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    Sassuolomania: cosa voglio arrivare a dire

    Sassuolomania: cosa voglio arrivare a dire

    Usiamo Roland Barthes per consolarci: "Che cos'è lo stile? E' fare di un atto difficile un gesto grazioso, è dare un ritmo alla fatalità. E' essere coraggioso senza disordine, è dare alla necessità l'apparenza della libertà". Parlava del lavoro del torero, il semiologo francese, ma è chiaro che una definizione così bella si presta, oggi come allora, a diventare universale. Diciamo, almeno nello sport. Così, per fare un esempio, cioè a partire da un modello, mi viene in mente un gol di Platini contro l' Ascoli, datato 10/4/83; Le Roi chiede una triangolazione a Bettega, poco prima della lunetta dell'area avversaria, questi prova a restituirgli il pallone, ma sbaglia, alza la palla. In questa frazione di secondo l'errore del compagno impone a Michel di escogitare l'unica giocata possibile ("necessità") che si rivelerà essere anche la più efficace, nonché la più bella e imprevedibile ("apparenza di libertà"); con un colpo di tacco istintivo il numero dieci della Juve addomestica il pallone, lo giustifica per stile, superando nello stesso istante in pallonetto l'ultimo difensore casaccato di blu. A quel punto, Brini, il portiere dell'Ascoli di allora, esce dai pali, convinto di arrivare primo sul pallone ancora in volo. Fra i due avversari che si avventano, un nulla, il tempo di un rimbalzo. Michel può anticiparlo soltanto così, la contingenza implora fantasia, escogitando un nuovo pallonetto, questa volta di controbalzo, con la punta della suola, forse con gli ultimi due tacchetti. Questo è "dare ritmo alla fatalità", questo disegnare per aria, fra la trequarti e la porta, con una doppia parabola, la M di Michel, la sua firma per sempre: il suo stile. 
    Lunedì sera abbiamo assistito a qualcosa di simile, non tanto perché i due gol, quello lontano di Platini e quello fresco fresco di Pogba, si assomiglino esteriormente, quanto perché in entrambi i casi si rivela una cifra, prorompono verità di stile. Qual è, allora, la cifra di Pogba, il segno che ha sfregiato la difesa del Sassuolo, all'82', altrimenti impeccabile? Pallone recuperato nella propria metà campo e smistato via per azionare il contropiede, corsa senza palla "cattiva", come si usa dire, a tagliare il campo in diagonale da sinistra verso destra, intercetto impertinente (è questo il coraggio "senza disordine" di cui parla Barthes?), uno stop d'esterno destro quasi impossibile da effettuare in corsa, due rimbalzi, un tiro in salto; nemmeno il tempo di toccare terra, che eran già pronti gli slow-motion per tutte le sigle e le réclame dell'anno prossimo. Ma a che altezza ha impattato il pallone, Peluso? Diccelo tu, che eri lì inerme di fronte a quel balzo, ammutolito come una fanciulla a cui sia apparso l' unicorno nero dal crine ossigenato. Il passaggio non era destinato a lui, era lungo, era forte. Il fuoriclasse dunque sovverte, si apre un varco nell'impensato, o, per essere più corretti, è lui stesso il varco che si crea, è un flusso di poteri scatenatisi d'un tratto. E ancora; come il suono di uno strumento musicale dipende dal suo timbro, così la conformazione fisica del giovane francese ne caratterizza le giocate, da quelle più banali a quelle estreme, persino la sua tecnica di base, che parrebbe in quanto tale patrimonio comune, ne viene influenzata. Se io la colpisco col piatto, non suona come il piatto di Pogba, e via dicendo.. Cosa voglio arrivare a dire con tutto questo? Che il Sassuolo, non esistesse lo stile Pogba, l'evento Pogba, questa partita l'avrebbe pareggiata, uscendo, fra gli applausi dello Juventus Stadium, rigenerato, dopo una grande prestazione. 

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