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    Sampmania: Massimo Ferrero ‘il Temporeggiatore’

    Sampmania: Massimo Ferrero ‘il Temporeggiatore’

    • Lorenzo Montaldo
    Non ce ne accorgiamo oggi che le dichiarazioni di Massimo Ferrero, spesso, lasciano il tempo che trovano. Pure quando sono studiate a tavolino, approntate in laboratorio e messe giù in bello stile ad uso e consumo di quotidiani e siti. Il Viperetta è abilissimo venditore e affabulatore, non c’è che dire. Bisogna riconoscerglielo. Gli scivoloni spesso li fa quando parla di getto, quando va a braccio, senza traccia. Se può ragionare, se ha tempo di organizzarsi ed ascoltare i suggerimenti - e a scegliere i consiglieri è piuttosto bravo - riuscirebbe quasi a convincere un pescatore che l’acqua del mare in realtà è dolce. Questa è una dote, vorrei averla io. Senza di essa, mica riesci a farti regalare la carica di presidente della U.C. Sampdoria.

    Il nocciolo dei fatti, però, spesso presenta una superficie molto diversa rispetto alla polpa e al corredo di fiocchetti e nastrini, per quanto curati e ben costruiti. E, in questo momento, Ferrero sembra in apparenza un uomo decisamente in grande confusione. In realtà, il Viperetta è tutto tranne che confuso. Ogni sua mossa, anzi, è volta e tesa ad un unico obiettivo, ossia quello di guadagnare tempo. Ve lo ricordate il Cuntactor? Quelli tra i lettori con ancora qualche nozione di storia, forse sì. Era un generale romano (ahia), di nome Quinto Fabio Massimo (rihaia) Verrucoso, vissuto 2.200 anni fa e noto come il Cuntactor. In latino, il soprannome significa più o meno ‘Il Temporeggiatore’. Non escludo una linea diretta con Quinto Fabio Massimo Ferrero, vista la naturale abilità con cui prende tempo. Tutto ciò, però, si traduce all’esterno in una grande confusione di linee programmatiche per quanto riguarda la Sampdoria.

    Prendiamo l’estate, ad esempio. La condotta del mercato, già quantomeno contraddittoria di suo, ha visto la Samp assaltare vari giocatori, più o meno adatti al modulo e alle idee di D’Aversa, salvo poi ripiegare all’ultimo su Caputo. Benissimo, non si può sempre centrare l’obiettivo, ma l’ingaggio di un giocatore che, per caratteristiche e fisicità, è in sostanza il doppione dell’altro centravanti già in rosa, è quantomeno bizzarro. Sembra quasi un profilo scelto per il nome che porta, il 'panem et circenses', per rimanere nella Roma antica, utilizzato per imbonire il popolo. E, vi prego di credermi, non vuol essere una valutazione sulla qualità in valore assoluto di Caputo, ottimo attaccante. La prima contraddizione arriva qua. Una parte della Sampdoria parla di elemento ‘inseguito da tempo’, l’altra invece lo definisce ‘acquisto last minute’. Nel mezzo la diretta ammissione, da parte di Ferrero, di aver cercato un calciatore con qualità diametralmente opposte alla Petagna. Dove è il fil rouge?  Ah, a proposito, nel frattempo Ferrero ha anche confermato il corteggiamento per Keita, in questi termini: “Avrei preso pure Keita Balde se avesse ascoltato il mio consiglio da padre di tornare ma abbassarsi lo stipendio”. Peccato, sarebbe stata una bella idea. Ma tra Keita e il niente, immagino esistano delle vie di mezzo.

    Il meglio, però, Ferrero lo ha dato con la questione Osti. Al termine della sessione estiva, il Viperetta ha ribadito ai quattro venti la bontà delle scelte operate. Questo un estratto, credo sintetizzi al meglio il concetto: “È stata di nuovo dimostrata la solidità del club che non solo non ha ceduto tanto per cedere, ma ha reagito a un mercato difficile e surreale con cinque acquisti, migliorando la rosa”. Quindi, messa così, la sessione sembrerebbe positiva e ben studiata. Il concetto è stato ripetuto qualche giorno dopo, condito pure da un’assunzione di merito. “Adesso ci sono io, ho ripreso in mano la mia Sampdoria e non vendo. Non ho venduto neppure i giocatori nonostante giri sempre voce che devo venere perché sennò chissà cosa mi succede. Per esempio mi hanno chiesto Damsgaard e non l’ho venduto, mi hanno offerto 20 milioni che sono tanti soldi ma ho detto di no. Me ne hanno offerti sette per Thorsby e ho detto no. Ho cercato di prendere prima Petagna, poi ho preso un grande come Caputo, che è ancora da Nazionale". Tutto voluto, no? 

    In parallelo, però, Ferrero ha condotto l’estate arrivando sostanzialmente a scadenza con Carlo Osti, per poi rinnovare il contratto con il dirigente, per due anni anziché per uno come fatto sino a questa stagione, con addirittura relativo ritocco verso l’alto. Ora, se un marziano atterrasse oggi sul pianeta Sampdoria, ammirerebbe il seguente scenario: direttore generale sollevato dall’incarico, con sospensione cautelare per il ‘venir meno dei presupposti per la prosecuzione del lavoro’. In sostanza, l’anticamera del licenziamento per giusta causa. Tutto ciò, come è logico, condurrà ad una battaglia legale che, stando all’avvocato di Osti, potrebbe sfociare addirittura ad una richiesta danni. La situazione è delicata, spinosa e impossibile da approfondire senza tutte le carte in mano. Di sicuro, non un bello spot per la società blucerchiata. Certo, dopo le dichiarazioni di Ferrero, sembra difficile poter imputare al dirigente mosse sbagliate in sede di mercato e mancate cessioni, come ventilato da alcune indiscrezioni filtrate e trapelate, chissà come, fino ai quotidiani. Hai voglia a dire ‘Con Osti c’è stima’, come affermato ieri dallo stesso patron romano per tentare di tamponare la situazione, attribuendo il divorzio a ‘divergenze aziendali’. Bel tentativo di piroetta, ma forse un po’ troppo estremo.

    L’ultima giravolta provata da Ferrero riguarda la convocazione di D’Aversa per un supposto ‘malumore’ e richiesta di chiarimento, peraltro spingendo l’allenatore a lasciare in anticipo l’allenamento, giovedì mattutino, per un pranzo a Milano. In assenza di controprova, prendiamo per buona l’affermazione di Ferrero in merito: “Non è stato un confronto per avere risposte su questo avvio di campionato, solo un pranzo amichevole in una settimana senza partite, quindi con più tranquillità, per fare il punto su tante cose e pianificare il futuro”. Curioso non si potesse attendere una delle tante visite a Bogliasco da parte di Ferrero, ultimamente spesso presente alle sedute della squadra, ma mancando l’altra campana, non possiamo che fidarci delle sue dichiarazioni. 

    Di contraddizioni, in questa linea comportamentale, ne vedo parecchie. L’austerity sbandierata, e decisamente legittima considerando il bagno di sangue post Covid, cozza con tanti piccoli particolari. La squadra femminile, e annesso nuovo pullman, la squadra di futsal, il nuovo megastore in Via XX Settembre (immagino l’affitto non venga regalato) stridono con il ‘tiriamo la cinghia’ strombazzato ai quattro venti da più parti. Sarebbe bello avere risposte circostanziate in merito, e non arzigogolati comunicati stampa o battute ironiche ma, ormai, credo faccia tutto parte di una precisa strategia comunicativa. Altro che in confusione, forse Ferrero non è mai stato così lucido come oggi.

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