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    Sampmania: messaggi, pressione e marmotte

    Sampmania: messaggi, pressione e marmotte

    • Lorenzo Montaldo
    Avrei ritenuto un pareggio a Verona e una vittoria con il Crotone sabato il minimo sindacale. L’ho pure scritto. Tre punti al Bentegodi invece sono un gran risultato già di per sé. Prenderli la sera in cui nessuna delle squadre dietro ha vinto, in attesa del Torino, è puro platino. A patto però di non gettare tutto nel cestino sabato. Prima ci metteremo in testa che fare risultato con i calabresi è un obbligo, non un’eventualità, meglio sarà. D’altro canto, come succede da anni a questa parte la Sampdoria dà il meglio quando va sotto pressione. Se la formazione blucerchiata è troppo tranquilla, se non avverte sollecitazioni dall’esterno, passeggia. E’ accaduto una miriade di volte, e credo ricapiterà ancora. 

    Nello scorso Sampmania, dopo Napoli, avevo anche evidenziato la pericolosità nel chiedere la testa di Ranieri. Ciò non vuol dire risparmiare richieste di chiarimenti o dubbi, sono più che legittime e io stesso sono il primo a muoverle. Anche perché, lo sapete, a me il concetto del tifoso che deve preoccuparsi esclusivamente di sostenere la squadra staccando la spina del cervello, vivendo la realtà in maniera acritica, senza dubbi, senza ambizioni, senza legittime pretese, affidandosi solamente a una non meglio identificata Fede, non piace. Non mi affido alla Fede in chiesa, e non riesco a disconnettere la testa neppure quando dormo o sono in ferie - e mi piacerebbe, eccome - figuratevi se posso farlo quando si parla di Sampdoria. Quindi le critiche a Ranieri se sbaglia formazione, se ceffa i cambi o presenta una squadra arrendevole e molla, senza uno straccio di gioco, per quanto mi riguarda sono sacrosante e anzi, doverose. In passato è capitato, ha commesso degli errori, è umano e si può capire perfettamente, lo ha ammesso lui stesso. Si può dire o è peccato di lesa maestà? Aver incassato tre punti ieri non lo cancella. E’ questione di coerenza, e trascende dal mio giudizio personale nei confronti dell’allenatore.

    Viceversa, quando il tecnico della Sampdoria le azzecca tutte, è altrettanto corretto sottolineare i punti a suo favore. Domenica avevo scritto che la squadra blucerchiata non giocava a pallone da un mese, e lo confermo. Ieri invece lo ha fatto a grandi tratti, probabilmente tra l’altro con la formazione ritenuta da tutti in partenza come la meno indicata. Anche in questo caso, come per la mia tesi del ‘non gioco’, vengono in soccorso i numeri. Il possesso palla è salito al 44%, i tiri verso la porta sono aumentati a 10, idem i passaggi, e anche se la Samp continua ad affidarsi principalmente ai lanci lunghi (ieri addirittura 75, quasi uno al minuto) ha saputo giocare di rimessa in maniera molto cinica e determinata. Merito probabilmente dell’inedito tandem d’attacco, due giocatori più rapidi e mobili si prestano maggiormente al “chiudi e riparti” di Ranieri rispetto al solo Quagliarella, evidentemente bisognoso di riposare. Oltretutto, La Gumina ha saputo sfruttare i palloni spioventi dalla difesa molto meglio rispetto a quanto fatto dal numero 27 a Napoli. Quagliarella al San Paolo aveva affrontato 5 duelli aerei, vincendone solo uno, ieri l’ex Palermo ha sfidato i difensori ben 15 volte, avendo la meglio in 7 circostanze. Manolas e Koulibaly non sono Dawidowiczk, Ceccherini e Faraoni, logico, ma il dettaglio non va comunque sottovalutato. E’ una differenza marchiana, utile per rendere ancora più lampante la mancanza nell’organico doriano di un centravanti in grado di calamitare i palloni sporchi. 

    La partita però la Samp l’ha portata a casa soprattutto grazie alla prestazione di alto livello sfoderata da Adrien Silva e da Ekdal, uno dei calciatori più affidabili in questa stagione. E il gol, per quanto mi riguarda, non c’entra niente. Il duo senza il Thorsby buono per tutte le stagioni, ma rivedibile dal punto di vista della qualità nel tocco di palla, ha abbinato contrasti e passaggi. Non è un caso se complessivamente ne hanno totalizzati 66 positivi, di cui 38 portati a casa dall’onnipresente Ekdal, che per contro di tocchi ne ha sbagliati soltanto 5. Ranieri aveva detto una cosa interessante nel pre gara, paragonando il Verona ad una ‘piccola Atalanta’. In effetti, i blucerchiati hanno affrontato la trasferta esattamente nella stessa identica maniera di quella di Bergamo. Per fortuna, aggiungo.

    Ovviamente, non possono bastare tre punti a Verona per trasformare immediatamente tutto in rose, fiori, marmotte che incartano la cioccolata e principesse che cantano nei boschi. Il segnale lanciato da Ranieri con Candreva è pesante, non può essere derubricato come un banale ‘incidente di percorso’ e andrà notevolmente approfondito. Credere che la gente possa bersi altre favole, è un insulto all'intelligenza. Mi auguro ricompongano, ce n'è bisogno. Il fatto che la rosa poi sia estremamente corta, ricca di buchi e povera di alternative è sotto gli occhi di tutti, per affrontare Juric il Doria è partito con 20 giocatori di cui 3 portieri, e la situazione non la cambierà di certo un 1-2 a Verona. Pensare ciò, o peggio, illudersi che possa essere così in vista di gennaio sarebbe una follia. Conviene prendere quanto di buono visto al Bentegodi, incluso il messaggio lanciato da Ranieri allo spogliatoio, e soprattutto tenere bene a mente che una eventuale sconfitta sabato al Ferraris renderebbe i tre punti di ieri non dico vani, il -26 alla salvezza resta, ma di certo un po’ meno scintillanti. Non si tratta di essere ‘gufi’ (altro termine originale) ma semplicemente realisti, e avere ben presente in testa che l’unico obiettivo, da qua ad aprile, deve essere quello di portare la barca in porto. La Sampdoria non può che essere questa, una squadra umile, chiusa, pronta a ripartire in contropiede, senza primedonne o simili. A nessun livello.

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