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    Sampmania: immobilismo e ritiri azzoppati

    Sampmania: immobilismo e ritiri azzoppati

    • Lorenzo Montaldo
    Partiamo da un presupposto: io sono fermamente convinto che le buone squadre, quelle competitive, si costruiscano con il tempo, senza fretta e soprattutto evitando le rivoluzioni. Penso che vadano tirate su un tassello alla volta, pezzo per pezzo, sacrificando il sacrificabile ma sforzandosi di trattenere quegli elementi che invece risultano difficilmente sostituibile. Ma sono anche consapevole che le esigenze di bilancio impongano a compagini come la Sampdoria un' inevitabile altalena tra cessioni e acquisti. Eppure l'immobilismo sul mercato da parte dei blucerchiati mi preoccupa. Così come mi preoccupano le tante trattative imbastite e poi sfumate sul filo di lana. Di solito si tratta di segnali preoccupanti. Non è di sicuro il caso del club doriano, economicamente più che solido e proiettato verso una politica importante per quanto riguarda il settore giovanile e le strutture correlate alla società di Corte Lambruschini, a partire dallo stadio per arrivare al centro sportivo. Dall'altro lato, però, capisco e comprendo le preoccupazioni del tifoso medio, e per certi versi le condivido anche.

    La Sampdoria, a dodici giorni dall'inizio del ritiro, è ancora un cantiere a cielo aperto. Sono trascorse quasi due settimane di preparazione, nel calcio un'eternità. Mancano un difensore centrale, forse anche due, un terzino, un trequartista e almeno un attaccante, in attesa di capire cosa farà da grande Patrik Schick e, soprattutto, cosa farà la Sampdoria di Patrik Schick. In sostanza, la spina dorsale della squadra è stata rimossa, asportata e la ferita è rimasta aperta. Quella che ha a disposizione mister Giampaolo è una rosa monca, alla ricerca di una quadra e di un'identità. Una compagine che lavora con intensità e concentrazione agli ordini di un allenatore preparato e attento, ma che è anche alla disperata ricerca di quei punti fermi che non riesce a trovare, perchè sono stati ceduti. C'è un'altra componente, a mio modo di vedere, che determina il successo o meno di una formazione di Serie A: è la possibilità di lavorare su una squadra formata e dai contorni nitidi già dal ritiro. Si tratta di un lusso che a Giampaolo non è concesso. E non venitemi a ripetere quella cantilena, che sento e leggo ovunque: "Il mercato è lungo, siamo ancora a luglio". Anche perchè un conto è imbastire uno schema e insegnare determinati movimenti a 9-10 titolari, per poi inserire gradatamente un paio di giocatori. Tutto un altro paio di maniche, invece, è iniziare a lavorare due settimane dopo gli altri, dovendo ripartire da zero o quasi.

    C'è anche un'altra analisi che andrebbe fatta. Non discuto le cessioni, arrivate tutte a prezzi più o meno vantaggiosi o per circostanze difficilmente evitabili. E non mi permetto di analizzare neppure le dinamiche del mercato, anche perchè noi comuni mortali, esclusi dalle stanze del potere in cui si discutono i trasferimenti, difficilmente avremo un quadro completo della situazione. Quello che mi lascia perplesso è che la vendita dei pezzi pregiati di casa Samp sia arrivata evidentemente senza avere già in pugno il futuro sostituto, o comunque senza aver già imbastito una trattativa dalle cifre ben precise. Se hai le casse gonfie, e bussi alla porta del Sassuolo e chiedi Ferrari dopo aver ceduto Skriniar, o a quella dello Sporting Gijon per Meré, è logico sentirsi rispondere con valutazioni iperboliche e fuori mercato. Conoscendo la disponibilità economica del mio potenziale acquirente, e il suo disperato bisogno di comprare, anche io sparerei alto. E' la pura e semplice legge del mercato, una legge che la Samp deve imparare a conoscere il prima possibile. Per evitare un altro ritiro azzoppato.

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    @MontaldoLorenzo

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