Sampmania: questione di atteggiamenti
Con il Sassuolo però si è rivisto in campo Praet, e nella molle prestazione doriana del primo tempo grazie al suo apporto è stato probabilmente uno dei migliori in campo. Almeno sino a quel violento scontro di gioco che ha complicato i piani di Dennis. Probabilmente, anche a causa di un po’ di pregiudizio dovuto ai suoi lineamenti delicati, ai lunghi capelli biondi e all’attitudine da modello, in molti se lo immaginavano come un giocatore ‘leggero’. Uno di quelli che, alla prima botta , finisce per terra e non si rialza più. Ecco perché ha stupito il fatto che il centrocampista, pur grondando sangue e con una vistosa fasciatura alla testa, abbia provato in ogni modo a rimanere in campo per aiutare la squadra.
Un segno che evidenzia quanta voglia di emergere abbia il numero 18 blucerchiato, a cui la tecnica per trattare il pallone non difetta– nessuno lo ha mai negato – ma che sino ad oggi si vedeva imputata la mancanza di continuità e di ‘intensità’. Ruota tutto attorno a questo concetto, ‘intensità’. E’ una parola decisamente cara a Giampaolo, che la utilizza spesso. E’, soprattutto, una qualità che Linetty ha in abbondanza. E’ anche per questo motivo che l’allenatore doriano ha scelto spesso e volentieri il polacco al discapito del più costoso Praet. Forse quei 45 minuti con il coltello tra i denti (e il turbante in testa) non hanno riconquistato l’allenatore, che bada logicamente ad altri aspetti, ma qualcosa potrebbero aver smosso nell’animo del mister. Di sicuro ha portato dalla sua parte il pubblico della Samp, che aveva accolto Praet celebrandolo come il colpo dell’estate 2016 caricandolo di tante aspettative. Ed è anche abbastanza logico considerando che la Samp una cifra del genere per un giocatore l’ha spesa pochissime volte: se la si investe su un giocatore in scadenza di contratto, è lecito aspettarsi un calciatore già pronto e formato, soprattutto se il budget è quello di Corte Lambruschini.
Ora, complice la squalifica di Linetty, Praet ha l’occasione di portare a termine quanto iniziato a Reggio Emilia. Gli si chiede la continuità, quella che è mancata sino ad oggi, e soprattutto l’intensità. Con sei punti di sutura sulla testa, ma con un po’ di convinzione in più. Perché è vero, il calcio è un mondo di freddi numeri, di allenamenti, di fisica e di geometria. Ma spesso per fortuna è anche questione di attimi, di atteggiamenti. Quelli capaci anche di cambiarti la carriera.