Sampmania: non eravamo più abituati
Più in generale, da anni eravamo abituati a un livello espressivo e comunicativo dei vertici societari letteralmente agghiacciante. Tolto l’interregno Lanna, riuscite a richiamarvi alla memoria l’ultima presentazione di un allenatore da parte del proprietario della Sampdoria? Era quella di D’Aversa. La ricordiamo perché c’era Ferrero impegnato a battibeccare con mezzo mondo. Eravamo assuefatti a conferenze stampa ai confini della realtà, ad imbarazzanti sparate da mitomani, a frasi sconnesse senza soggetto o verbo, a concetti interrotti senza capo né coda, magari conditi da ‘daje’ o ‘cazzo’. Ecco, iniziare una stagione con due proprietari in grado di infilare un’intera conversazione parlando un italiano chiaro e limpido, senza momenti di imbarazzo, sembra già fantascienza. Non chiedevamo poi molto, no?
La fiducia non si concede da in maniera ingiustificata, siamo tutti d’accordo. Il credito bisogna guadagnarselo, conquistarlo ‘sul campo’, ci mancherebbe. Lo stesso discorso, però, vale anche al contrario. Partire prevenuti nei confronti di chi non ti fornisce elementi di diffidenza, lo ritengo altrettanto sbagliato. Storcere il naso se Radrizzani e Manfredi, dopo una settimana, non avevano ancora completato i ranghi societari, o ancora peggio sottolineare come non fossero stati in grado di individuare un allenatore quando, dieci giorni prima, il club era ad un passo dal baratro del fallimento, credo sia un'affermazione che faccia ridere soltanto a leggerla ad alta voce.
Questo giugno si è aperto subito con un mistero di mercato. La storia di Grosso - che poteva sembrare un pasticcio a prima vista, tanto da essere portata come esempio della presunta disorganizzazione della nuova proprietà - mi convince di più per come arriva dal lato societario. Ricapitoliamo le due versioni: c’è una corrente che racconta il ‘no’ improvviso del giocatore, con la Samp costretta a virare su un altro profilo, e c’è un’altra storia, quella del club, leggermente diversa. La versione di Corte Lambruschini è che Radrizzani, dopo i contatti con Grosso, abbia virato su Pirlo perché maggiormente convinto dall’ex Juve. Gli elementi che mi fanno propendere per il racconto blucerchiato sono due. Il primo riguarda le tempistiche: impossibile organizzare una presentazione per il giorno dopo all’Ocean Race, e poco plausibile l’aver trovato intesa, stesura del contratto e firma in meno di dodici ore. Secondo indizio a sostegno di questa teoria, le parole di Pirlo stesso: “Ho incontrato il presidente prima dell’acquisizione. Non c’era bisogno di tante parole”.
Del Pirlo allenatore parleremo poi, dopo aver visto la sua Sampdoria in campo, i meccanismi e gli automatismi della sua squadra. Esprimere un parere adesso è inutile. Idem per quanto riguarda la campagna acquisti di Radrizzani e Manfredi. Anzi, sarei molto sorpreso se partissero subito con un mercato scoppiettante, penso sia più probabile vedere una squadra rinforzata a gennaio. Adesso si trattava di respirare aria nuova, tirare la testa fuori dall'acqua, dare una boccata di ossigeno dopo anni di aria stantia e velenosa. Le parole, i modi e gli atteggiamenti hanno sempre un peso. Sempre. E questi nove anni dovrebbero avercelo insegnato. Oh, comunque, se Pirlo dieci minuti volesse farli, io lo guarderei volentieri…
@lorenzo_montaldo
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