Calciomercato.com

  • Getty Images
    Se la Juve non dipende più da Chiesa e Vlahovic, allora può fare davvero paura

    Se la Juve non dipende più da Chiesa e Vlahovic, allora può fare davvero paura

    • Nicola Balice, inviato a Torino
    Sono dieci giornate, quanto basta per capire che la Juve è davvero lì, in prima linea, per mettere pressione alle favorite designate e dire la sua in ottica scudetto. Anche perché c'è stata una prima fase, che si è conclusa di fatto con la vittoria sulla Lazio che ha visto la Juve partire forte per Dusan Vlahovic e Federico Chiesa erano partiti fortissimo. Tanto da far credere che il gruppo di Max Allegri fosse effettivamente dipendente dalle sue stelle. Poi però è successa una cosa, che in realtà dovrebbe far preoccupare le rivali anche di più: pure senza i gol di Vlahovic e Chiesa la Juve si è scoperta vincente, pure più solida e continua. Questo non significa che possa ribaltare le gerarchie consolidate, alla lunga e tornando in condizione, gli attaccanti titolari sono loro due. Ma che due come Arek Milik e Moise Kean rappresentano forse quelle alternative ai titolari che nemmeno le altre hanno: la Juve è corta e rattoppata in ogni reparto, ma in attacco ha un'abbondanza mica da ridere.

    LA JUVE E' AFFAMATA E DOMINA: INTER E MILAN DEVONO INSEGUIRE 

    MILIK E KEAN – Come una staffetta. Prima segnavano solo Chiesa e Vlahovic, poi la Juve ha dopo il crollo col Sassuolo ha chiuso a doppia mandata la propria porta (cinque partite di fila senza subire reti), riscoprendo la verve e l'efficacia delle punte di scorta. Pesante l'effetto Milik: gol decisivo con il Lecce, gol contro il Toro, metà gol di Cambiaso contro il Verona. Manca solo il gol invece a Kean, una forma via via crescente e a tratti straripanti, tre reti annullate dal Var e una sostituzione non gradita contro il Verona ma che verrà risolta solo tra le mura della Continassa con Allegri che farà di tutto per evitare di farlo scivolare di nuovo negli errori di un tempo. Pubblicamente lo ha coccolato e ha motivato il perché di un cambio che il giocatore ha vissuto come ingiusto, privatamente userà anche un po' di bastone oltre alla carota. Intanto si gode il fatto che Kean, anche senza gol, sia stato effettivamente un fattore. Intanto si gode l'abbondanza almeno in attacco, perché negli altri reparti può solo godersi la capacità di soffrire. Comunque non poco. Come non è poco quel primo posto ritrovato dopo più di tre anni.

    Altre Notizie