Inter-Genoa 1930: cade una tribuna e Meazza segna per il bambino ferito
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FINALMENTE IL GIRONE UNICO - Il “girone unico” finalmente dall'autunno del 1929 è realtà anche in Italia. Dopo oltre 30 anni di vita il campionato italiano smette definitivamente la suddivisione in gironi e a partire dalla stagione 1929/30 adotta la formula del girone unico con partite di andata e ritorno. Dovevano essere 16 le squadre partecipanti, diventeranno 18 prima di iniziare il lungo viaggio, il 6 ottobre 1929.
AMBROSIANA – GENOVA 1893 - Se l'attesa della vigilia è tutta per le due finaliste del campionato precedente – il Bologna campione d'Italia in carica e il Torino – ben presto la Juventus e il Genova prendono in mano le sorti del Campionato, con Ambrosiana, Alessandria e il Torino stesso ad inseguire. Con il girone di ritorno la sfida si restringe tra l'Ambrosiana e il Genova. Nuova denominazione per le due società, alla maniera fascista: il nome del club milanese è troppo prossimo ai movimenti operai e socialisti, mentre il nome del club genovese è in una lingua straniera. Non vanno bene entrambi e occorre modificarli All'interno, quindi, della razionalizzazione e semplificazione del movimento calcistico italiano voluta fortemente dal partito nella seconda metà degli anni'20, nella tarda estate del 1928 l'Unione Sportiva Milanese viene assorbita dall'Internazionale così da creare un nuovo soggetto calcistico, dal nome meno problematico: l'Ambrosiana. Per quanto riguarda la squadra genovese, il partito fascista ha vita un po' più facile, limitandosi ad italianizzarne il nome, aggiungendo la data di fondazione. Proprio Ambrosiana e Genova 1893 si giocano la conquista dello scudetto nel primo campionato di Serie A a girone unico. La partita è in programma domenica 15 giugno con l'Ambrosiana prima in classifica e il Genova secondo, a 4 punti di distacco.
SE OGGI VINCENTE, IO GUARIRO'! - Si gioca sul campo milanese di via Goldoni, in un impianto ormai obsoleto intitolato a Virgilio Fossati, capitano dei nerazzurri nell'anteguerra e morto da eroe durante la Prima guerra mondiale. Quasi 20.000 persone sono accorse per quello che potrebbe essere l'incontro decisivo per l'assegnazione dello scudetto. Già mezzora prima dell'inizio della partita le tribune sono piene e proprio verso le 16 dal cielo si iniziano a sentire i rombi degli aeroplani, protagonisti della “Sagra del cielo”, evento in programma nel vicino aerodromo di Cinisello. Alcuni di questi aerei volteggiano sul terreno di gioco a pochi metri dalle tribune, gli spettatori per meglio vedere queste acrobazie si sporgono sui parapetti della tribuna in legno del settore popolari, tanto che la pressione eccessiva fa cedere la ringhiera e una cinquantina di persone precipita per quattro metri sugli altri spettatori, in una nuvola impressionante di polvere. Le persone, schiacciate da quelle che sono precipitate, si ammassano verso la rete metallica che separa la tribuna dal campo da gioco. Così Vittorio Pozzo descrive l'indomani su La Stampa questi attimi di terrore: “(...) Dalle quattro gradinate la gente rotolò sul campo come una valanga. Gli spettatori delle ulte rampe si trovarono schiacciati, sospinti, scagliati contro la rete metallica che ripara le tribune dal campo. (…) Mille e più persone rotolarono d'improvviso come una cateratta. Braccia che si agitavano, sottane in aria, tra scricchiolii e urla spaventose.”
La pressione si fa insostenibile per le reti di protezione che cedono, facendo riversare gli spettatori sul terreno di gioco.
Lettighe e autolettighe accorrono ben presto sul posto, sin da subito dirigenti nerazzurri e i calciatori dell'Ambrosiana – presenti sul terreno per il riscaldamento – prestano i primi soccorsi. Miracolosamente e fortunatamente il bilancio finale non vedrà nessun morto, contro oltre 130 feriti. La partita può essere giocata e così Ambrosiana e Genova alle 17.20 scendono in campo. I genoani, che non hanno visto nulla di quanto accaduto perché ancora negli spogliatoi, partono meglio e già dopo 4 minuti sono in vantaggio con Levratto. Il Genova non si ferma, l'Ambrosiana pare ancora molto scossa. Gli ospiti si portano sul 2 a 0 e Allemandi viene espulso: l'incontro pare indirizzato verso i liguri, ma Meazza non ci sta e accorcia le distanze, anche se poco dopo ancora Levratto infila il portiere milanese, portando il risultato sul 3 a 1. Il Genova, però, non ha fatto i conti con il “balilla”: Meazza non molla e grazie alla sua personale tripletta fissa il punteggio sul 3 a 3. Meazza è una furia, gioca con il coltello tra i denti e domina l'intero incontro. Il Secolo XIX avanza l'ipotesi che l'atteggiamento di Meazza possa essere dipeso da un bambino ferito, che prima del fischio d'inizio, avrebbe chiesto al balilla di fare di tutto per vincere: la vittoria dei nerazzurri sarebbe stata la migliore medicina per poter guarire. Eppure la partita potrebbe ancora prendere una strada diversa. A meno di dieci minuti dalla fine al Genova viene concesso un calcio di rigore: Levratto non se la sente di tirarlo, Banchero è l'unico che si prende la responsabilità, ma lo sbaglia.
Alla fine il 3-3 risulterà decisivo e l'Ambrosiana vola verso lo scudetto.
Un'ultima curiosità ce la racconta il giornalista interista Gabriele Borzillo, per chiudere sull'episodio dell'incidente. La società Ambrosiana era coperta da assicurazione e nelle settimane successive inizia a risarcire alcuni feriti. Senonché, divenuta di dominio pubblico la notizia, molti altri che in quella domenica erano rimasti feriti, citano per danni la società milanese, aumentando così di molto l'esborso economico, tanto che il presidente nerazzurro Simonotti chiede aiuto alla FIGC: l'assicurazione voleva rivalersi sul club e questo avrebbe portato alla bancarotta la società. La FIGC se ne lava le mani, Simonotti si dimette e al suo posto arriva Pozzani che sana la questione.