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Sassuolomania: la differenza tra Vlahovic e Scamacca
Oggi prendo il 4 a 0 di Marassi e lo metto davanti a Scamacca. Prendo il debutto di Vlahovic all’Allianz e lo metto davanti a Scamacca. Fino a qualche tempo fa consideravo questi due attaccanti, certo, diversi, ma entrambi lanciatissimi sulla stessa orbita, e questo al di là del minutaggio e dei gol segnati (sempre che si possa andare al di là dei gol, quando parliamo di centravanti).
Ieri ho sciolto un dubbio che mi rimaneva. Se Scamacca non gioca intenso, dando più del centodieci per cento, non è neanche lontanamente paragonabile al serbo.
Perché Vlahovic non sbaglia l’approccio. Non commette l’errore esiziale di adagiarsi. Di lasciarsi distrarre. Di perdere la fame. Vlahovic è intensità, applicazione nelle due fasi, concentrazione costante, un mostro di presenza. Scamacca invece è ancora altalenante. Ci fa vedere cose spettacolari, magari anche più complesse di quelle di Vlahovic, poi sparisce, esce dalle partite, si lascia marcare dai difensori avversari, come se fosse una cosa normale. Si lascia andare. Eccola qui la differenza principale tra Scamacca e Vlahovic, non è tanto che uno è destro di piede e l’altro mancino. È l’intensità la chiave di lettura. E poi non è nemmeno il colore della maglia il problema, dal momento che Vlahovic giocava così anche a Firenze. Non posso credere che Scamacca abbia smesso di impegnarsi perché non è andato subito all’Inter o perché all’Inter è stato in un qualche modo già promesso. Sarebbe ancora più grave, infantile. O forse voleva andarci lui alla Juve? Allora sarebbe in effetti un colpo duro dal punto di vista psicologico, una sbandata comprensibile. Un veleno invisibile, un guasto inconfessabile.