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    Sampmania: ora come si fa a tenere fuori Cassano?

    Sampmania: ora come si fa a tenere fuori Cassano?

    • Lorenzo Montaldo
    Come si fa a tenere fuori Cassano? Ce ne fossero, di problemi simili, per i tifosi della Sampdoria. Che pian piano si sta ritrovando, grazie anche e soprattutto allo suo straordinario potenziale offensivo. Che l'attacco blucerchiato fosse abbondante e ben miscelato, era sotto gli occhi di tutti. Non c'è mai stato alcun dubbio in merito, le incertezze derivavano solo da un'amalgama difficile da trovare e dalle incertezze difensive. Ora la Samp, guidata da Montella, ha ottenuto due vittorie consecutive, nessun gol al passivo e soprattutto 5 reti messe a segno in due gare. Testimonianza, se mai ce ne fosse bisogno, della prosperità del reparto.

    Contro il Verona è stato di nuovo il turno di Fantantonio. Strana stagione, per il numero 99. Prima criticato per una forma fisica non invidiabile, poi ai margini con Zenga, poi ancora 'salvatore della patria' con il primo Montella (ricordate il derby, in cui il fenomeno barese fece, appunto, il fenomeno?). Nelle ultime uscite, però, il numero 99 sembrava definitivamente scivolato al terzo posto nelle gerarchie dell'Aeroplanino, scavalcato da Correa e Ricky Alvarez. I due argentini hanno garantito prestazioni ben al di sopra della sufficienza, in special modo il numero 10, vero e proprio patrimonio del Doria del futuro. A Verona, complice la squalifica proprio del 'Tucu', è stato di nuovo il turno di Cassano. Che si è fatto trovare più che pronto. 

    Gol, assist, giocate: l'ex Real Madrid ha messo in piazza il meglio del suo repertorio. Ha dimostrato di parlare la stessa lingua di Quagliarella, e rispetto ai 'rivali' argentini possiede una capacità preziosissima in partite come quella del Bentegodi, ossia la forza fisica necessaria a proteggere palla e a far salire la squadra, salvo poi inventare con un lancio illuminante, un dribbling con la suola, o uno di quei passaggi che vede soltanto un iniziato del gioco. E Cassano, stiamone pure certi, lo è. Eppure Correa, se disponibile, in questo momento non si può proprio levare. Troppo preziosa la sua valorizzazione, troppo importante dare continuità ad un classe '94 tra i più promettenti in circolazione, considerando anche il suo ottimo momento di forma. Qualcuno dice anche che sia meglio del Pastore ammirato a Palermo, chissà. In buona sostanza, Correa non si può accomodare in panchina. Già ma Ricky Alvarez? Con il Verona è stato uno dei migliori, con il Frosinone ha quasi sempre saltato il diretto avversario, creando superiorità numerica e obbligando gli avversari ad abbandonare il loro schieramento difensivo per raddoppiarlo. E allora? Qual'è la soluzione?

    Per poterla cercare, va prima dato merito a Cassano della vera novità a livello caratteriale messa in mostra in questo 2015-2016. Ossia il fatto che si stia comportando da vero professionista. Sarà stata la forma fisica da recuperare, l'assenza prolungata dai campi da gioco, magari anche il desiderio di riconquistare una piazza divisa e ferita nell'orgoglio dal suo addio di ormai 5 anni fa. Potrebbe essere anche la maturità finalmente raggiunta a quasi 34 anni, o magari la consapevolezza di essere di fronte all'ultima chance per chiudere da vincente nella piazza che è diventata casa sua, quella dove la sua famiglia vuole vivere una volta terminata l'attività. O forse, in maniera più plausibile, può essere una somma di tutti questi elementi: fatto sta che il Cassano di oggi si allena, si sacrifica, e non si lamenta.

    Non chiede spazio in maniera plateale, non passeggia per il campo: a modo suo - è pur sempre un genio del campo, non scordiamolo mai - fatica e non sgarra. E si plasma ai voleri dell'allenatore. Ecco perchè non è così un' utopia immaginare una staffetta tra Alvarez e Cassano, o tra lo stesso Cassano e Quagliarella, perchè no. Una sorta di 99 versione Ryan Giggs negli ultimi anni di Manchester, quel ruolo che stanno cercando di cucire addosso a Totti a Roma, e che tanto fa discutere nella capitale. Un giocatore da inserire a gara in corso, magari, quando il cervello degli avversari è appannato dalla fatica e dalla stanchezza. Per rendere ancora più evidente il pensiero calcistico superbamente 'altro' di Cassano. Oppure come pedina necessaria per far rifiatare Alvarez o Correa, oppure ancora come prima scelta per gare bloccate o in trasferta, quando un elemento in grado di far sparire la palla si può rivelare fondamentale.

    L'unica cosa certa è che Montella ha un evidente debole per il talento, e dentro a Cassano ce n'è abbastanza per rimanerne ammaliati. Di sicuro, non sentiremo mai Montella lamentarsi per la troppa possibilità di scelta. E ci mancherebbe altro.

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