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    Sassuolomania: è giusto contestare il club?

    Sassuolomania: è giusto contestare il club?

    • Luca Bedogni
    Episodi di contestazione si sono verificati durante e dopo Sassuolo-Lazio (0-2), l’ennesima sconfitta della squadra di Dionisi (un solo punto in sette partite, quarto ko consecutivo). Prima è apparso in curva uno striscione dove stava scritto (più o meno) che tutto si vanifica in nome del profitto, perché interessa solo quello, poi c’è stato il tête a tête finale con i giocatori.

    La curva ci va giù di pancia, a suon di luoghi comuni. Posto che in un luogo comune c’è sempre un fondo di verità, mi chiedo a freddo quale debba essere il bersaglio più sensato di questa contestazione sparata nel mucchio: la società, il mister o la squadra? È giusto ripartire al meglio le responsabilità prima di tutto per capire dove e come intervenire per fronteggiare questo momento di crisi. Non credo che basti dire ai giocatori “tirate fuori i coglioni”. O “dovete giocare per la maglia”. Siamo nel 2023, non si gioca più per la maglia da un po’. 

    Su questa rubrica è dall’inizio dell’anno che suono campanelli e campanacci d’allarme. Chi segue questo appuntamento settimanale lo sa bene. Ho criticato aspramente Dionisi (dopo averlo in parte apprezzato l’anno scorso), e ho sottolineato tempestivamente le criticità di questo gruppo, sia da un punto di vista tecnico-tattico che caratteriale. Avevo utilizzato il verbo ‘precipitare’ in più di un articolo, già dalle prime giornate di campionato, quando tutto era ancora confuso. Oggi il Sassuolo è in caduta libera, è una realtà. Quartultimo, trend spaventoso, al momento salva soltanto il gap di 7 punti sulla terzultima (la Samp che ha appena battuto la squadra di Dionisi). 

    Detto ciò quello striscione mi è sembrato una sciocchezza. In primo luogo ingeneroso nei confronti di una società che sta facendo vivere un sogno a una città di 40000 abitanti. Con questo non sto sostenendo che il club non abbia responsabilità. È sotto gli occhi di tutti che alcuni acquisti non sono all’altezza. A volte ci si prende a volte no, quando le cose si fanno in buona fede (come credo e spero). Una volta ci prendi con Scamacca, Raspadori e Frattesi, un’altra floppi con Pinamonti (20 milioni!), Alvarez (ieri vice impalpabile) e Thorstvedt (ieri inutile). Stessa discorso si può fare, volendo, per gli allenatori.

    Per intenderci e anche per concludere, io non incolpo la società per aver venduto o comprato male. Anzi, fa bene a seguire quel modello di business. Ma sarò pronto a incolparla se non interviene tempestivamente, adesso, in questa sessione di mercato, per rimediare. Serve un centravanti, un centrale, e forse anche un allenatore. Scrivo ‘forse’ perché ritengo la partita col Monza decisiva per il destino di Dionisi. Sta rischiando moltissimo, ma può ancora rialzarsi.

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