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    Sampmania: meno figurine, più Torreira (o simili)

    Sampmania: meno figurine, più Torreira (o simili)

    • Lorenzo Montaldo
    Recentemente mi capita spesso di leggere racconti per bambini, sogni di mercato irrealistici ed eclatanti. Un ritorno di Praet, per dire, o un centrocampista ex Barcellona, Arsenal e Chelsea come Fabregas, o ancora bomber già transitati da Genova, ma dalla parte sbagliata, tipo Piatek. Li sento, e mi domando come sia possibile anche solo pensare di accostare tali nomi alla Samp, a questa Samp. Nulla contro i colleghi che li riportano, sia chiaro: svolgono il loro lavoro, e sono abbastanza certo che qualcuno glieli abbia suggeriti. Anzi, fanno il mestiere per cui sono pagati: mettono a conoscenza degli spifferi raccolti.

    Va da sé che si tratta di fantascienza. E’ pura follia, per una squadra impegnata ad abbassare e contenere il monte ingaggi, corrispondere almeno un paio di milioncini secchi, sull’unghia, a calciatori su cui magari pendono pure interrogativi di età, condizione fisica o rendimento. Potete avere qualsiasi opinione sulla Sampdoria, sullo stato di eventuali trattative per la cessione del club ma, qualunque sia la vostra impressione, immagino non possiate credere ad un simile scenario. Ogni persona dotata di raziocinio non lo farebbe. Allora mi pongo un interrogativo, e lo giro a voi. A chi giova mettere in giro certe voci? Ad un procuratore desideroso di risvegliare interesse per un assistito? Può essere. A qualche dirigente, magari rientrato in grande stile, e impegnato a far circolare armi di distrazione di massa, per far vedere quanto è bravo e bello? Forse. Di spiegazioni possibili ce n’è una marea.

    La realtà è che il Doria ha bisogno di innesti in ogni reparto, e la mediana non fa eccezione. Però i blucerchiati devono mettere le mani su profili credibili, funzionali e adatti al progetto della dirigenza e di Giampaolo. Non servono figurine, l’esperienza ce lo ha già insegnato. Occorrono calciatori alla Linetty o alla Torreira. Non gli affermati professionisti di oggi, sia chiaro. Non prendetemi alla lettera, Linetty e Torreira sono fuori portata e ne siamo tutti ben consci (il polacco magari no, l’uruguaiano purtroppo sì). Li assumo come esempio per sintetizzare un concetto. Occorre individuare una ben precisa tipologia di giocatore, sulla falsariga dei due tizi sopra citati al momento del loro approdo a Genova nell’estate 2016. Semisconosciuti, catapultati a Bogliasco con una gran ‘fame’ nelle ossa e pronti ad assorbire ogni singolo concetto inculcato a partire dal ritiro. Delle spugne, in pratica, disposte ad ingerire e a metabolizzare a tempo di record le indicazioni del loro tecnico.

    E’ facile oggi recitare a memoria la fastidiosa poesia di Natale ripetuta a cantilena dai detrattori dell’attuale mister: “A Giampaolo avevi dato Torreira, Linetty e Skriniar”. Ma ve li ricordate i commenti al momento del loro ingaggio? Era tutto un “Mai visto un centrocampista polacco forte”, “Il trottolino arriva dalla B e abbiamo già Cigarini”, “Lo slovacco con il cognome tipo codice fiscale”. Il panico serpeggiava, e invece quei ragazzi dannatamente ambiziosi hanno fatto le fortune genovesi per un triennio.

    Pescare pedine così non è facile, sia chiaro. Anzi, è la seconda cosa più difficile del mondo pallonaro (la più complicata, secondo me, è riuscire a valorizzarli). Serve programmazione, una struttura di scouting capillare e strutturata, rapidità di movimento e abilità nel galleggiare sotto al pelo dell’acqua, fuori dai radar del mercato. Ma guarda caso tali capacità sono pure i primi tasselli da innestare per costruire un club capace di sorreggersi in piedi da solo, anche quando le gambe non sono poi così solide. Ecco, questi sono i nomi a cui credo: non ad imbolsiti atleti sul viale del tramonto, o iperquotati atleti fuori budget. Una rosa di Serie A non si costruisce come all’asta del fantacalcio: servono meno figurine, e più Torreira. Anche fosse uno solo, basta e avanza.

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