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    Sassuolomania: quell'immarcabile ombra di Doumbia

    Sassuolomania: quell'immarcabile ombra di Doumbia

    Nelle ultime sei partite il Sassuolo ha perso tre scontri diretti su cinque (Empoli, Atalanta, Verona), ne ha pareggiato uno a fatica grazie a un rigore (Torino), e vinto l'unico col Chievo, sempre su rigore. L'ultima sconfitta farebbe storia a sé, considerata la posizione in classifica della Roma, le differenze di organico e di stimoli, ma così non può essere, se si vuole parlare di calcio francamente.

    La serie "negativa" riguarda comunque e soprattutto le prestazioni, più che i numeri. Tra infortuni, cambi di modulo, squalifiche e voci di mercato, la squadra sembra aver perso fame e identità, la voglia di rimanere pericolosi contro chiunque, confidando nel proprio gioco. Questa di mercoledì non era certo una Roma più forte di quella dell'andata, questa Roma qui che tira in porta 4 volte, e che se non fosse per Florenzi, lasciamo stare.

    Al di là dell'errore tattico di Cannavaro e Acerbi, sul primo gol, che scagionerebbe Sansone dalla colpa di essere bassino e per giunta un attaccante, (l'errore consisterebbe nel non essersi passati Ibarbo, pur godendo della superiorità numerica), la scelta del 3-5-2, con Sansone esterno destro, non si è rivelata poi così sagace, stavolta. Lo dimostrerebbero i primi venti minuti del secondo tempo, quando Di Francesco, inserito Zaza e tornando al suo 4-3-3, è riuscito a modificare un po' l'andazzo, facendo retrocedere la Roma. Qualche pericolo in più, un miracolo di De Sanctis, poi ha segnato Pjanic: fine dei giochi.

    Ma torniamo al primo gol, quel gol che ha destinato la partita dopo soli cinque minuti. Occorre chiarire la scena per meglio individuare la nota dolente: in area ci sono Ibarbo e Doumbia, per la Roma, due noti saltatori, dall'altra parte Acerbi marca il primo, seguendone il timido taglio da sinistra verso il centro, mentre Sansone, il difensore più esterno, fa correttamente diagonale su Doumbia.

    A questo punto possiamo avanzare due interpretazioni: la prima è che, ci fosse stato un altro un po' più alto di Sansone, Doumbia non avrebbe segnato (questa, per esempio, è la tesi di Peluso, nel dopopartita), la seconda, ed è la mia personale, è invece che, anche con Sansone in quel ruolo, il gol si poteva evitare, scalando, dico, con un passaggio di consegna tra Acerbi e Cannavaro. Sansone sarebbe rimasto lui guardingo e inoperoso, non Cannavaro a centro area come invece è successo, cosa evidentemente paradossale.

    I centimetri vanno distribuiti al momento giusto, la zona deve essere improntata sempre su questo concetto. Bastava una voce di Acerbi, forse. Eccola qui la nota dolente, ed è quella voce che Cannavaro non ha ricevuto, dolente perché inespressa e potenziale, sostituita dal movimento incongruo di Acerbi, benché non del tutto scorretto.

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