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    Sampmania: siete proprio sicuri di volervene andare?

    Sampmania: siete proprio sicuri di volervene andare?

    • Lorenzo Montaldo
    Pensateci bene. Rifletteteci una, due, dieci, cento volte. Siete proprio sicuri di volervene andare? Siete sicuri di voler lasciare a fine stagione questa Sampdoria giovane, bella, capace di ribaltare l'1-0 in casa dell'Inter facendolo diventare uno splendido 1-2? Siete certi che partire, abbandonare Genova e una squadra che insegna calcio a San Siro ai nerazzurri sia ciò che vi serve per far decollare la vostra carriera? E se invece decideste di costruire qui qualcosa di meraviglioso e inaspettato soltanto un anno fa, quando si arrancava nella palude della bassa classifica appesi ad un rigore sbagliato di Mbakogu o a un miracolo di Viviano?

    Quanto tempo sembra passato da quei giorni duri e difficili. Quante diagonali difensive ripetute allo sfinimento, quanti passaggi andati a buon fine, quanti movimenti mandati a memoria. Quanti concetti Giampaolo ha instillato goccia dopo goccia nelle pieghe della mente di una squadra sventrata, ricostruita e rimontata pezzo per pezzo amalgamando scommesse (tante) e qualche certezza. E' vero, a giugno anche io ero scettico su una campagna acquisti che presentava svariati punti interrogativi. Ecco perchè il lavoro di Giampaolo – ora possiamo dirlo, uno dei migliori allenatori passati alla Samp da tanti anni – è stato imprescindibile. Il mister è stato fondamentale perchè ha saputo trasformare i punti di domanda in punti esclamativi, facendoli diventare le fondamenta di una squadra capace di reagire in ogni circostanza, mantenendo un'identità di gioco unica e meravigliosa. Giampaolo ha costruito qualcosa di difficilmente ripetibile: un gruppo di ragazzi giovani, affiatati e dotati, guidati da qualche 'vecchietto' formato Nazionale (ogni accenno a Quagliarella è puramente voluto).

    E allora ecco che torniamo al grande quesito: siete proprio sicuri di volervene andare? Vi do la mia risposta, che è quella di chi ha ancora negli occhi la lezione impartita all'Inter alla Scala del Calcio: io non credo. Presto torneremo a scontrarci con le fredde e asettiche leggi del mercato, ma oggi, riguardando le immagini del successo di ieri sera, lasciateci sognare ancora per un paio d'ore. Lasciateci immaginare una Sampdoria formato Atletico Madrid, una squadra sorta da una base piuttosto modesta grazie al lavoro di un allenatore eccezionale – Simeone – e da uno zoccolo duro di calciatori giovani e cresciuti insieme passo dopo passo sino ad arrivare sul tetto d'Europa. Una squadra quasi interamente autofinanziata da una, massimo due cessioni eccellenti all'anno, una squadra che non rinuncia mai a giocare, una squadra che per buonsenso non dovrebbe nemmeno essere lì, tra le prime tre in Liga e tra le prime quattro in Champions, ma che ogni anno se ne frega e sfida convenzioni e costumi. Qualche somiglianza con la Sampdoria (molto in piccolo, ovviamente), la vedo già. L'allenatore con cui impostare un progetto ad ampio respiro c'è, la base di giovani anche. C'è un portiere che para tutto, ci sono due centrali granitici, un regista con un cervello grande così, un esperto mestierante con il numero 27 sulle spalle, freddo al momento opportuno, e c'è pure il predestinato che piazza sempre la zampata, in un modo o nell'altro. Perchè non accarezzare un pensiero simile?

    Come dite? Fantascienza? Situazioni incomparabili? Lo so benissimo, certo. Ma quando si accendono le luci a San Siro, e illuminano una Samp con il suo abito più bello, beh, anche l'impossibile in una notte di festa sembra lì, a portata di mano.

    @MontaldoLorenzo

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