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Sampmania: girano da morire
Io, quando perdo un derby, esco dallo stadio incazzato nero. Ho passato una settimana a dire ai miei amici genoani che non mi interessava, che senza pubblico la stracittadina vede svanire la metà del carico emotivo, e che la Coppa Italia conta poco e niente. E invece no, sono tutte balle, perché quando prendi schiaffi ti girano, eccome se ti girano. Ti viene il nervoso se finisce 1-0 per un goletto casuale nel finale (chiedetelo ai rossoblù, ci sono abituati, ricordate ancora lo 0-1 firmato da Gabbiadini un anno fa?), figuriamoci quando ne prendi tre in rimonta. Non è vero che tutto sommato preferisco essere battuto in Coppa, mi girano come pale eoliche, proprio pari pari al campionato.
Sapete qual è la cosa che più di tutte mi procura un costante, vorticoso, ellittico movimento circolare degli attributi? E’ l’atteggiamento da primi della classe con cui la Sampdoria ha buttato nel cestino, per la terza volta di fila, l’unico possibile stimolo rimasto ad una squadra costruita strutturalmente per vivacchiare, generare plusvalenze e ancorarsi alla medio-bassa Serie A. Questo ridimensionamento lo abbiamo dovuto accettare, anzi, diciamo pure ci è stato fatto ingoiare a forza. Possiamo blaterare per ore e ore di diritti tv, bacini di utenza e tutte queste belle attenuanti qua dietro a cui nascondersi - andatelo a chiedere al Sassuolo, all’Atalanta, al Verona o, con le debite proporzioni, anche alle altre due liguri, Entella e Spezia - senza giungere ad una conclusione. Anzi, vi concedo persino il beneficio del dubbio, intanto questo concetto ormai ce l’hanno infilato dritto in gola con un pugno, e non so quando e se riusciremo a sputarlo via. Ma il derby proprio no. Nel derby tutte le belle favolette non valgono.
Delle due, l’una. O evitiamo ogni genere di retorica pre partita, quella del ‘Non è una gara come le altre’, ‘E’ una partita a sé’ , ‘I tifosi ci fanno capire quanto è importante’, prendendo atto che si tratti di formulette preconfezionate oppure, se ancora vogliamo credere alla passione e al significato del derby, vediamo di traslare sul campo tutti questi slogan da maglietta della fiera di paese. Regalarne uno è già abbastanza brutto, farlo per tre volte è sardonico. A memoria, non mi ricordo di tre Sampdoria-Genoa gentilmente incartati e consegnati ai vicini di casa come strenna natalizia. Ho in mente filotti di partite perse perché gli altri erano più forti, più in forma, più fortunati, quello sì, ma uno spiedino di doni del genere non mi viene in mente. Anzi, probabilmente in un altro calcio, in altri tempi, sarebbe stato considerato inaccettabile.
Parliamo di campo, volete? Io no, preferirei rimuovere il prima possibile tutto quanto, ma mi tocca. Oggi i Regini di giornata sono due, Leris e Ranieri. Sono loro i capri espiatori e per carità, le colpe le hanno entrambi, per di più belle grosse ma, come per il terzino domenica scorsa, resto convinto vada stilata una cascata di responsabilità. E secondo me sia l’uno che l’altro non stanno in cima al salto d’acqua. Leris purtroppo ha dimostrato di non essere all’altezza della Serie A e della Sampdoria, questo ormai è pacifico. Ritengo inoltre Ranieri per nulla esente da capi di imputazione, perché la formazione la decide lui, i cambi tardivi li decide lui, e la poca personalità ad un Doria leggerino e sciocchino la trasmette lui. Certo, avrebbe potuto fare altre scelte. Ma se l’unico attaccante di ruolo integro fornitogli è La Gumina, se dietro è costretto a impiegare Regini per mancanza di altre soluzioni, se a centrocampo la riserva designata di Candreva è Leris (credo avrebbe potuto impiegare Damsgaard a sinistra e rimettere Jankto a destra, come fatto in altre circostanze), e se del mercato delle figurine neppure una su tre è in condizione accettabile a tre mesi dall’inizio della stagione, penso che le sue responsabilità vadano quantomeno lette in un’ottica più ampia. Ma poi si torna a parlare della condotta del mercato, e non è il momento, intanto la mia opinione ormai la conoscete, mi son preso pure delle belle botte di menagramo, pessimista e prevenuto per averla espressa.
A proposito degli acquisti estivi, per mezz’ora ho pensato di aver trovato un nuovo regista. Silva ha fatto un gran primo tempo, ne ero davvero impressionato. Peccato che poi i cambi di Maran, sonnacchiosamente osservati da Ranieri in panchina, abbiano stritolato il centrocampo blucerchiato. Il portoghese ha iniziato a sbagliare praticamente tutto lo sbagliabile, e mi sto ancora chiedendo se il vero giocatore sia quello della prima o della seconda frazione mentre Verre, seriamente l’unica nota positiva di giornata, si è ritrovato in almeno quattro-cinque circostanze a osservare desolato il deserto di fronte a sé, mentre tentava di imbastire la giocata in verticale. Credo che il cambio di modulo abbia avuto un suo peso in tutto ciò: meglio in avvio, con il 4-2-3-1 strutturato su Thorsby a rubare palla e Silva a impostare, mentre in avanti tre giocatori sostenevano la punta. Forse è il sistema su cui sta lavorando Ranieri, ma onestamente è troppo poco per essere fiduciosi. Il problema pare anche mentale, e questo è un campanello d’allarme addirittura peggiore.
Il resto, beh, lo raccontano come sempre i numeri. La Sampdoria è dannatamente bipolare, ha preso 9 punti a Lazio, Fiorentina e Atalanta e uno solo con Benevento, Genoa (due volte tra campionato e Coppa), Cagliari e Bologna. A questo punto, dato che le scelte di formazione sono state fatte evidentemente in ottica Torino, mi aspetto come minimo una grande partita in casa dei granata. E mi fermo qui perché, come vi raccontavo all’inizio del pezzo, a me le palle dopo un derby perso girano sul serio. E a scriverne ancora, la cosa non migliora.
@lorenzomontaldo
·@MontaldoLorenzo