Se Mourinho saprà fare il baby sitter questo sarà l'anno magico di Dybala
Allegri, Sarri e neppure Pirlo erano persone adatte o anche soltanto predisposte a rivestire quel particolare tipo di ruolo. Sicché, per sette stagioni consecutive il campione sudamericano ha vissuto nella Juventus una situazione di “mancanza” nei suoi confronti proprio sotto il profilo dell’empatia. Neppure la fascia di capitano era riuscita a motivarlo completamente. La stessa città di Torino, capace di coinvolgere ma non di avvolgere con la carta dell’amore epidermico, aveva colmato i suoi bisogni interiori da cavallo di razza che, come Ribot, non poteva sopravvivere senza la compagnia della sua capretta nella stalla.
Al suo ottavo anno in Italia, Dybala è a Roma ed è nella Roma. Sarà un’altra storia e un altro film. Lo ha testimoniato il prologo della vicenda con i diecimila tifosi accorsi all’Olimpico soltanto per vedere e acclamare il lor nuovo beniamino. Una scena che, in scala, ha ricordato le presentazioni di Sivori e di Maradona al popolo del San Paolo. Roma e i tifosi giallorossi come luogo ideale per la “Joya”. Non il sussiego piemontese, non l’eccesso napoletano. Quella via di mezzo dove è possibile vivere ed emozionarsi emozionando a propria volta.
Eppoi, Josè Mourinho. Se Paulo Dybala alla fine ha scelto la soluzione romana il merito va ascritto all’allenatore portoghese il quale per giorni e forse anche notti ha corteggiato al telefono il giocatore fino a convincerlo che quella per lui sarebbe stata la mossa perfetta per chiudere il cerchio intorno ad una carriera al momento incompiuta. Mourinho, può piacere o anche no, è un personaggio comunque eccezionale innamorato del bello e capace di leggere dentro le persone. Saprà certamente lui come e che cosa fare per dare a Dybala quel “quinto elemento” che fino a ieri gli è mancato. Ecco perché quello prossimo venturo potrebbe davvero essere l’anno di Dybala, E, perché no, anche della Roma.