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Sampmania: la partita degli errori, degli orrori e degli eroi
Per gli errori, un paragrafo non basta. In alcuni casi, gli errori addirittura si gonfiano e diventano orrori. Quando si tratta di difendere, la Samp commette svarioni di difficile lettura. Sapete cosa trovo preoccupante? Il fatto che, in ogni realizzazione avversaria, non sia possibile individuare un unico colpevole preciso. Prendete la prima: certo, Audero fa una papera, ma Pereyra trova la strada spianata dopo un intervento molle di Thorsby, e un movimento sbagliato dell’intero pacchetto arretrato. Augello non stringe sull’argentino, anche perché Damsgaard inizialmente lo segue, salvo poi abbandonarlo scordandosi del 37 ospite, Colley è fuori posizione e il reparto sbaglia il movimento. Idem per il raddoppio: Samir salta in testa a Yoshida, ma gli uomini in area aprono un varco clamoroso a Beto. Sul 3-3, Nuytinck prende il tempo a Thorsby, ma Augello alle sue spalle ha non uno, ma due (!) calciatori dell’Udinese. Talvolta, poi, gli errori si tramutano in orrori. E’ un termine forte, ma non trovo sinonimi per alcune ripartenze in contropiede concesse ieri all’Udinese, addirittura con la Samp in vantaggio e, soprattutto, per la sofferenza su ogni palla inattiva concessa all’avversaria di turno. E’ paradossale la dicotomia tra fase offensiva, nella quale il Doria mette in mostra schemi interessanti e spesso ben eseguiti su corner e punizioni, e la mancanza di preparazione quando deve subire tali situazioni.
Credo si debbano evitare due errori di interpretazione. Il primo: avere un allenatore che predilige il gioco orchestrato, con ripartenza dal basso e atteggiamento aperto, non significa attribuire poco equilibrio o capacità di difendersi in maniera organica e concettuale alla formazione messa in campo. Secondo sbaglio comune: la fase difensiva non è solo Augello-Colley-Yoshida-Bereszynski. E’ un concetto più ampio, anche per i cosiddetti ‘giochisti’ (aborro il termine). Secondo equivoco: la fase difensiva la fanno i centrocampisti e le punte, per primi. L’immagine perfetta di questa mia convinzione la sintetizza la svagatezza con cui Damsgaard segue Pereyra quando l’Udinese passa in vantaggio. In questo senso, ho come l’impressione che la Samp sia chiamata a ripensarsi come collettivo.
Sostanzialmente, il pareggio è giusto. Ai punti, per riprendere un termine pugilistico, ci sarebbero state discussioni infinite per scegliere il vincitore. L’Udinese è molto più fisica della squadra di D’Aversa. Ha sovrastato i genovesi in ogni contrasto, ha recuperato più palloni (51) e ha tirato di più rispetto ai blucerchiati (18 a 13 il computo totale in favore dei friulani, i tentativi in porta sono più del doppio, 7 a 3). Viceversa, la Samp ha maggior qualità, soprattutto in attacco. Merito, in gran parte, dei tre ‘eroi’ da 106 anni complessivi. Quella dei vecchietti terribili capaci di stupire e sorprendere ogni domenica è una bella favola giornalistica da raccontare, ci facilita il lavoro, ma guardandola con un campo visivo un pochino più ampio, la faccia nascosta della Luna è abbastanza inquietante.
Purtroppo, parecchie scelte operate ieri da D’Aversa erano abbastanza obbligate. Il mister doriano chiaramente ha le sue grosse, evidenti responsabilità per quanto riguarda il dato delle reti incassate - 10 in tre partite sono oggettivamente troppe - ma è stato obbligato a togliere il centrocampista più importante, ossia Silva, quando al portoghese è finita la benzina nel secondo tempo. Era lampante la spia della riserva accesa. Poi, è stato costretto ad altri due cambi: Askildsen prima, e Torregrossa poi per spiccioli di gara. Leggendo la distinta, però, ci si rende conto di quanto poche fossero le opzioni a sua disposizione. Spero rientri presto Gabbiadini, e faccio gli scongiuri affinché Ihattaren e Torregrossa recuperino il prima possibile la propria condizione. Magari, risistemandosi con il 4-2-3-1, la Samp potrà ritrovare più equilibrio, consentendo al Quagliarella o Caputo di turno di dedicarsi solo agli ultimi venticinque metri di campo, senza affannosi rientri. Spero sia sufficiente, ma ho qualche dubbio, di solito non è una questione di numeri e moduli. Piuttosto, mi auguro durante la pausa un lavoro ad ampio respiro sulla fase di possesso avversario. E’ l’unico metodo in nostro possesso per uscire dalla galleria degli errori e degli orrori, magari affrancandoci un po’ dalla nostra dipendenza dagli eroi.
@lorenzomontaldo
@MontaldoLorenzo