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    Sampmania: la vittoria degli uomini che non vanno in copertina

    Sampmania: la vittoria degli uomini che non vanno in copertina

    • Lorenzo Montaldo
    Se fosse uno degli Avengers probabilmente sarebbe Hulk, perchè come il gigante verde della Marvel quando parte a testa bassa, e carica gli avversari,non lo fermi nemmeno con le cannonate. Ecco, la stessa sensazione che devono aver provato i difensori di Atalanta e Crotone. Cercate voi di fermare Duvan Zapata, un omone di un metro e novanta per novanta chili di peso che se riesce a lanciarsi 'da solo', allungando il pallone per poi inseguirlo con le sue lunghe falcate,  fa davvero spavento. Duvan ricorda un giocatore di football americano. Uno di quegli atleti incredibili che solo la NFL può generare, centometristi in un corpo da rugbisti. 

    Questo Sampmania, il giorno dopo la 'manita' blucerchiata rifilata al Crotone, lo dedichiamo a lui. Perchè per un attaccante il gol è tutto, ma se di gol ne fai fare due e mezzo, dimostrando intelligenza, capacità di giocare con i compagni, e soprattutto una condizione fisica e mentale strepitose, beh allora ecco che segnare non è nemmeno così importante. Zapata è un generoso. Uno che si attira addosso tutti i difensori, perchè come Hulk sa che non possono neppure scalfirlo, e lo fa per liberare i compagni meglio piazzati. L'assist per il 3-0 griffato Caprari, o il rigore propiziato sono gli esempi più evidenti, ma andatevi a rivedere anche il 4-0 di Linetty: l'azione sull'asse Caprari-Praet è splendida, così come il cioccolatino del belga al centro dell'area, ma se il numero 16 doriano è tutto solo all'altezza del dischetto lo deve soprattutto a Zapata, che trascina via i due centrali del Crotone per consentire l'inserimento del compagno.

    Già, abbiamo accennato all'altro uomo nell'ombra. Dennis Praet ha giocato un'altra grande partita. L'ennesima, e come Zapata nemmeno lui ha trovato un gol che avrebbe ampiamente meritato. Duvan e Dennis sono lo yin e lo yang: straripante, esplosivo, potente il primo, elegante e raffinato il secondo. Uno viene da Cali, l'altro dalla operosa Lovanio, cittadina belga nei dintorni di Bruxelles. Più lontani di così non si può. Eppure, hanno un punto in comune: entrambi si concentrano prima sugli altri, sui compagni, sul gioco di squadra. Non vanno in copertina, perchè il tabellino recita Ferrari, Quagliarella, Caprari, Linetty e Kownacki, ma la partita l'hanno vinta anche (e soprattutto) loro. La gara di Praet, dicevamo, è stata splendida, eppure meno di impatto rispetto ai 180 minuti giocati contro Milan e Atalanta. Il centrocampista è stato meno appariscente, ma in ogni momento del match, in qualunque situazione di possesso palla, era sempre lui a trovare il movimento giusto per offrire una nuova soluzione ai compagni. Se su una mezz'ala con un cervello del genere innesti anche la tecnica di un trequartista sopraffino, allora si può capire perchè Giampaolo abbia insistito così tanto nell'esperimento. E anche in questo caso, per lo yin Zapata e per lo yang Praet, non possiamo che dire grazie al vero artefice di questo splendido inizio di campionato blucerchiato, il mister della Samp. Dimostrazione, se mai ce ne fosse bisogno, che un allenatore giusto al momento giusto può cambiarti la carriera. Praet e Zapata se ne stanno rendendo conto giorno dopo giorno. Anche senza segnare.

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