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    Sampmania: tutto sommato, giocare senza tifosi non deve essere così male

    Sampmania: tutto sommato, giocare senza tifosi non deve essere così male

    • Lorenzo Montaldo
    Fortuna che i finali di stagione con Marco Giampaolo erano noiosi, e che i calciatori faticavano a trovare le motivazioni per concludere il campionato a causa del mister. Evidentemente non si trattava di una questione tecnica o legata all’allenatore se anche oggi con Ranieri - che, lo ripeto a scanso di equivoci, non ringrazieremo mai abbastanza per il miracolo fatto - siamo a ripetere la stessa solfa. La noiosa brodaglia delle partite conclusive se mai mette in evidenza un altro aspetto, ossia che ai giocatori della Sampdoria queste ultime gare interessano quanto al sottoscritto un corso di cucito. Mi pare evidente che il Doria si sia salvato grazie al suo cinismo negli scontri diretti, per merito della sapiente gestione da parte di Ranieri di forze ed energie, per alcune giocate dei singoli e pure grazie ad un po’ di fortuna. Con un rosso a Bonazzoli a Lecce, tanto per dirne una, chissà dove saremmo oggi. Mi vengono i brividi, meglio non pensarci. 

    Come sempre credo che le responsabilità non possano essere attribuite tutte ad un unico soggetto, ma ritengo vadano suddivise tra i giocatori, evidentemente svogliati e poco interessati alle sorti di un club che giudicano di semplice passaggio, e una proprietà senza ambizioni, priva di mezzi e in netta confusione. Che poi, a volerla dire tutta, lo scarso attaccamento da parte della formazione alle sorti della squadra è conseguenza di quelle che sono le politiche societarie. Qualcuno mi accuserà di ‘scrivere il solito pezzo contro Ferrero’, in realtà questo Sampmania vorrebbe occuparsi di campo. Ma se le questioni di gioco sono una diretta emanazione del contorno dirigenziale e della proprietà, capite bene che non occuparsene risulta piuttosto complicato. Oppure pensate davvero che dei dipendenti, per quanto lautamente retribuiti, possano ricevere la spinta giusta da una presidenza che non solo ha la salvezza e il mantenimento della linea di galleggiamento come unica ragione di esistenza, ma che pure si arrabatta in precario equilibrio tra conti in rosso, mentre ventila a più riprese di ridiscutere i rinnovi di contratto soltanto a cifre ritoccate verso il basso? Seriamente credete che un lavoratore riceverebbe stimoli da un datore di lavoro che ragiona in merito ad eventuali abbassamenti dello stipendio, quando ha la possibilità di essere assunto da un’altra azienda che gli attribuirebbe pure il 30% in più dello stipendio attuale? Per cosa, poi? Soltanto perché il suo posto di lavoro ha un bello stemma, e una stupenda divisa? 

    Se il campionato del Doria dovesse finire in questo modo, con i blucerchiati quindicesimi, quello attuale sarebbe il quarto risultato peggiore tra tutti quelli disputati negli ultimi quarant’anni in Serie A. Di queste quattro macchie la metà, ossia due, sono state generate durante i sei anni della gestione Ferrero (stagione 2015-2016 e stagione 2019-2020). Anche scavalcando l’Udinese all’ultima giornata, la statistica resterebbe impietosa. Si tratterebbe del quinto peggior campionato dal 1980 ad oggi nella massima serie, raggiunto ex aequo dalla disgraziata avventura nel 2012-2013 con Ferrara-Delio Rossi. Sampdoria-Milan 1-4, però, vale al Doria pure un altro ‘record’, se così vogliamo definirlo: era dal 1950-1951 che i blucerchiati non subivano più reti in Serie A, nell’immediato dopoguerra infatti furono 76. In generale questo è il terzo peggior risultato  in termini di gol presi nell’intera storia della U.C. Sampdoria.

    Poi per carità, volendo si può disquisire anche sulla gran percentuale di imprecisioni tecniche e distrazioni varie e assortite da parte dei blucerchiati nell’ambito di una partita che aveva ben poco da raccontare sul piano del gioco e delle motivazioni. Posso comprendere (?) che senza più alcun tipo di incentivo, una squadra di Serie A accetti di farsi strapazzare in casa propria dagli avversari in quella che di fatto era poco più di un’amichevole estiva. Sapete che vi dico? Tutto sommato, al netto delle dichiarazioni preconfezionate su quanto sia brutto giocare senza tifosi, scendere in campo in assenza di pubblico non deve essere stato neppure così tremendo per la quarta peggior Sampdoria degli ultimi quarant’anni. Anzi, tutto sommato le porte chiuse forse hanno debellato l’ elemento di disturbo residuo, ossia i tizi che pagano il biglietto.

    C’è poco da bullarsi delle sventure dei ‘cugini’, o dell’ennesimo primato cittadino, anche se in effetti il ‘menaggio’ è rimasta l’ultima parte divertente e simpatica (per noi che siamo salvi) in una Genova calcisticamente ai minimi storici. Il match che ha terminato le partite casalinghe della Samp, nel silenzio irreale del Ferraris, si è rivelato l’epilogo più giusto per un capitolo finale cominciato già dal derby, scritto da una squadra nata male e costruita peggio, vissuta come un patimento nel corso di una stagione che da salvare ha poco e niente. Vi risparmio tutta la questione legata ad una cessione che probabilmente non arriverà mai, per oggi basta così.

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