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Sampmania: la Samp non ne ha più. Muriel, standing ovation negata
Alla Sampdoria in questo finale di campionato sono mancate le riserve. Quegli elementi impiegati poco o nulla da Giampaolo sino ad oggi, che avevano una chance importante di meritarsi la riconferma per il prossimo campionato, e non l'hanno saputa sfruttare. Penso a Djuricic, autore di un altro passaggio a vuoto, a Praet e a Regini, a Dodò e a Pavlovic e pure a Bruno Fernandes. Senza dimenticarsi di alcuni profili definitivamente spariti dal radar del tecnico blucerchiato, come Cigarini, Ricky Alvarez e Budimir. Il pareggio di Udine, in sostanza, è servito soltanto per chiarirsi ulteriormente le idee su alcuni dei giocatori che movimenteranno il mercato estivo. Il primo è ovviamente Schick, autore di un altro passo falso dopo l'opaca prestazione con il Chievo. Anche contro l'Udinese, il centravanti ceco ha evidenziato quanto avevamo detto una settimana fa: il numero 14 è forte, forte per davvero, e tecnicamente ha pochi rivali in tutto il campionato. Ma quando Giampaolo dice che deve imparare a giocare 'per la squadra', inserendosi all'interno di uno spartito e volgendo ogni sua mossa al bene del collettivo, dice una grande verità. Così come quando sottolinea la necessità da parte dell'ex Sparta Praga di rimanere all'interno della partita per tutti i novanta minuti, e non solo a sprazzi. Intendiamoci, questa potrebbe sembrare una trasposizione calcistica della favoletta della volpe che non arriva all'uva, e quindi sostiene che sia acerba. Non lo è, perchè a Genova c'è ancora chi è convinto di rivedere Schick in blucerchiato anche l'anno prossimo. Ma un'ulteriore stagione alla Samp servirebbe paradossalmente più a lui che alla Sampdoria.
L'altro spunto saliente dell'1-1 raccolto in terra friulana è rappresentato dai centottanta secondi in cui c'è tutto Muriel, nel bene e nel male. L'avventura alla Samp del numero 9 si è conclusa probabilmente così, nella maniera più simbolica possibile. Tra il 17' e il 20' della ripresa è condensata l'essenza di Muriel: c'è la lunga pausa – sino a quel momento, aveva sbagliato tutto – c'è il risveglio improvviso, il destro che scalda Scuffet e il controllo con annesso dribbling fulmineo che costringe al fallo Gabriel Silva. C'è un rigore calciato in maniera tecnicamente ineccepibile, c'è un po' di (comprensibile) istintiva emotività nel festeggiare il gol davanti ad un pubblico che lo ha fischiato per tutta la partita. C'è anche la sfortuna, un' altra compagna della carriera di un Muriel che incappa in una giornata storta dell'arbitro Pinzani e c'è anche l'ingiustizia. La stessa ingiustizia che tavolta pesa e inquina i giudizi su di un giocatore sicuramente discontinuo, ma su cui forse pendono alcuni pregiudizi. Un'ingiustizia costerà a Muriel la meritata passerella al Ferraris, gli impedirà di godersi gli applausi che si era guadagnato con una straordinaria stagione. Il rosso di Pinzani gli negherà la standing ovation, per un emotivo come Muriel che vive di questi attimi è un torto grande come una casa. Probabilmente è stata la sua ultima partita in blucerchiato, ma il tributo della Sud se lo sarebbe meritato.
@MontaldoLorenzo