Scoprite cos'è il 'calcio camminato', la nuova moda inglese
Palla al piede, un attaccante dribbla un avversario e corre verso la porta: ma l’arbitro fischia e assegna una punizione alla squadra avversaria. Il direttore di gara non è impazzito: si limita ad osservare le regole del “Walking Football” (foto dagospia.com). Alla lettera, Calcio Camminando, variante del gioco del pallone che sta facendo migliaia di proseliti in Inghilterra. Sono calciatori dai capelli grigi o bianchi, va specificato, perché a loro si rivolge la nuova disciplina: a tutti quelli che, per ragioni di età o di salute, farebbero fatica a giocare a calcio correndo.
Lanciato sei anni fa come esperimento, oggi il Walking Football è un torneo con 250 squadre e migliaia di tesserati. L’estate scorsa la Premier League gli ha dedicato uno spot pubblicitario durante la telecronaca di una partita e l’interesse si è moltiplicato. Ora la Football Association (federcalcio inglese) sta pensando di prendere in mano l’iniziativa ed ampliarla ulteriormente.
Tutto è nato da un centro per anziani che nel 2009 cercava passatempi per gli iscritti. Un sondaggio rivelò che, più di giocare a carte, tombola o bocce, nonnini e pensionati desideravano giocare a calcio. Naturalmente ci sono uomini di 70 anni che continuano a fare jogging senza troppa difficoltà, ma per i più il cuore e i legamenti non sono gli stessi di quando ne avevano 30.
Così nacque l’idea di un calcio a ritmo più blando: camminando, appunto. Con una regola ferrea: se uno trasforma il passo veloce in corsetta, l’arbitro ferma il gioco e dà un calcio di punizione agli avversari. C’è sempre qualcuno, nella foga della partita, che fa uno scatto e comincia a correre: ma viene fermato dal fischio arbitrale, come i cavalli nelle gare di trotto, squalificati se galoppano.
La regola è necessaria per uniformare il gioco: includendo sia chi riuscirebbe ancora a fare una corsetta, sia chi rischierebbe le coronarie o le ginocchia. È un calcio al rallentatore, ma pur sempre calcio. E non mancano gli ex-campioni, come George Jackson, che giocò dodici partite nella massima serie con lo Stoke City, inclusa una contro il Manchester United di George Best, Bobby Charlton e Denis Law in cui fu nominato miglior giocatore dell’incontro. Ma poi si ruppe una gamba e addio football. «Pensavo di non giocare più», dice al Guardian di Londra. Invece può ancora giocare, palla al piede, con i Chesterton Crusaders, la sua squadra di “Walking Football”. Basta che cammini invece di correre.