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    Sampmania: la peggior partita della stagione

    Sampmania: la peggior partita della stagione

    • Lorenzo Montaldo
    Non si dovrebbe scrivere di sera. La notte amplifica le sensazioni e gli stati d’animo. Eppure questo Sampmania andava messo giù adesso, quindi abbiate pazienza. Spezia-Sampdoria è finita da un’oretta, e sono convinto di aver assistito alla peggior partita stagionale dei blucerchiati. Il secondo tempo in particolare si è rivelato una lunga, lenta agonia. È stato giocato in maniera pessima da una squadra slegata, incapace di infilare tre fraseggi consecutivi, con un baricentro abbastanza basso e reparti lontani, preoccupata più di attendere lo Spezia e tirare scarpate in avanti, sperando nel guizzo o nell’intuizione di uno dei giocatori più avanzati. Ve lo dico subito, però: oggi l’adagio “La Samp vince contro le grandi perché si chiude e riparte, e male contro le piccole quando deve imporre il suo ritmo” non vale. Lo Spezia non si è comportata da provinciale, tutt’altro. La formazione di Italiano tiene la difesa a ridosso del centrocampo, i centrali avanzano  e si appoggiano sui centrocampisti ad un paio di metri di distanza, non buttano su il pallone con passaggi in verticale da venti metri, sistematicamente sporcati dagli interditori avversari, difficili da controllare, prevedibili e per questo preda del vorace centrocampo dei padroni di casa. Tutto il contrario della Sampdoria. Basti pensare che il pacchetto arretrato ospite ha sbagliato 66 passaggi, più della metà del totale genovese.

    Lo Spezia non si presenta da neopromossa, e il Doria avrebbe in teoria anche le opportunità per giocare come più le si confà. Il pressing alto e i rischi presi dagli Aquilotti anzi dovrebbero facilitare le iniziative degli uomini di Ranieri. Le ripartenze veloci e gli uno-due in rapidità potevano essere l’antipasto, il primo, il secondo, il dolce e pure il contorno della formazione di Ferrero. E quindi? Quindi la Sampdoria non è scesa in campo, punto. Altro modo per spiegare la botta sul collo ricevuta dai blucerchiati non c’è. Andate a considerare le individualità prese una ad una: non esiste un singolo giocatore, nella rosa dello Spezia, superiore sulla carta al suo alter ego doriano. Non parliamo poi dei cambi. Per Ranieri entrano Verre, Ramirez, Quagliarella e Leris, per i bianconeri Agudelo, Erlic, Piccoli, Ferrer e Maggiore. Tre dei quattro sostituti della Samp si rivelerebbero il miglior profilo, per valore assoluto, degli avversari.

    Poi c’è il modo in cui gli interpreti vengono messi in campo e al Picco, spiace dirlo, non c’è stata gara. La sensazione, nitida, è di una squadra preparata a memoria dal suo allenatore, con tutti i calciatori  pronti a spingersi oltre ai propri limiti pur di seguire il loro tecnico, di fronte ad un’orchestra composta da solisti migliori, ma riuniti per la prima volta sul prato di La Spezia. I cambi della Samp sono tardivi, questo è fuori di dubbio, e risulta anche incomprensibile voler infliggere più di mezz’ora di sofferenza ai tifosi, salvo poi mangiarsi le mani quando ci si rende conto che Ramirez, ad esempio, in dieci minuti ha creato più pericoli allo Spezia dell’intero Doria per oltre un’ora. La formazione di Ranieri viene dipinta come un 4-4-2, ma di fatto quello apparecchiato dal mister del Testaccio è un centrocampo a cinque, oltretutto piuttosto schiacciato, volto alla costante e continua ricerca dell’isolato Keita. Per inciso, è quanto succedeva con Quagliarella. Nel caso del numero 27, si dava la colpa all’età e al poco fiato del capitano, per il senegalese invece? E’ ancora troppo presto per dirlo ma temo si tratti più di una difficoltà strutturale dell’impianto di gioco, e non di un problema delle caratteristiche del singolo. Mi pare evidente pure l’affanno del centrocampo, orfano di Silva e caratterizzato da un Thorsby in difficoltà. Avrà cento polmoni, ma i piedi sono quelli, e ogni tanto un po’ di riposo potrebbe giovare al suo rendimento nelle altre prestazioni.

    Leggo in giro per di più un bel bipolarismo nei confronti dell’allenatore. Siamo passati da “Chiedete scusa a Ranieri”, “Sciacquatevi la bocca quando parlate di lui”, “Dove sono quelli che lo criticavano” a “La colpa è solo sua”. Tolti i fenomeni pronti a spuntare al primo successo, per salmodiare le lodi della miglior gestione possibile di questa squadra, salvo poi sparire quando le cose si fanno complesse, per la gran parte si tratta di tifosi incavolati neri, magari stremati da una squadra in grado di suscitare reazioni contrastanti. Lungi da me giudicarli, anzi, li capisco. E’ difficile spiegarsi come si possa passare, in sei giorni, dall’entusiasmo post Inter al nervoso folle di Spezia-Samp. Io almeno non ci riesco. Quindi, credo sia giusto ribadire il concetto ripetuto in ciclicamente in questa rubrica, e mai così valido come oggi. Il calcio  anni '90 di Ranieri è questo, con i suoi pregi e i suoi difetti. Il punto di forza è la solidità, la capacità di portare la barca fuori dalle secche a fine anno, in un modo o nell’altro, magari ogni tanto assistendo a partite dal risultato (attenzione, dal risultato, non dal gioco) esaltante, come all'Epifania. I difetti sono equiparabili. Le sconfitte orripilanti con Benevento, Cagliari, Bologna e i derby, l’incapacità di fornire ampio respiro e manovre organizzate, l’approssimazione della fase offensiva, la propensione ad aspettare e temere lo Spezia come si trattasse del Manchester City fanno da contraltare. Può piacere oppure no, credo esista ancora la libertà di scelta, pure nel calcio. A me, ad esempio, non piace quasi mai, ma è un’opinione personale. Però bisogna avere ben chiaro da cosa è composto il pacchetto, e non veleggiare da un estremo all'altro con tale facilità. Altrimenti, si finisce a fare la guerra tra Sampdoriani, e penso sia una cosa penosa.

    Attenzione, qui non c’è nessuno a chiedere la testa di Ranieri, reputo non ci siano alternative di livello nel panorama della Serie A. O meglio, ritengo non ne esistano nel raggio di azione di ciò che è diventata la Samp negli ultimi anni. E se ci pensate, questa consapevolezza mette una gran tristezza. Comunque, non essere entusiasti di un Doria rintanto e impaurito dallo Spezia penso sia umano e lecito, cosa dite? Io non sono capace ad essere ugualmente felice quando si vince o quando si perde, come vorrebbero i puristi del tifo, quelli che si sentono in diritto di distribuire patenti di Sampdorianità a destra e a manca. Va beh, sabato c’è un altro giro di altalena, chissà in quale parte della traiettoria ci troveremo. Mi auguro di ritrovare libero il posto di Samp-Inter. Almeno quello...

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