
Schelotto racconta il nipote di Del Piero a CM: "E' il mio figlioccio, in campo un toro alla Lautaro"
Che rapporto hai con Lorenzo Del Piero?
"L'anno scorso ha fatto esperienza alla Juve Stabia, qualche giorno fa è diventato maggiorenne e ora... ci passiamo 18 anni esatti; è il più giovane in rosa. Io me lo sto coccolando come fosse il mio figlioccio, ho conosciuto tutta la famiglia e spesso ci confrontiamo. Mi rivedo in lui al mio arrivo in Italia, oggi gli sto insegnando cosa vuol dire essere un calciatore".
Che giocatore è in campo?
"Un attaccante con grandi qualità: sveglio, umile, in allenamento lavora tantissimo e sto cercando di tenerlo lontano dalle pressioni senza dargli troppe responsabilità. Un bomber da area di rigore, gli dico sempre che quella zona del campo deve essere casa sua e nessuno si deve avvicinare. Ho molte aspettative su di lui, penso possa fare una grande carriera".
Se dovessi paragonarlo a un giocatore di Serie A?
"E' alto 180 cm, ha una grande forza fisica e non molla mai: un toro alla Lautaro. Gli ho consigliato di studiare Martinez e Retegui, attaccanti che fisicamente usano il corpo come può fare lui. A volte va anche troppo forte in campo, ogni tanto gli dico di abbassare i ritmi e di rallentare".
E fuori dal campo che ragazzo è?
"In tanti gli fanno battute sulla Juventus e sullo zio, non è facile portare un cognome del genere ma lui si lascia scivolare tutto addosso. E' un ragazzo che ascolta molto e ha voglia di crescere, questa esperienza gli servirà per continuare a maturare".
Te hai una grande esperienza, ma hai notato un po’ di soggezione verso di lui da parte del resto della squadra?
"No, assolutamente. Fin dall'inizio ho detto alla squadra di aiutarlo a inserirsi perché è arrivato a metà stagione in un gruppo già formato, i ragazzi l'hanno subito accolto bene e io mi sono messo a disposizione. Non perché è Del Piero, ma da capitano cerco di essere un punto di riferimento per tutti".
Che consigli gli dai?
"Di divertirsi, rimanere con i piedi per terra e non perdere l'umiltà che lo contraddistingue. Avrà tanti ostacoli ma deve avere sempre la forza di rialzarsi e andare avanti, la sua carriera dipende solo da lui".
Ci racconti un aneddoto insieme?
"Appena ci siamo visti mi ha detto che si ricorda di me nel giorno dell'addio al calcio dello zio. In quello Juventus-Atalanta allo Stadium io ero in campo con i nerazzurri e allo stadio, piccolissimo, c'era anche Lorenzo".
Conosci Alex?
"L'ho affrontato da avversario, ma non ci conosciamo personalmente. Tramite Lorenzo ci siamo scambiati dei messaggi, qualche settimana fa ho portato la maglia di Alex in allenamento - sono un collezionista, ne ho quasi 400 - ci siamo fatti la foto e lui l'ha mandata allo zio".
Come se la cava con le punizioni? "No le tira lui, è un bomber che si muove dentro l'area. Le punizioni le lasciamo a Oan Djorkaeff, figlio dell'ex interista Youri".
In che ruolo gioca?
E' un esterno d'attacco velocissimo, bravo con tutti e due i piedi, ha una tecnica straordinaria e ancora tanti margini di miglioramento. E, come Lorenzo, anche lui è molto umile e sta vivendo un gran momento: 4 gol nelle ultime 6 partite".
Col Paradiso hai firmato in estate, com’è nata l’idea di andare a giocare in terza divisione svizzera?
"Se devo essere sincero non ho mai seguito particolarmente i campionati svizzeri, ma mi ha convinto il fatto di essere vicino casa. L'obiettivo di quest'anno è la salvezza, il prossimo puntiamo alla promozione in seconda divisione".