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Sconcerti: 'Montella gioca col Milan come alla Playstation. Ha già bruciato le idee di una stagione intera'
L’aria del derby è stata la cosa che ha tenuto in equilibrio la partita. Non credo che normalmente l’Inter si faccia recuperare due volte. Ma stavolta ha giocato di pancia come raramente le accade, ha rispettato non l’avversario ma l’evento, si è fatta trascinare nel disordine. Alla fine è arrivato un successo formidabile per le conseguenze sulla stagione. L’Inter è l’unica a rimanere nella scia del Napoli, è seconda in classifica quasi senza aver ancora cominciato a giocare. Non c’è stata ancora una sola grande partita dell’Inter, ma la sua presenza nel campionato è stata continua, fastidiosa, insistente, e oggi è diventata potente. Il Napoli gioca meglio, ma nessuno può seriamente dire che sia più forte, perché non conosciamo l’Inter, naviga a mezzi bocconi, quasi con egoismo.
Diverso il Milan. La sconfitta pesa troppo ma è arrivata quasi naturale. In otto partite Montella ha già bruciato le idee di una stagione intera, non ha più sorprese. E se non trovi idee, contro le squadre più forti perdi sempre. Quattro partite perse su otto sono un limite molto chiaro. Le squadre si costituiscono in meno di due mesi. Nel tempo si migliorano, ma il centro del lavoro deve già essere evidente. Il Milan del derby è stato insistente e generoso, classico come spesso lo diventano i perdenti.
Temo ci sia un equivoco tecnico, sopravvalutazioni importanti. Sono sicuro che il Milan diventerà una squadra forte, ma non oggi, non con questo tipo di giocatori. Il tipo di partita tenderebbe a salvare Montella, ma non sono più sicuro di niente. La caduta è grande e rumorosa, solo una società in grado di gestire già il proprio pubblico può essere in grado di decidere da sola. Ma Montella deve smettere di giocare col Milan alla Playstation. È tempo di trovare uno schema e una squadra, fare da adesso una lista di arrivi e partenze. Deve esserci una fiducia totale tra lui e Fassone. Se manca qualcosa, è meglio che manchi subito tutto.
Di Mario Sconcerti per il Corriere della Sera.