Sclavi, laziale dalle molte vite: portiere, centromediano e pittore
- 2
UNA VITA ALLA LAZIO - La storia di Ezio Sclavi calciatore nasce all'improvviso durante il suo periodo di leva, a Roma. Insofferente alla vita di caserma, ben presto Sclavi si accorge che chi tra i commilitoni gioca a calcio gode di maggiori uscite e permessi, quindi decide di provare ad andare in giro per le società calcistiche ad offrirsi come portiere, ruolo che aveva già praticato – con pessimi risultati – a Stradella. Sclavi si propone ad alcune squadre ma ottiene sempre rifiuti. Con alcuni commilitoni si iscrive ad un torneo amatoriale e durante una partita viene visto da alcuni dirigenti della Lazio che lo invitano per un allenamento. La Lazio aveva perso il portiere Agazzani, passato alla Reggiana, e aveva quindi bisogno di un nuovo numero uno, così, con la stagione 1923/24 Sclavi esordisce a difesa della porta della Lazio, legando la sua carriera ai colori laziali. Sclavi, infatti, giocherà sempre per la Lazio dal 1923 al 1934, fatta eccezione per la stagione 1925/26.
IL PASSAGGIO FUGACE ALLA JUVENTUS - Nell'estate del 1925 Agnelli continua nella costruzione della Juventus andando a prelevare due pezzi pregiati proprio dalla Lazio. Nella squadra capitolina si stanno scontrando, in quegli anni, due correnti di pensiero opposte. Una fazione più tradizionalista, legata ai principi pionieristici del puro dilettantismo, incarnata dal presidente Ballerini l'altra, modernista, aperta al professionismo. Il presidente laziale Ballerini non ne vuole sapere di pagare i giocatori per giocare a calcio e quindi i migliori se ne vanno: tra questi nell'estate del 1925 Vojak e Sclavi finiscono a Torino, sponda Juventus. Vojak se ne va senza battere ciglio, Sclavi è riluttante all'idea di lasciare Roma e la Lazio, tanto che più volte dice al suo presidente che si accontenterebbe anche del solo vitto giornaliero pur di rimanere, ma la risposta è negativa. Così Sclavi diventa un giocatore della Juventus per la stagione 1925/26.
Il problema per Sclavi è che alla Juventus si trova davanti il portiere più forte della sua generazione, Combi e scalzarlo si rivela impossibile.
PORTIERE CENTRO-MEDIANO E SENZA PAURA - Tanto che con la maglia bianconera in quella stagione 1925/26 Sclavi gioca una sola partita, il 27 giugno, a Reggio Emilia. I bianconeri sono già sicuri dell'accesso alla finalissima nazionale e tengono a riposo alcuni titolari. Contro la Reggiana Sclavi finalmente fa il suo esordio con la Juventus, ma non giocando in porta bensì come centro mediano! Le cronache dell'epoca non sottolineano la stranezza, in realtà era già accaduto in passato e accadrà anche altre volte negli anni a venire che un portiere fosse schierato in un ruolo di movimento – capiterà ancora anche allo stesso Sclavi, ma deve essersela cavata bene, tanto che la Juventus vorrebbe pure rinnovargli il contratto, ma Sclavi ringrazia e declina, preferendo tornarsene alla Lazio. E alla Lazio diventa uno dei calciatori simbolo della società, giocando sempre con grande generosità e senza paura. Tra le altre valga ad esempio la partita contro l'Alessandria del 1931: Sclavi viene colpito da un avversario all'orecchio e sviene, ma non abbandona la partita. Riprende a giocare e riceve un'altra botta. Ancora Sclavi non ne vuole sapere di lasciare i suoi compagni in inferiorità numerica, i medici gli fasciano la testa e lui, imperterrito, riprende la sua posizione tra i pali.
Per la Lazio giocherà sino alla metà degli anni'30, quando per un altro infortunio dovrà cedere il posto di titolare a Blason, senza più riuscire a scalzarlo. La Lazio regala a Sclavi la lista di trasferimento gratuita in segno di riconoscenza, lui però si sente un po' tradito e il suo rapporto con il calcio si incrina in maniera insanabile.
L'anno successivo è a Messina per qualche partita sulla panchina della squadra cittadina, ma ormai il calcio non fa più per Sclavi.
PORTIERE ARTISTA - È tempo di iniziare una nuova vita. Sclavi parte volontario per la guerra in Etiopia come caporale motociclista e, una volta terminata la campagna militare lì si ferma a vivere. Acquista dei camion e ad Addis Abeba mette su un'impresa commerciale. Rientrerà in Italia solo nel 1947, dopo essere stato per sei anni prigioniero di guerra in un campo inglese in Tanganika.
Tornato in Italia, vive ad Arma di Taggia coltivando un altro dei suoi amori: la pittura. Sì perchè Ezio Sclavi non è stato soltanto uno dei più forti portieri della Lazio, ma è stato anche uno degli esponenti della “Scuola Romana” corrente pittorica nata a Roma e che in qualche modo sarà in contrapposizione anche ideologica con quella del “Novecento”, più affine, quest'ultima, ad una certa estetica di regime.
Già con la fine degli anni'20 Sclavi aveva iniziato a frequentare gli ambienti intellettuali ed artistici di via Margutta, venendo a contatto con scrittori quali Moravia, Elsa Morante e con i pittori della “Scuola Romana”, tra i quali importante per Sclavi sarà Corrado Cagli, con il quale inizierà non solo una bella e solida amicizia ma anche un sodalizio artistico. È con il 1933 che Sclavi pittore ha il suo primo riconoscimento internazionale, quando gli viene riservato uno spazio all'interno dell'esposizione della Scuola Romana presso la Galerie Bonjean di Parigi.
La vita – meglio sarebbe dire le molte vite – di Ezio Sclavi è stata raccontata alcuni anni fa nell'ottimo romanzo di Fabio Bellisario “Ezio Sclavi, portiere pittore”, volume indispensabile per chi volesse approfondire la conoscenza con Ezio Sclavi, il più grande portiere di sempre della Lazio.