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    Sampmania: l'uovo di Colombo e l'ovetto di Gaston

    Sampmania: l'uovo di Colombo e l'ovetto di Gaston

    • Lorenzo Montaldo
    Lunga vita a Claudio Ranieri. E a Gaston Ramirez, ovviamente, ma soprattutto a Sir Claudio, che come tutti i grandi è umile e pronto a ritrattare le sue convinzioni. Se Sampdoria-Napoli aveva evidenziato alcuni errorini anche da parte del tecnico blucerchiato (si può dire?), viceversa Torino-Samp ha dimostrato quanta incidenza possa avere un allenatore su una squadra. E’ bastata un’unica intuizione per ribaltare una partita indirizzata su altri binari. Come tutte le idee geniali, vista dopo la  mossa del mister appare semplice. Eppure bisognava pensarci. L’uovo di Colombo, o meglio, di Claudio, ha un nome preciso: si chiama 4-3-1-2 vecchia scuola. Saluti e baci ai granata, che a proposito di uova ieri per la seconda volta in stagione hanno dovuto ingoiare un altro bell'ovetto per mano Samp. Anzi, facciamo pure tre ovetti. 

    Ad onor di cronaca, era da parecchio che a Genova ci si chiedeva perchè Ranieri continuasse a sistemare la Sampdoria con i quattro centrocampisti, pur non avendo gli esterni a disposizione. Probabilmente una società diversa avrebbe provveduto a gennaio, ma Ranieri ha fatto di necessità virtù, e meno male. In realtà, il passaggio dal 4-4-2 al 4-3-1-2 è stato graduale e preparato nel tempo. La formazione blucerchiata nelle ultime partite ha cominciato spesso presentando il centrocampo in linea, per poi risistemarsi utilizzando il rombo, marchio di fabbrica di Giampaolo e modulo ampiamente interiorizzato da quella che oggi è la vera e propria spina dorsale della squadra, composta dai vari Bereszynski, Linetty, Ekdal, per finire con quei due là davanti. 

    Il centrocampo a tre con il rifinitore funziona per un motivo molto semplice: è in grado di esaltare le caratteristiche di coloro che ad oggi sono per distacco i giocatori più incisivi della Sampdoria. Uno viene dall’Uruguay e, quando è in giornata, pennella punizioni alla Zico, l’altro è un centravanti nato a Castellammare di Stabia che sarà pure nella fase conclusiva della sua carriera, ma resta determinante per questa Samp. Il Doria attuale non può pensare neppure per un secondo di prescindere da Ramirez e Quagliarella: lo avevo scritto anche nello scorso Sampmania, e ripropongo a maggior ragione il concetto oggi. Se Ranieri dovesse perdere uno tra Gaston e Fabio - siete autorizzati ad ogni sorta di scongiuro - sarebbero dolori.  Giratevi verso la panchina, e constatatelo voi stessi. 

    Il vero problema di una rosa costruita male sta tutto lì. Ed è bene non dimenticarselo, evitando magari di specchiarsi o di ritenersi troppo belli, troppo bravi, troppo forti. Era già successo in passato, anche nel corso di questo campionato, e immediatamente la Serie A ci aveva riportato sulla terra. Preferirei non replicare. Comunque, non starò qui a dirvi quanto fossero importanti i tre punti presi ai granata,e quanto sia stato cruciale in ottica salvezza espugnare l’Olimpico. Torino-Sampdoria era il classico momento da dentro o fuori che tutte le squadre vivono durante ogni stagione. Sono certo che lo sappiate meglio voi del sottoscritto, e non c’è bisogno di rimarcarlo. Piuttosto vi invito a riflettere sulla preoccupante involuzione di Colley, che l’anno scorso grazie agli automatismi di Giampaolo (si finisce sempre lì) sembrava Koulibaly, mentre ieri con il Torino ha tentato un intervento che mi ha ricordato da vicino il mio compagno di partite liceali Roberto. Chissà che Ranieri non abbia una soluzione anche per questo. Per Colley intendo, non per Roberto. Per lui non c'è speranza. 

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