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  • San Siro, tutte le cifre: nuovo impianto, ristrutturazione, naming rights, rende di più uno stadio per due o uno a testa?

    San Siro, tutte le cifre: nuovo impianto, ristrutturazione, naming rights, rende di più uno stadio per due o uno a testa?

    • Dario Donato
      Dario Donato
    Il punto di partenza è che al momento non ci sono i dettagli di un punto di partenza. Sulla questione San Siro si è infuocata la polemica sulla base di un’idea. Non un progetto concreto, non uno studio, nulla di nulla sotto la luce del sole. Da una parte la volontà da parte di Milan e Inter di costruire un nuovo stadio, dall’altra il (per ora) malriuscito slancio equilibristico del sindaco milanese Sala che chiama le due società allo scoperto addirittura proponendo che siano loro a lanciare un referendum tra i tifosi sulla demolizione o meno del Meazza, che non è nemmeno di loro proprietà. Curioso, quantomeno.

    A parte i preamboli, non esistendo un progetto già comunicato, una stima o uno studio di fattibilità presentato è un po’ difficile capire che cosa abbiano in testa i dirigenti dei due club come futuro impianto condiviso e quali possano essere i costi. Le ipotesi sul terreno di gioco, al momento, sembrano essere due. Demolire San Siro e costruire un altro impianto nell’area adiacente del parcheggio oppure riammodernarlo come successo a Udine o Bergamo, chiaramente con i dovuti distinguo. La terza, paventata dal presidente del Milan Scaroni, è che “se la disputa ideologica sull’intoccabilità di San Siro proseguisse, il club potrebbe anche andarsene definitivamente”. Dove non si sa.

    Allora meglio andare a spulciare quanto successo in anni recenti, in altri impianti, per provare a farsi una idea di tempi e costi. Si può prendere a esempio il caso del nuovissimo Tottenham Hotspur Stadium che sarà inaugurato a ore sulla lapide di White Hart Lane, dopo 3 anni di lavori. E’ costato complessivamente circa un miliardo di euro per 62 mila posti e offre nuovi abbonamenti al prezzo minimo di 795 sterline, circa 950 euro, con coda di polemiche annesse. L’altro grande stadio di costruzione recente, sempre in Inghilterra, è Wembley. In questo caso la similitudine con San Siro è anche di carattere storico-culturale. Quando fu abbattuto, nel 2003 provocò un enorme dibattito, prima di essere ricostruito nel 2007 dalla federazione inglese per l’equivalente di 880 milioni di euro del 2007 che, attualizzati all’inflazione, oggi sarebbero poco meno 1,1 miliardi. Oppure l’Emirates, inaugurato nel 2004 dopo un investimento di 390 milioni di sterline, che oggi sarebbero circa 640 milioni di euro per 60.200 posti a sedere. Cifre astronomiche, seppure per San Siro qualcuno abbia ipotizzato un costo complessivo attorno al mezzo miliardo di euro.

    Negli esempi citati ogni squadra si è costruita il proprio impianto di proprietà. L’ipotesi di ricostruire per poi condividere è un unicum che, certamente, porterebbe benefici immediati in termini di condivisione dei costi. Nel caso delle milanesi c’è differenza tra impegnare 250 milioni o 500, pur con l’accensione di mutui a lunga scadenza o la compartecipazione di sponsor. Bisognerebbe poi però studiarne gli effetti e i comportamenti sui tifosi nel caso si trovassero a dover frequentare un impianto con due musei, negozi brandizzati differenti, hotel brandizzati diversi, visite guidate in cui il rosso e il nero si confondono con il neroazzurro e viceversa. Insomma, più o meno tutto come è oggi in cui una settimana San Siro viene vestito da Diavolo e un altro da Beneamata.

    Poi c’è il caso Juventus Stadium di cui in parte avevamo scritto qui. L’impianto bianconero, sorto sulle ceneri del Delle Alpi, di cui ha conservato elementi strutturali utili, è costato circa 150 milioni compresi i diritti di superficie. Nell’ultima semestrale disponibile, al 30 dicembre 2018, i ricavi da gare sono risultati in crescita a 38,3 milioni, dai 30,3 dello stesso periodo dell’anno precedente. Complessivamente nella stagione 2017/18 i bianconeri dai biglietti dell’Allianz Stadium hanno incassato 56,4 milioni, di cui 25,7 milioni dalle 29.300 tessere in abbonamento. Nella stagione 2016/17 erano stati 57,8 milioni. Entrambe le annate con Champions inclusa nei proventi.

    San Siro, tutte le cifre: nuovo impianto, ristrutturazione, naming rights, rende di più uno stadio per due o uno a testa?

    Se confrontiamo ad esempio con l’Inter, nella stagione scorsa i nerazzurri tra ricavi da stadio e abbonamenti hanno generato ricavi a San Siro per 23,6 milioni da sommare ai 9,3 legati agli abbonamenti. 33 milioni (senza coppe) da confrontare con i 27, 8 milioni della stagione 2016/17

    San Siro, tutte le cifre: nuovo impianto, ristrutturazione, naming rights, rende di più uno stadio per due o uno a testa?
    Nel caso del Milan la stagione 2017/18 si è chiusa con ricavi da gare complessivi (compresa Europa League) per 35,3 milioni di euro, in variazione positiva di oltre il 10% rispetto ai 21,9 della stagione 2016/17 disputata in assenza di competizioni europee.
    Una rapida somma, seppur con le differenze legate alle competizioni europee, ci fa capire quanto abbiano reso i 41 mila posti di Torino rispetto agli 80 mila di San Siro negli ultimi due anni:

    San Siro, tutte le cifre: nuovo impianto, ristrutturazione, naming rights, rende di più uno stadio per due o uno a testa? La Juventus nell’ultimo biennio ha incassato 53,4 milioni più dell’Inter e 57 più del Milan (1/5 del fatturato rossonero), chiaramente con una differenza legata anche alla partecipazione in Champions, che però non incide totalmente su quel divario.
    Allora può essere utile andare a ripescare anche il prezzo medio di ciascun seggiolino nella stagione scorsa.
    • Per la Juventus di circa 53 euro
    • Per l’Inter di poco meno di 33 euro
    • Il Milan 29 euro e 68 centesimi
     
    E’ evidente che uno stadio di nuova generazione fornisca alle società la possibilità di aumentare i prezzi di abbonamenti e biglietti, soprattutto partendo dall’assunto che l’esperienza che si regala agli spettatori è migliore, più accogliente, più tecnologica. Se poi questa esperienza valga quasi il doppio a Torino rispetto a Milano come ci suggeriscono i numeri, quello fa parte della sensibilità e delle capacità di spesa di ciascun tifoso.
    Ma c’è un altro elemento che probabilmente ha spinto il presidente rossonero a essere così categorico nelle dichiarazioni: «Per vincere bisogna avere buoni giocatori, che costano tanto e a cui bisogna dare ingaggi importanti e per avere grandi calciatori bisogna avere dei profitti importanti perché con il Fair Play Finanziario i patron non possono più staccare grandi assegni per prendere i giocatori. I ricavi del Milan sono fermi al palo, abbiamo gli stessi ricavi di 15 anni fa e nel frattempo i grandi club europei stanno per raggiungere il miliardo di fatturato. Dobbiamo fare lo stesso percorso e questo passa dall’avere uno stadio moderno e funzionale, aperto anche quando non ci sono le partite. Dobbiamo fare lo stesso percorso e dotarci di una struttura efficiente dove si possa andare con tutta la famiglia. Questo permetterà di avere più ricavi, giocatori forti e magari di vincere la Champions. Si parla tanto negli ultimi giorni di San Siro: la ristrutturazione sarebbe anche possibile, ma fare dei lavori in uno stadio in cui si giocano due partite a settimana è difficile. La soluzione sarebbe quella di far giocar le partite di Milan e Inter in un altro stadio. Non escludo nemmeno che noi ce ne andiamo da San Siro perché la nostra esigenza di fare qualcosa di nuovo è totale».
    Questo elemento si chiama Naming Right, cioè la possibilità di uno sponsor di dare il nome all’impianto cui si lega. Come Allianz con il vecchio Juventus Stadium. Nel caso bianconero la sponsorship è stata siglata fino al 2023 dalla società Sportfive che ne incassa i proventi, ma dal 2023 il management juventino potrà mettere a bilancio anche questi ricavi che, si stima, potrebbero aggirarsi sui 6-7 milioni annui. Addirittura pochi, se si pensa che secondo rumors degli ultimi giorni la Nike sarebbe disposta a sborsarne una ventina all’anno per dare il nome al nuovo impianto del Tottenham che verrà inaugurato la prossima settimana contro il Crystal Palace.
    San Siro non si presterebbe al naming right, dicono i manager dello sport. Perché lo stadio, a loro dire, è troppo connotato. Come togliersi dalla testa il nome San Siro, piuttosto che Meazza con sfondo di ricordi di Ronaldo, Van Basten, Matthaus, Rivera, Meazza e compagnia? Perché un impianto sia commercialmente appetibile deve essere nuovo. Soprattutto nella testa degli spettatori, dicono. Costruirne uno nuovo avrebbe anche questo vantaggio. Come si dividerebbero poi i proventi Milan e Inter è tutto da vedere.
     
    Qui non vogliamo entrare nella polemica sul costruire ex novo o riammodernare San Siro su cui è intervenuto anche il presidente della Juventus Andrea Agnelli:San Siro? Ancora oggi quando è pieno è straordinario, poi però bisogna fare una riflessione su cosa sia un impianto moderno. Dovessi scegliere io, farei di tutto per avere un impianto moderno e completamente nuovo"
     
     
    Al momento nessuno ha gli elementi per dare un giudizio circostanziato ci hanno confidato due parti vicine alla questione. E’ evidente che l’esperienza “matchday” nell’accezione odierna significa poter vedere la partita 90 minuti e poi spenderne perlomeno altrettanti tra musei, intrattenimenti ed esercizi commerciali. Per avere una dimensione di questi “collaterali” prendiamo l’ultimo bilancio annuale della Juventus, alla voce “Altri Ricavi”

    San Siro, tutte le cifre: nuovo impianto, ristrutturazione, naming rights, rende di più uno stadio per due o uno a testa?

    Nella scorsa stagione sono stati incassati 31 milioni di euro (€ 27 milioni nell’esercizio precedente) ed includono principalmente i proventi dello Juventus Museum e delle iniziative “Membership” e “Stadium Tour”, i proventi delle attività extrasportive che si svolgono allo stadio.

    Non essendoci ancora un progetto definito sul Meazza è complicato capire quali potrebbero essere le prospettive, considerato che costruire un nuovo impianto nel parcheggio adiacente significherebbe avere una superficie simile all’attuale. E i negozi? Gli hotel? Gli interrogativi sono ancora tanti. Il primo dei quali deriva dalla posizione del sindaco milanese Sala che vorrebbe far costruire lo stadio con fondi dei due club e poi vederlo assegnato in proprietà al comune. In un virtuosismo finanziario che sa tanto di ritorno al punto di partenza.

    Ristrutturare non sembra la posizione dei due club e, soprattutto, del presidente rossonero Scaroni che si è espresso per ultimo: “non possiamo immaginare di avere nei prossimi 10 anni questo stadio, che nessuna grande squadra al mondo ha”. Resta il fatto che San Siro è stato indicato come sito d’apertura degli eventuali Giochi 2026 e il Cio si è già dimostrato indispettito. Milano può permettersi di perdere una candidatura (e annesso giro d’affari da centinaia di milioni di euro per la città) per una polemica o per assenza di certezze?
    Gli esempi precedenti citati prima ci dicono che costruire uno stadio dal nulla abbracci un arco temporale minimo di 3-4 stagioni. Potrebbe già essere tardi.
    Ristrutturarlo, d’altro canto, comporterebbe chiusure di settori per un probabile periodo equivalente con minori incassi da biglietteria per entrambe le squadre.
     
    Sullo sfondo, dei freddi numeri, dei ricavi, delle Champions da riagguantare, dei grandi giocatori da potersi ri-permettere, resta però l’ultimo interrogativo, per tanti tifosi non meno importante:
     
    la storia e la tradizione hanno un valore?
     
    Lo scopriremo a breve.
     

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