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Sampmania: se questo lo chiamate derby...
A tal punto, torno a riproporre la domanda fatta post Atalanta. Quale utilità ha avuto il turn over, in uno scenario del genere? Ranieri ha puntato tutto sulla stracittadina, almeno a parole, ha fatto battute sui chip da togliere dalla testa ai giocatori, ha tirato fuori le trite frasi sull’importanza della partita-che-si-prepara-da-sola e il corredo di banalità assortite tipiche di questi frangenti, ma in fin dei conti ha presentato una formazione da fiera di paese. Reparti staccati, lontani oltre venti metri l’uno dall’altro, lanci lunghi sulle punte senza un attaccante con le caratteristiche per attuare questo tipo di gioco. Un simile sistema è tipico dei campionati Uisp, dove il difensore sparacchia la palla lunga sul centravanti, di solito il più grosso del paese, sperando nel bestione là davanti. E potrei andare avanti con il condimento della serata.
Lasciamo perdere la difesa a tre, oltretutto con Bereszynski terzino adattato da centrale. Risparmiamoci questa sofferenza, e facciamoci qualche altra domanda. Perché mettersi a specchio del Genoa, come se si trattasse di una temibile compagine formata da calciatori di qualità pronti a vincere ogni duello individuale e a creare superiorità? Perché presentare l’ennesima formazione di partenza diversa da tutte le altre? Perché aumentare la confusione di una squadra evidentemente priva di punti di riferimento - e di qualsivoglia stimolo - ruotando uomini, sistemi di gioco e tattiche? Perché insistere su giocatori con la pancia piena e il motore vuoto? Perché chiedere ad uno spento Candreva di giocare a tutta fascia, o agli attaccanti di agire per novanta minuti spalle alla porta, in una frustrante, continua e vana ricerca del pallone? Giuro, non voglio essere polemico, mi piacerebbe soltanto capire.
Fatico parecchio a trovare il peggiore in campo della Sampdoria. Sono indeciso tra uno dei tre sbandierati acquisti del mercato estivo. Tra un Keita spento e a tratti superficiale, un Candreva molle e un Silva lento non saprei proprio dove andare a parare. Ranieri ha le sue grosse responsabilità, anche se non si può criticare troppo, d'altronde “Ha vinto una Premier”, "È dove deve essere" e “Chi critica è in malafede”, ma i giocatori con tutta probabilità dovrebbero sottoporsi ad un bell’esame di coscienza collettivo. Poi però non aspettiamoci miracoli. Altro che cinquanta punti, zona Europa o fantomatici stimoli di gradini di classifica da salire per guadagnare posizioni nei diritti tv. Come se ad un calciatore interessasse il ranking della sua squadra.
Dal punto di vista della partita, c’è poco da raccontare. Quasi, avrei preferito Sanremo e, per il sottoscritto, è tutto dire. Si è trattato di una gara brutta tra due squadre mediocri, preoccupate di non farsi troppo male per galleggiare a braccetto verso la spiaggia sicura del mantenimento della categoria. Una volta sdraiate sulla sabbia calda, in tutta calma prepareranno due belle cannucce e potranno così succhiare assieme la stessa noce di cocco ripiena di diritti tv, con una spolverata di granella di fondi di investimento. La fotografia emblematica della serata è stato il giropalla abbozzato dalla Samp per lunghi tratti di gara, con Audero che apre ad Augello, che a sua volta la ridà a Colley, che a sua volta torna su Audero… e così via, in un’infinita, alienante tarantella. Purtroppo, non basterà una vittoria domenica per spazzare via questo brutto gusto rimasto sul palato. I cinque punti raccolti da Ranieri su quindici totali nei derby disputati, e soprattutto i due negli ultimi quattro giocati, temo resteranno sulle mie papille gustative anche in futuro, come un cattivo dolce alla fine di un pranzo. Per “””Fortuna””” il derby ha perso gran parte del suo significato. Se no, sai il gustaccio...
@lorenzomontaldo
@MontaldoLorenzo