Sconcerti a CM: 'L'Inter non domina il campionato, è in profondo calo. Juve fuori, Roma mediocre e senza società'
«Invece in una settimana - e con un brutto calendario - l’Inter perde 5 punti sul Milan e 3 sul Napoli, e allora adesso è lecito avere qualche dubbio sulla capacità di dominare il campionato. Non di vincerlo, attenzione. Di dominarlo, che è una cosa diversa. Questa mi sembra la cosa più significativa del week end».
Quale sarà il fattore determinante da qui alla fine? «Concentrati sul calendario, sono rimasti solo due scontri diretti: Juventus-Inter e Napoli-Milan. Basta. Ciò significa che lo scudetto non lo decideranno gli scontri diretti, ma la gestione delle forze medie. Vincere il titolo non dipenderà più dalla forza degli avversari, ma dalle partite contro avversarie di fascia media».
Tornando all’Inter. Lautaro non segna da sei partite. L’ultimo gol lo ha realizzato il 17 dicembre contro la Salernitana.
«Ma guarda che il problema non è Lautaro, lui il suo lo fa, gioca per gli altri. E comunque nelle prime 18 partite ha segnato 11 reti, quindi appena si sblocca è facile che arrivi a quota 18-19. Mancano 13 turni e può raggiungere l’obiettivo. E sarebbero tanti gol per un che non è un bomber di razza».
Che Inter hai visto a Napoli?
«Una squadra che ha dominato nella ripresa, ma non ha mai tirato in porta. Insomma: l’Inter non ha mai rischiato di vincere, ma ha certamente rischiato di perdere. Tra il derby e la sfida di Napoli ho visto un’Inter che ha avuto cali profondi».
La Juve è fuori dai giochi per lo scudetto?
«Credo di sì. Vincendole tutte arriverebbe a 85 punti, ma è quasi impossibile. Sono convinto che alla Juve un pensierino l’abbiano fatto, ma i numeri non la sostengono. E non bisogna dimenticare che ci sono tre squadre davanti. Se ce ne fosse stata una sola forse sarebbe stato diverso».
La Roma di Mourinho ha 7 punti in meno della Roma di Fonseca. E in casa del Sassuolo ha pareggiato all’ultimo giro. Cos’è che non funziona?
«Occhio, la Roma è una squadra mediocre con qualche eccellenza. Il problema di Mourinho è che non c’è società. E’ lui, è Mourinho, la società. Ma così è difficile progredire con un allenatore estremo, perché diventa un dittatore. Credo che sia l’ora che intervenga la proprietà, è giusto che la società si chieda: ma possiamo fare di più? E magari lo chieda anche a qualche giocatore rappresentativo. Bisogna finirla nel considerare Mourinho il sole attorno a cui gira tutto. Così non si cresce. Quello che vedo nella Roma è che non c’è miglioramento tecnico e quando la squadra va male per 25 giornate la responsabilità è dell'allenatore, non di altri. E a quelli che dicono che Mourinho vive di intuizioni, rispondo: e chi le ha viste finora queste intuizioni?».