Sampmania: promesse non mantenute, una difesa rinforzata e tanti punti di domanda
E finalmente si è chiusa anche la sessione invernale di mercato. I tifosi sampdoriani tireranno un sospiro di sollievo: durante la presidenza Ferrero sono stati abituati a convivere con un mese di gennaio pirotecnico. Viene da chiedersi, perchè ridursi sempre agli sgoccioli potendo contare su oltre 30 giorni di lavoro? Misteri del mercato made in Italy, non solo relativi alla Samp, ma questo è un altro argomento.
Ora, inevitabilmente, è tempo di bilanci. Partiamo da un presupposto: per sua natura, quello appena concluso dovrebbe essere un mercato 'di riparazione'. In Italia ci sono due società che lavorano bene, il Napoli e la Juventus; movimenti importanti in entrata e in uscita di azzurri e bianconeri: zero. Giovani interessanti come Grassi, operazioni in ottica futura, ma nessun potenziale titolare acquistato o ceduto. Ecco perchè cambiare metà squadra in corsa come regolarmente avviene a Genova può voler dire soltanto due cose: mancanza di programmazione o scelte estive sbagliate a cui rimediare. 'Squadra che vince non si cambia', adagio trito e ritrito ma mai così d'attualità.
La speranza, per la Sampdoria, è che il mercato sia stato condotto in linea con il volere del tecnico Montella. Poco importa la media punti, o il confronto con i predecessori, l'Aeroplanino è la vera fidejussione a garanzia del futuro blucerchiato. Sembra evidente, dalla campagna acquisti, che l'obiettivo dell'ex allenatore della Fiorentina sia un Doria formato 3-5-2, dogma tattico del mister. E sia chiaro, non credo sia sbagliato per un allenatore avere dei capisaldi a cui aggrapparsi. Sul giudizio dell'operato della Samp, però, pesano come macigni i proclami di Ferrero. La cessione del miglior giocatore in organico, in una piazza come quella genovese, può anche essere digerita, magari con altre tempistiche e altri metodi di pagamento, ma ormai i tifosi comprendono perfettamente la logica del bilancio e le dinamiche di mercato, anche meglio di tanti addetti ai lavori. Ciò che proprio non va giù è la spaccatura tra quanto promesso e quanto poi effettivamente fatto. Perchè dichiarare incedibile a più riprese un giocatore, se poi non si è in grado di mantenere la parola? Perchè citare l'esempio Gabbiadini, salvo poi compiere lo stesso identico errore? Domande che ci si pone a Genova, e di certo non per gettare benzina sul fuoco, ma per un lecito senso di inquietudine.
Difesa – Il reparto arretrato era quello più di tutti bisognoso di innesti. Non poteva essere diversamente considerando che peggio, in quanto a gol subiti, ha fatto soltanto il Frosinone. E almeno nel caso specifico, a Corte Lambruschini si sono mossi bene. Sono usciti due titolari come Zukanovic e Regini, vero, giocatori che però a Genova non hanno lasciato il segno (per quanto il terzino passato al Napoli con Montella avesse mostrato una crescita incoraggiante) e sono stati sostituiti da Ranocchia e Dodò. In particolare, l'ex capitano dell'Inter potrebbe rivelarsi un giocatore sottovalutato: dimentichiamo al più presto l'erroraccio di Bologna, e accordiamo fiducia a quello che fino a pochi anni fa veniva considerato al pari di Bonucci uno dei più interessanti interpreti del ruolo in Italia. Durante le ultime, febbrili giornate sono arrivati anche Jacopo Sala (lo voleva mezza Serie A, un motivo ci sarà?) e Diakité come rincalzo alle spalle di Ranocchia e Silvestre, più il giovanissimo Skriniar. Esperienza e prospettiva, un mix che di solito funziona.
Centrocampo immobile – Un regista, a questa Samp, sarebbe servito come il pane. Un giocatore in grado di dettare i tempi, di aumentare o diminuire il ritmo a seconda dell'andamento della gara, e di svolgere il lavoro di raccordo tra centrocampo e attacco. Aquilani non è arrivato, Mati Fernandez nemmeno - sarebbe stato l'ideale, per il gioco di Montella – e neppure Bruno Fernandes vestirà il blucerchiato. Comprare tanto per movimentare le acque, o abbiamo detto in apertura, non avrebbe giovato a nessuno. Tanto vale, allora, dare fiducia a Ivan, Fernando, Barreto e Soriano (a proposito, c'è qualcosa che dovremmo sapere riguardo al futuro del capitano?).
Attacco – Il vero, grande errore della Samp e di Ferrero, oltre a quello di aver promesso ciò che non poteva essere mantenuto, è stato quello di cedere Eder. Facile a dirsi, certo. Ma ne sono sempre più convinto, e non tanto per una questione tecnico-tattica, o men che meno economica in cui non è il caso di addentrarsi, ma soprattutto psicologica e mentale. Vendere il capocannoniere di una squadra che, sino a prova contraria, è in lotta per la salvezza ha scoperchiato delle tombe rimaste chiuse dal 2011, facendone fuoriuscire inquietanti spettri che gettano ombre da brividi.
Non credo che uno spogliatoio, come millantato spesso e volentieri, sia impermeabile alle voci di partenze e arrivi. E nel momento più delicato dell'intera stagione, dopo tre sconfitte consecutive e alla vigilia di due incontri in cui fare punti era più che altro un obbligo, avremmo tutti fatto a meno di indiscrezioni, viaggi a Milano e trattative serrate. Il paradosso è che forse questa Samp avrebbe potuto anche fare a meno di Eder. Quagliarella non lo farà rimpiangere? Onestamente, non lo so. Non riesco ad avere certezze in merito. Tutti noi abbiamo negli occhi il numero 27 di 10 anni fa, che forse era persino più completo di Eder. Il Quagliarella di oggi invece? Forse sì, lo potrebbe sostituire degnamente, il giocatore non si discute, almeno questo è l'augurio che un po' tutti si fanno. Per il primo, insindacabile giudizio comunque dovremo aspettare domani sera. Dopo un mese di attesa, cosa volete che siano 24 ore?
P.S. Ma non è strano che Napoli, Roma e Inter vengano a bussare alla porta della quart'ultima in classifica per rinforzarsi a gennaio? Arrivederci a giugno, caro mercato.