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    Sampmania: un'impresa e una goduria (finalmente)

    Sampmania: un'impresa e una goduria (finalmente)

    • Lorenzo Montaldo
    Quella del Franchi è stata un’impresa. Punto. Senza ‘se’ e senza ‘ma’, senza valutazioni tecnico-tattiche che possano reggere al confronto. La Sampdoria di Ranieri ha realizzato qualcosa di difficilmente pronosticabile soltanto ieri mattina, confermando ancora una volta un aspetto che può sembrare paradossale pur trovando sempre nuove prove: questa squadra rende meglio quando è sotto pressione. Era già successo post lockdown, e pure al momento dell’insediamento di Ranieri. Scordatevi l’abusato motto “Bisogna lasciare i giocatori tranquilli”. Non è vero, almeno non per la Sampdoria. Da qualche anno a questa parte le cose migliori i blucerchiati le tirano fuori dal cilindro quando meno te lo aspetti, quando è più difficile reagire. E meno male, l’anno scorso ci siamo salvati così.

    La vittoria sulla Fiorentina fa godere perché inaspettata, meritata nell’arco dei novanta minuti e molto, molto complessa da portare a Genova. Vincere in casa dei viola quest’anno non sarà semplice per nessuno, e ciò aumenta il peso specifico dei tre punti strappati dalla trasferta toscana, quasi pareggiando l’importanza dei tre punti malamente regalati nello scontro diretto al Benevento. Ieri la squadra di Iachini non era in grande spolvero, l’ex allenatore doriano ha commesso anche alcuni errori, ma ciò non deve assolutamente sminuire la prestazione di Quagliarella e compagni, capaci di sopperire ad alcune lacune di organico che a mio parere restano piuttosto evidenti con la determinazione e la concentrazione. Sul lungo periodo questa linea non paga, intendiamoci, ma ieri sera tutti i blucerchiati sono andati oltre le loro possibilità, spingendosi ben al di sopra dei limiti di carattere qualitativo. Bravi!

    Una grossa pezza ce l’ha messa anche Ranieri, pur ‘aiutato’ nelle scelte, diciamo così,da alcune situazioni contingenti di mercato e di infermeria. La mancata convocazione di Colley ad esempio ha costretto il tecnico ad utilizzare Yoshida dal primo minuto, e la scelta ha pagato. Ritengo che la coppia ideale, per quanto riguarda la difesa, sia quella formata dal giapponese e proprio da Colley, ammesso resti. Anche ieri una disattenzione di Tonelli in fase di marcatura ha portato al gol di Vlahovic, ma pure la prestazione del centrale italiano ha giovato della lucidità e tranquillità di Yoshida, meno confusionario di altri interpreti in rosa e quindi capace, grazie a tale caratteristica, di alzare il livello della prestazione del compagno al suo fianco. Succedeva tempo fa anche con Silvestre. A centrocampo invece l’assenza di Jankto ha spalancato le porte a Damsgaard. Finalmente, aggiungerei. L’impatto con la Serie A per il ragazzino danese è stato decisamente positivo. E’ acerbo, ancora grezzo, ma il talento ad una prima occhiata pare quello dei predestinati. Come capacità di incidere da subito, quasi senza bisogno del fiosiologico tempo di adattamento, mi ha ricordato Schick o Torreira. L’assetto con Candreva a destra, Damsgaard a sinistra e Ekdal in mezzo, a cui affiancare uno tra Adrien Silva o il gigantesco Thorsby di ieri sera, a seconda delle partite, probabilmente è quello giusto. Il fatto che il mister lo abbia già individuato alla terza giornata è un plus, così come è un plus poter contare su Verre. Mi aveva impressionato nel precampionato, era stato l’unico a piacermi con il Benevento, al Franchi si è ripetuto sfoderando colpi da trequartista vero. Se c’è uno che merita la riconferma e il prolungamento è lui, così come Ramirez, ma questo è un altro discorso. Penso anche che Verre abbia persino possibilità inespresse, e dovrà essere bravo Ranieri a cucire un ruolo adatto a sua misura. Sciupare le sue potenzialità sarebbe uno spreco.

    Note dolenti, nell’analisi di un  successo persino stretto ottenuto sul campo della Fiorentina, non devono essercene. La difesa è ancora ballerina, certo, e non può essere una vittoria a cambiare l’opinione su una gestione che continuo a ritenere raffazzonata e priva di un indirizzo ben preciso in sede di calciomercato. I problemi rimangono quelli che evidenziamo da tempo, specialmente nella costruzione della rosa e nella poca logica alla base di numerose operazioni. Gli arrivi di Silva, Candreva e Keita sono tre ottimi innesti per la Sampdoria in un orizzonte temporale limitato, ma valuto di primaria importanza l’acquisto di uno (se non due) terzini, magari capaci di sostituire pure gli esterni, e di un centrale in caso di partenza di Colley. Da lì non si scappa. Però francamente dopo una boccata d’aria del genere, ho più che altro voglia di schivare polemiche e discussioni - non ci riuscirò, ne sono certo, fa parte del gioco - per godermi, almeno per una giornata, una sensazione che non gustavamo da troppo tempo. Per una volta che mi sveglio rilassato dopo una partita del Doria, vuoi mettere?

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