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Sassuolomania: l’approccio mentale non c’entra, Dionisi non scarichi sui giocatori le sue responsabilità
Secondo mister Dionisi è una questione mentale, lo ha detto chiaramente nel postpartita di ieri sera: “E' mancato un po' di spirito. Abbiamo sbagliato tecnicamente e l’approccio non è stato il massimo. Sono arrabbiato, perché abbiamo concesso ripartenze su errori nostri e mi dà fastidio. Abbiamo pagato presunzione e leggerezza, ora sta a noi dimostrare che non siamo in crisi”.
21 tiri a 5 (di cui solamente 2 in porta) colpa dell’approccio? 18 occasioni da gol a 5, sempre colpa dell’approccio? Ecco perché, a dispetto di un risultato apparentemente ‘normale’ (non si può certo dire che un 2 a 1 in trasferta sia una batosta…), mi permetto di scrivere ugualmente ‘presi a pallonate’. E ciò che si deve rimproverare il Sassuolo è soltanto il fatto di aver concesso ripartenze? Cosa dovrebbe dire allora il Torino che, in vantaggio 1 a 0 e senza aver concesso nulla fino a quel momento, si è visto raggiungere dal gol di Thorstvedt nato da un regalone di Rodriguez?
L’unica occasione vera creata dal Sassuolo è stata la traversa di Laurienté, per il resto ho visto solo duelli vinti dai difensori del Torino, che si sono mangiati il tridente neroverde, Berardi compreso. Su Pinamonti sostituito solo all’ottantatreesimo nonostante sia stato surclassato per tutta la gara da Buongiorno, non so più cosa dire. Però lasciatemi sottolineare che la scelta del sostituto è stata Defrel, che nei restanti 15’ ha toccato la pochezza di 3 palloni contati. Era una partita ‘fisica’, nella testa del mister, ecco perché Mulattieri non andava bene se non al 93’, come mossa disperata. Ma questo è quello che hanno prodotto i muscolosissimi Pinamonti e Defrel: niente. Che non fosse difettoso il ragionamento alla base. Un discorso simile a quello di Mulattieri vale per il diversamente leggero Castillejo, entrato in campo poco prima dello scadere del tempo regolamentare. Un po’ così, della serie ‘va’, e tiraci fuori dai guai’. D’altra parte consolante, ma comunque non sufficiente a trasformare le sorti del match, l’ingresso inatteso di Volpato, che si è subito distinto tecnicamente (guardate la differenza con Defrel: sempre in 15’, il baby ex Roma ha giocato 9 palloni, eseguendo almeno 7 passaggi di cui 5 in avanti…). Ma l’assurdo è che, a fronte di questi cambi evidentemente incoerenti e dettati più che altro dalle circostanze negative, ce n’è stato uno assai più organico al piano-gara (ricordate la partita ‘fisica’ nella testa del mister?) e soprattutto molto più ragionato, in quanto è avvenuto sull’uno a uno e a bocce ferme, nell’intervallo: sto parlando di Uros Racic mezzala, cioè la mossa che di fatto ha condannato il Sassuolo. Ecco, alle volte il mea culpa non dovrebbe essere così generico e fumoso. Invece di spostare l’attenzione e le responsabilità sull’approccio dei giocatori, ogni tanto Dionisi potrebbe ammettere di non aver preparato la partita giusta.