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Serie A ed extracomunitari, la pacchia è finita...forse
Ricapitoliamo quindi insieme un po' di numeri. Innanzitutto bisogna partire dalla rosa, che ricordiamolo, non potrà superare le 25 unità. All'interno di questa dovranno esserci almeno 8 giocatori “italiani”, di cui 4 cresciuti nel proprio vivaio e altri 4 cresciuti altrove, ma sempre all'interno di vivai italiani. Va specificato inoltre che per “cresciuti nel vivaio” si intendono giocatori che hanno alle spalle una militanza di almeno un triennio consecutivo all'interno dello stesso club nella fascia di età che va dai 15 ai 21 anni. A questi ovviamente possono essere aggiunti – senza alcun tipo di limitazione – gli Under 21 (cioe nati dopo il 1 gennaio 1995) che possono essere inseriti per raggiungere il quorum dei famosi 8, nel caso in cui il club non riuscisse a raggiungerli tramite giocatori del vivaio. Intorno a questa base di 8 italiani si può costruire la rosa con tutti gli stranieri (comunitari) che si vuole. Attenzione però! Perché per quanto riguarda i giocatori della Gran Bretagna si è aperto un fronte piuttosto caldo dopo la Brexit, e in tal senso si aspettano indicazioni dall'UEFA, che almeno per un periodo intermedio, si vedrà costretta ad adottare una soluzione provvisoria, visto l'altissimo numero di giocatori coinvolti. Gli extracomunitari arruolabili saranno sempre 2 all'anno per ogni club, però adesso le modalità di acquisto e cessione sono più rigide, in quanto non si potranno cedere entrambi con la stessa facilità di prima, e il famoso giochetto che consentiva di vendere per liberare uno slot non sarà più cosi semplice, perché d'ora in avanti solo uno dei due potrà essere acquistato o venduto liberamente (ad una società estera), mentre il secondo dovrà avere un certo curriculum con almeno 2 convocazioni in nazionale nel corso dell'ultimo anno oppure 5 nel corso degli ultimi 3 anni.
Tutto questo nelle intenzioni della nostra lega, dovrebbe dare un giro di vite a molti – troppi – movimenti strani che nel corso delle ultime stagioni si sono verificati nel calcio italiano, ma soprattutto, dovrebbe consentire di dare un maggiore livello qualitativo alle nostre squadre con l'introduzione di una base di giocatori italiani, che ormai era diventata un autentico miraggio per molti nostri club. Una simile riforma, a livello teorico, potrebbe portare sicuramente dei miglioramenti, ma di sicuro non a breve, perché troppe sono ancora le squadre lontane da questi parametri, e rispettare quei parametri, in molti casi porterà – almeno nell'immediato – ad una inevitabile perdita di competitività per alcuni club.
D'altro canto invece, nel caso di altri, potrebbe essere l'occasione giusta per dare un taglio netto al passato e pensare finalmente ad una vera ricostruzione dalle fondamenta. Di discutibile c'è soprattutto il criterio di italianità che si dà o si vorrebbe dare a quella base di 8 giocatori, dato che per italiano si può intendere semplicemente un giocatore che è cresciuto nel vivaio con quei particolari criteri, basta dare un'occhiata a molti dei nostri settori giovanili, dove moltissimi sono gli stranieri. Di positivo c'è invece il fatto che d'ora in avanti, non ci sarà più quella massa indistinta di extracomunitari che toglieva spazio ai giovani italiani e faceva felici solo molti furboni che lucravano su vere e proprie "tratte" di giovani, con operazioni poco chiare e di sicuro poco utili per tutto il nostro calcio.
@Dragomironero