Sconfitte e reti subite, un 2023 da incubo per il Milan: due soluzioni dal mercato
Una storica semifinale di Champions League, perché conquistata a 16 anni di distanza dall’ultima e perché disputata contro i rivali cittadini dell’Inter, non può cancellare un 2023 nel quale il Milan ha collezionato una serie di statistiche negative difficili da ignorare. Con quella di Bergamo sale a 10 il conto dei ko solamente in campionato subiti dalla formazione rossonera nell’anno solare, che diventano 16 prendendo in considerazione pure la tripla affermazione dell’Inter nella finale di Supercoppa Italiana del gennaio scorso e nei due euroderby della passata primavera, l’eliminazione dalla Coppa Italia per mano di un Torino in inferiorità numerica e i due rovesci nell’attuale edizione di Champions.
INDIFESI - Un dato che fa impressione e accompagnato da un altro altrettanto allarmante: prendendo in considerazione soltanto le 10 sconfitte in Serie A, i rossoneri hanno concesso qualcosa come 27 gol, per una media di 2,7 a partita. E’ racchiusa tutta qui la sensazione di costante fragilità trasmessa negli ultimi 11 mesi dagli uomini di Pioli e individuare la ragione di questo rendimento nelle prestazioni dei soli difensori coglie soltanto una parte del problema. Quando il Milan perde, spesso lo fa male ed esponendosi a brutte figure. Nemmeno la presenza tra i pali di un fenomeno assoluto come Mike Maignan, provvidenziale a più riprese anche nell’evitare che certe sconfitte assumessero proporzioni più eclatanti, può tornare utile se è la fase di non possesso nel suo complesso ad essere gravemente deficitaria. Evidenziata in maniera particolare oggi dall’assenza per infortunio di quasi tutti i centrali a disposizione nell’organico, ad eccezione di Tomori, ma che nasce da un modo di affrontare gli avversari divenuto sempre più leggibile col tempo e a fronte del quale Pioli non ha trovato rimedio.
MA QUALE SCUDETTO - Una squadra sfilacciata e costretta sovente a correre all’indietro per colmare gli enormi spazi concessi alle proprie spalle da un atteggiamento tattico che risulta incomprensibile contro formazioni capaci di ribaltare il campo con pochi tocchi e con attaccanti molto rapidi a disposizione. Il Milan si concede a sistematiche ripartenze che, quando la condizione psico-fisica è lontana da quella ottimale, espone eccessivamente la linea difensiva ad uno contro uno che risaltano la mancanza di calciatori - tolto Tomori - disposti e capaci a confrontarsi in questo tipo di duelli. E che ha presentato sin qui anche un conto salato in termini di espulsioni - ben 5 - che sono quasi tutte figlie delle infilate prese con eccessiva facilità dalla squadra di Pioli. 18 gol incassati nelle prime 15 giornate di campionato sono numeri ben lontani da chi crede di poter ambire allo scudetto e dagli appena 7 lasciati per strada dall’Inter capolista o dai 9 della Juventus seconda: due espressioni, seppur con qualità individuali e proposte di calcio molto differenti, di come questo sia ancora un gioco di squadra nella quale l’organizzazione sia fondamentale per valorizzare le doti dei singoli.
UNA COSTANTE NEGATIVA - Un dato quello delle reti subite peraltro in linea col comportamento della squadra rossonera anche nelle ultime stagioni: in quella scorsa, dopo 15 partite il Milan aveva lasciato sul piatto altrettanti gol (in parte giustificati dall’assenza prolungata di Maignan e dal rendimento non sempre all’altezza di Tatarusanu), in quella poi chiusa con la conquista dello scudetto i numeri erano invece analoghi a quelli del campionato in corso (18) pur trovandosi in una posizione di classifica decisamente migliore, galleggiando costantemente tra il primo ed il secondo posto. E anche nella stagione 2020/21, la prima dall’inizio per Pioli e chiusa alle spalle dell’Inter di Conte con tanto di ritorno in Champions dopo una lunga assenza, a poche giornate dal giro di boa in Serie A Donnarumma e soci avevano concesso già qualcosa come 16 marcature alle squadre avversarie.
L'AIUTO DAL MERCATO - Quella che ai più può apparire come una naturale conseguenza del rischio calcolato di praticare un gioco molto offensivo e dispendioso, che fino al maggio del 2022 aveva tuttavia prodotto più benefici che malus, arrivati al quarto anno sotto la gestione dell’allenatore emiliano non aver corretto questo atavico difetto diventa un’aggravante. Alla quale la società proverà a porre rimedio mettendo a disposizione di Pioli un paio di rinforzi dal calciomercato di gennaio. Moncada e D’Ottavio hanno avviato in tal senso i contatti col Villarreal per sbloccare il rientro dal prestito, con 6 mesi di anticipo, di Matteo Gabbia, che ha il vantaggio di conoscere la piazza ed il sistema di gioco ma che in rossonero è sempre stato una seconda scelta. La doppia prolungata assenza di Kalulu e Thiaw sta spingendo la dirigenza rossonera a fare un ulteriore sforzo per arrivare ad un calciatore pronto ad affiancare da subito Tomori e il primo nome della lista resta quello di Jakub Kiwior, per il quale va convinto l’Arsenal ad accettare una cessione in prestito con diritto di riscatto ad un anno dal suo acquisto dallo Spezia per 25 milioni di euro.
INDIFESI - Un dato che fa impressione e accompagnato da un altro altrettanto allarmante: prendendo in considerazione soltanto le 10 sconfitte in Serie A, i rossoneri hanno concesso qualcosa come 27 gol, per una media di 2,7 a partita. E’ racchiusa tutta qui la sensazione di costante fragilità trasmessa negli ultimi 11 mesi dagli uomini di Pioli e individuare la ragione di questo rendimento nelle prestazioni dei soli difensori coglie soltanto una parte del problema. Quando il Milan perde, spesso lo fa male ed esponendosi a brutte figure. Nemmeno la presenza tra i pali di un fenomeno assoluto come Mike Maignan, provvidenziale a più riprese anche nell’evitare che certe sconfitte assumessero proporzioni più eclatanti, può tornare utile se è la fase di non possesso nel suo complesso ad essere gravemente deficitaria. Evidenziata in maniera particolare oggi dall’assenza per infortunio di quasi tutti i centrali a disposizione nell’organico, ad eccezione di Tomori, ma che nasce da un modo di affrontare gli avversari divenuto sempre più leggibile col tempo e a fronte del quale Pioli non ha trovato rimedio.
MA QUALE SCUDETTO - Una squadra sfilacciata e costretta sovente a correre all’indietro per colmare gli enormi spazi concessi alle proprie spalle da un atteggiamento tattico che risulta incomprensibile contro formazioni capaci di ribaltare il campo con pochi tocchi e con attaccanti molto rapidi a disposizione. Il Milan si concede a sistematiche ripartenze che, quando la condizione psico-fisica è lontana da quella ottimale, espone eccessivamente la linea difensiva ad uno contro uno che risaltano la mancanza di calciatori - tolto Tomori - disposti e capaci a confrontarsi in questo tipo di duelli. E che ha presentato sin qui anche un conto salato in termini di espulsioni - ben 5 - che sono quasi tutte figlie delle infilate prese con eccessiva facilità dalla squadra di Pioli. 18 gol incassati nelle prime 15 giornate di campionato sono numeri ben lontani da chi crede di poter ambire allo scudetto e dagli appena 7 lasciati per strada dall’Inter capolista o dai 9 della Juventus seconda: due espressioni, seppur con qualità individuali e proposte di calcio molto differenti, di come questo sia ancora un gioco di squadra nella quale l’organizzazione sia fondamentale per valorizzare le doti dei singoli.
UNA COSTANTE NEGATIVA - Un dato quello delle reti subite peraltro in linea col comportamento della squadra rossonera anche nelle ultime stagioni: in quella scorsa, dopo 15 partite il Milan aveva lasciato sul piatto altrettanti gol (in parte giustificati dall’assenza prolungata di Maignan e dal rendimento non sempre all’altezza di Tatarusanu), in quella poi chiusa con la conquista dello scudetto i numeri erano invece analoghi a quelli del campionato in corso (18) pur trovandosi in una posizione di classifica decisamente migliore, galleggiando costantemente tra il primo ed il secondo posto. E anche nella stagione 2020/21, la prima dall’inizio per Pioli e chiusa alle spalle dell’Inter di Conte con tanto di ritorno in Champions dopo una lunga assenza, a poche giornate dal giro di boa in Serie A Donnarumma e soci avevano concesso già qualcosa come 16 marcature alle squadre avversarie.
L'AIUTO DAL MERCATO - Quella che ai più può apparire come una naturale conseguenza del rischio calcolato di praticare un gioco molto offensivo e dispendioso, che fino al maggio del 2022 aveva tuttavia prodotto più benefici che malus, arrivati al quarto anno sotto la gestione dell’allenatore emiliano non aver corretto questo atavico difetto diventa un’aggravante. Alla quale la società proverà a porre rimedio mettendo a disposizione di Pioli un paio di rinforzi dal calciomercato di gennaio. Moncada e D’Ottavio hanno avviato in tal senso i contatti col Villarreal per sbloccare il rientro dal prestito, con 6 mesi di anticipo, di Matteo Gabbia, che ha il vantaggio di conoscere la piazza ed il sistema di gioco ma che in rossonero è sempre stato una seconda scelta. La doppia prolungata assenza di Kalulu e Thiaw sta spingendo la dirigenza rossonera a fare un ulteriore sforzo per arrivare ad un calciatore pronto ad affiancare da subito Tomori e il primo nome della lista resta quello di Jakub Kiwior, per il quale va convinto l’Arsenal ad accettare una cessione in prestito con diritto di riscatto ad un anno dal suo acquisto dallo Spezia per 25 milioni di euro.