serbo Iliev e il greco Eleftheropoulos. Fu l’inizio di una cavalcata storica: il massimo risultato sportivo nella storia calcistica del Messina. Il campionato si chiuse al 7º posto, con la squadra che sfiorò la qualificazione in Coppa Uefa; avrebbe anche la possibilità di disputare la Coppa Intertoto ma il club non ottenne la licenza per parteciparvi. Un risultato comunque storico, la più alta vetta mai raggiunta dal calcio messinese. Storiche furono le vittorie a San Siro contro il Milan e in casa contro l’Inter. Tutto merito di un gruppo di giocatori affamati, tra cui quello stesso Zampagna che, a La Gazzetta del Sud, non utilizzò mezzi termini per identificare l’artefice di quella straordinaria cavalcata: “Mutti? Per me è stato come un secondo padre per me, lo sento spesso. Mi ha mandato un messaggio ‘l'unico numero 9’. Bravissimo allenatore, perché sapeva come prendere il momento del calciatore”. Bortolo Mutti, con il quale, in esclusiva per Calciomercato.com, abbiamo avuto il piacere di fare due chiacchiere: “La nostra storia non ce la toglie nessuno. Fu un’esperienza unica, irripetibile. Quel Messina era una squadra di di ragazzi stupendi, sostenuti da un pubblico e da una città insostituibili. L'emozione più grande? Aver regalato a tutti i messinesi la grande vittoria a San Siro (2-1 contro il Milan, alla terza giornata ndr, preludio del 2° posto in classifica alla quinta partita) rimarrà sempre nei nostri cuori”.

    L’INIZIO DELLA FINE – Nel calcio, come nella vita, si sa: più sei grande, più arrivi in alto, più rumore fai quando cadi. La stagione successiva, infatti, non fu altrettanto positiva. L’annata cominciò con la richiesta di esclusione del Messina dalla Serie A da parte della F.I.G.C., a causa di irregolarità fiscali. La società si appellò e ricorse al TAR del Lazio, che il 2 agosto 2005 diede ragione ai siciliani, riammettendoli in massima serie; una settimana dopo il Consiglio di Stato confermò la decisione del TAR. Il campionato, tuttavia, non andò positivamente e il Messina retrocesse in Serie B in virtù del terzultimo posto finale. Solo gli sviluppi dello scandalo Calciopoli sconvolsero la classifica: Juventus retrocessa d'ufficio in Serie B e Messina riammesso in A. L'appuntamento con la Serie B fu però rimandato di una sola stagione: i giallorossi chiusero all'ultimo posto la Serie A 2006-2007.

    IL NUOVO FALLIMENTO - L’estate 2008 vide la situazione societaria divenire insostenibile per i debiti accumulati. La famiglia Franza annunciò l'intenzione di lasciare la proprietà del Messina e, coadiuvata dalle istituzioni messinesi, cercò nuovi acquirenti in grado di garantire l'iscrizione al campionato cadetto. Nessuno si prese carico dell'enorme mole di debiti accumulata e il 14 luglio 2008 venne ufficialmente ritirata la domanda di iscrizione alla Serie B 2008-2009. La società non sparì ma fu iscritta nel girone I della Serie D. Il 27 novembre 2008, il Tribunale di Messina dichiarò fallito il Football Club Messina Peloro a causa delle gravi anomalie riscontrate dai magistrati nel bilancio del sodalizio messinese. Alla squadra fu comunque garantita la regolare attività fino al termine della stagione. Il 23 marzo 2009 la fallita "F.C. Messina Peloro" venne rilevata all'asta fallimentare dalla A.C.R. Messina S.r.l., di proprietà del romano Alfredo Di Lullo. Nacque pertanto l'Associazione Calcio Rinascita Messina. È l’inizio di annate difficili e complicate che vedono il Messina sommerso da numerosi problemi societari ed economici. Le problematiche non accennarono a fermarsi e anzi furono solo il prologo a un nuovo, ennesimo, passaggio di quote societarie. Ma neppure la promozione in C2, dopo un calvario di Serie D durato per un quinquennio, riuscì a donare stabilità agli appassionati messinesi.

    LA MANCATA ISCRIZIONE E LA RISALITA DALLA D - Il 7 agosto 2015, la società venne ceduta da Pietro Lo Monaco a un gruppo di imprenditori guidato da Natale Stracuzzi, che assunse la carica di presidente e nominò come nuovo allenatore Arturo Di Napoli. Nemmeno l’inserimento di una leggenda del club bastò a colmare il gap con le altre società. Il 1º febbraio 2017, il presidente decise di dimettersi, sostituito dal vice Piero Oliveri. È il preludio a un nuova preoccupante evoluzione dei fatti. A seguito di alcuni forti malumori dei tifosi e di una protesta da parte dei calciatori per il mancato pagamento degli stipendi, il 18 febbraio 2017 la proprietà si convinse nel cedere l'intero pacchetto azionario. Tuttavia, il 14 luglio successivo, a seguito della mancata presentazione della fideiussione relativa all'iscrizione al campionato di Serie C, la società venne esclusa automaticamente dalla competizione.

    “Molta amarezza non avrei ma pensato un epilogo così triste…” Bortolo Mutti a Calciomercato.com.

    Sicilia, terra di Calcio – Messina, la favola Mutti e l'era Franza: la missione Sciotto riparte da quel 2005

    (Foto del sito ufficiale dell'ACR Messina)

    L’ERA SCIOTTO E LA RIPARTENZA - Il 25 luglio 2017, di fronte all'unica manifestazione d'interesse pervenuta a Palazzo Zanca, l'amministrazione comunale affidò a Pietro Sciotto la composizione di una nuova società al fine di partecipare al campionato di Serie D. Il giorno successivo nacque la nuova società Associazione Calcio Rilancio Messina e il 4 agosto, il sodalizio peloritano, venne ammesso in Serie D, cambiando successivamente nome nell’odierno Associazioni Calcio Riunite Messina Società. In una recente conferenza stampa, il presidente ha voluto sottolineare il suo ruolo nell’operazione di salvataggio del calcio a Messina: “Messina merita di più ma voglio che sia chiaro che il Messina l’ha salvato Pietro Sciotto, non i giocatori”. In questi anni va inoltre in scena un'inedita stracittadina contro il Football Club Messina, già Città di Messina, che rilevando il vecchio marchio del F.C. Messina Peloro tentò di contendere all'ACR l'eredità della tradizione sportiva giallorossa, salvo poi cessare l'attività. Fu un nuovo inizio per la città, un richiamo ai vecchi albori del calcio messinese. Nella primavera del 2021, il Messina ottenne la promozione in Serie C, tornando nel professionismo dopo quattro anni.

    Sono contento, spero che questo progetto possa sempre più consolidarsi con il tempo. Il ritorno di Mario Bonsignore (ritornato ufficialmente Consulente Generale del club proprio in questi giorni ndr) è un segnale importante. Ci vorrà tempo, un tassello alla volta cimenta un percorso che deve essere condiviso e sostenuto da tutti. Ora ci vuole coesione e grande partecipazione per sostenere il progetto e soprattutto la squadra. Sempre forza Messina!” Bortolo Mutti a Calciomercato.com.

    IL FUTURO – Tra lettere e conferenze ufficiali, Pietro Sciotto ha chiarito quale dovrà essere il percorso e il futuro del Messina: “Mi auguro che questa sia davvero una ripartenza, tutti insieme, affinché Messina possa tornare ai fasti di un tempo. Ai tifosi dico di starci vicini come sempre e sono certo che ci toglieremo belle soddisfazioni”. “Adesso voglio ripartire insieme, il punto di partenza è importante. Faccio appello anche a Franza, l’ho sempre detto in privato e lo dico ora in pubblico, la famiglia Franza ha portato il Messina in Serie A al settimo posto. Pietro, chiedo pubblicamente la tua partecipazione. Ripartiamo da zero, tutti insieme”. E ‘Ripartiamo insieme’ è proprio il motto del nuovo Messina, oltre all’augurio che possiamo fare a una città che merita di solcare i più importanti palcoscenici del calcio italiano. Come in quello storico 2005. Come con Bortolo Mutti e la famiglia Franza.

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